5G: rischio o risorsa? – Intervista all’esperto

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Intervista al prof. Antonio Capone, professore ordinario di telecomunicazioni e preside della Scuola d’Ingegneria Industriale e dell’Informazione presso il Politecnico di Milano. Ha recentemente guidato un gruppo di studio sul tema delle esposizioni ai campi elettromagnetici dovuti ai sistemi radiomobili che comprendeva anche esperti di area biomedica. I risultati di questo studio sono stati presentati alla Camera dei Deputati in audizione pubblica.


1. Prof. Capone quali organismi internazionali seguono la studio delle onde elettromagnetiche e del 5G? Cosa dicono in merito?

Gli enti che analizzano gli studi sull’esposizione ai campi elettromagnetici e si occupano di emanare le raccomandazioni che sono poi utilizzate come base per la legislazione in materia dalla quasi totalità dei paesi sono due: la Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni non Ionizzanti (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection, ICNIRP), e l’Istituto degli Ingegneri Elettrici ed Elettronici, Comitato Internazionale sulla Sicurezza Elettromagnetica (IEEE International Committee on Electromagnetic Safety, IEEE ICES). Entrambi i comitati non si occupano di problemi sociali, economici o politici ed hanno come membri esperti selezionati esclusivamente sulla base delle loro competenze scientifiche. Sono organizzazioni non governative riconosciute dal OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), dal ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) e dalla UE (Unione Europea).

Le raccomandazioni di questi organismi, ed in particolare di ICNIRP che è il riferimento per la UE, si traducono in limiti di esposizione ai campi elettromagnetici che vengono poi applicati nell’installazione delle stazioni radio base dei cellulari sia nella costruzione dei telefonini. I limiti sono fissati ben al di sotto (50 volte) di qualunque livello di esposizione che sia mai stato mostrato essere dannoso. Si noti che per altri inquinanti come le polveri atmosferiche ci accontentiamo che non facciano troppo male, invece per i campi elettromagnetici viene preso un grandissimo margine di sicurezza che dà ampie garanzie di non pericolosità. Per il 5G, come per qualunque sorgente di onde elettromagnetiche valgono i limiti e la specifica tecnologia è completamente irrilevante, conta solo la potenza e la frequenza utilizzate. Da questo punto di vista parlare di potenziale pericolosità specifica del 5G come nuova tecnologia non ha senso dal punto di vista scientifico.

2. In Italia sia l’ospedale San Raffaele che la Croce Rossa Italiana collaborano alla sperimentazione di questa nuova tecnologia. Cosa dicono gli studi scientifici e medici a riguardo?

Gli organismi di ricerca medica che si occupano di esposizione ai campi elettromagnetici sono numerosissimi così come sono numerosi quelli che hanno usato il 5G durante la sperimentazione dei MiSE per applicazioni nel campo medico che si spera nei prossimi anni produrranno benefici significativi come l’ambulanza connessa, la chirurgia da remoto, la diagnostica basata sulla realtà virtuale, ecc.
Ogni anno gli studi prodotti su riviste e convegni internazionali sono migliaia e vengono tutti rivisti in quelli che vengono indicati come meta-studi dagli organismi internazionali che poi emanano le raccomandazioni. La rilevanza di ciascuno studio rispetto ai limiti di esposizione dipende da criteri scientifici legati alle condizioni degli esperimenti, replicabilità, valore statistico, ecc. Anche quegli studi spesso citati da chi sostiene la presunta pericolosità del 5G sono stati presi in esame da tali organismi.

Poche settimane fa l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), massimo organismo italiano in materia di salute pubblica, ha pubblicato un rapporto sullo stato degli studi relativi all’esposizione ai campi elettromagnetici nei quali si ribadisce che non emergono nuovi motivi di preoccupazione sugli effetti a lungo termine e che i principi adottati per proteggere la popolazione a livello internazionale sono validi.

3. Riguardo l’elettromagnetismo, cosa dice la normativa italiana?

La normativa italiana adotta limiti molto più stringenti rispetto a quelli internazionali che già, come detto, adottano ampi margini precauzionali. Rispetto alla grandezza rilevante per l’effetto sull’uomo denominato Specific Absorption Rate (SAR) la normativa italiana stabilisce un limite che è 100 volte più basso di quello internazionale e quindi 5000 volte più basso della soglia di pericolosità rilevata dal ICNIRP. Per chiarire meglio possiamo fare un parallelo con la soglia di pericolosità del peso spostabile da un lavoratore per evitare effetti muscolo-scheletrici fissata dalla normativa in 25 kg (è il motivo per il quale i sacchi di cemento pesano esattamente 25 kg), che costituisce sia la soglia di rischio che il limite normativo. Applicando equivalentemente il fattore di sicurezza dell’ICNIRP il limite diventerebbe di 500 g, mentre applicando anche quello precauzionale italiano diventerebbe di 5 g. Diciamo quindi che in Italia si è deciso di essere estremamente conservativi, probabilmente anche troppo.

4. Chi fa i controlli?

I controlli sugli impianti che emettono onde elettromagnetiche come le stazioni radio base dei cellulari sono effettuati dalle ARPA regionali che mantengono dei registri di tutti gli impianti installati dagli operatori con tutti i parametri di progetto su cui vengono poi effettuate delle misure di controllo periodiche.

5. Con il 5G come cambia il metodo di misurazione? In cosa è diverso rispetto al 3G e al 4G?

Anche se le prestazioni tecniche del 5G sono molto superiori a quelle del 3G e 4G (velocità dati, qualità, ecc.), dal punto di vista delle emissioni elettromagnetiche non c’è nulla di diverso. Le antenne del 5G hanno caratteristiche di maggiore efficienza rispetto agli altri sistemi ed evitano di emettere in direzioni diverse da quelle necessarie. La misurazione è normata a livello internazionale e si basa sul diagramma di radiazione delle antenne esattamente come per gli altri sistemi.

6. Le onde del 5G si sommano a quelle del 3G e del 4G?

Si, ma i limiti di esposizione si applicano alla somma di tutti i sistemi presenti su ciascun impianto e vanno comunque rispettati. Se su un impianto i limiti sono già raggiunti occorre modificare o abbassare le potenze degli altri sistemi per poter installare il 5G. Se in alcuni casi sarà necessario installare nuove stazioni radio base questo sarà un vantaggio rispetto all’esposizione perché il livello del campo elettromagnetico è alto solo entro poche decine di metri dall’impianto e diminuisce molto velocemente a distanze maggiori. Vorrei sottolineare qui che, al contrario di quanto si crede, il numero di stazioni radio base non crescerà in modo particolarmente significativo con il 5G per ragioni non solo tecniche ma anche economiche.

7. Quali frequenze utilizzerà il 5G?

Il 5G utilizzerà delle frequenze intorno a 700 MHz, 3.6 GHz, e 26 GHz. Tutte le frequenze del 5G ricadono ampiamente nell’intervallo di valori studiati dagli organismi internazionali e per le quali valgono i limiti di emissione che arrivano fino a 300 GHz. Da questo punto di vista non c’è nulla di nuovo o di ancora non studiato nel 5G.

8. Ci può fare un esempio di dispositivo che utilizza le stesse frequenze?

Le frequenze dei 700 MHz sono vicine a quelle usate dagli impianti televisivi e le frequenze dei 3.6 GHz sono simili a quelle usate per i sistemi 4G. Le frequenze a 26 GHz, dette a onde millimetriche, sono vicine a quelle usate per i ponti radio e per i sistemi satellitari.

9. Se ci sono piu antenne diffuse il segnale sará piu ‘intenso’?

Ad un numero maggiore di antenne in realtà corrisponde una minore esposizione ai campi elettromagnetici perché è possibile utilizzare potenze più basse. Non conta il numero di antenne, ma l’intensità del campo nelle immediate vicinanze dell’impianto. Anche qui per meglio comprendere possiamo fare un parallelo con l’illuminazione pubblica: l’inquinamento luminoso di un centro storico con tanti lampioncini a bassa intensità è minore di una zona urbana illuminata da grandi torri con fari potenti.

10. In conclusione: il 5G è pericoloso per la salute umana?

Mi permetto qui di rispondere che la domanda è mal posta: non si può parlare di pericolosità di una specifica tecnologia e il 5G non è diverso da questo punto di vista dagli altri sistemi. Per il 5G e gli altri sistemi valgono i limiti di esposizione ai campi elettromagnetici che danno ampi margini di precauzione rispetto ai possibili pericoli. A quasi trent’anni dall’introduzione della tecnologia cellulare non esistono ragionevoli motivi di preoccupazione per la salute umana a fronte di molte migliaia di studi a livello internazionale.


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