🟥 PER QUALCUNO IL NEMICO È SEMPRE CONTE 📰 “Dovremo metterci in contatto con le autorità a Kabul, chiunque ci sia: i Talebani ha…

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🟥 PER QUALCUNO IL NEMICO È SEMPRE CONTE

📰 “Dovremo metterci in contatto con le autorità a Kabul, chiunque ci sia: i Talebani hanno vinto la guerra quindi dobbiamo parlarci, per discutere ed evitare un disastro migratorio e una crisi umanitaria”.
Sono parole di buonsenso, parole che indicano una via obbligata da percorrere, dopo una delle più clamorose storiche sconfitte dell’Occidente nel fatale Afghanistan, già in passato teatro di tremende battute d’arresto per gli Stati Uniti e per l’allora potentissima Unione Sovietica.
Queste parole le ha pronunciate Josep Borrell, l’alto rappresentante della politica estera della Ue, al termine del Consiglio Affari Esteri.

Ci sarebbe poco da aggiungere (e molto da agire) se fossimo un Paese normale dove i fatti vengono giudicati in quanto tali e la politica si divide quando serve e resta unita quando gli interessi in gioco riguardano il futuro di tutti. Ma siamo nell’Italia del 2021, dove capita che parole praticamente identiche (“serve un serrato dialogo con i talebani”) diventano l’ennesima occasione per tentare di crocifiggere l’unico uomo politico venuto dalla società civile e capace di svelare e ad un tempo svecchiare lo squallido vetusto gioco dei partiti e dei loro leader.
Le parole di buonsenso di Giuseppe Conte – preoccupato che i diritti umani vengano rispettati e che il rovinoso e costosissimo fallimento della strategia da “esportatori di democrazia” dell’intero occidente abbiano conseguenze meno gravi possibile – oggi in Italia vengono incredibilmente classificate da alcuni come “vergognose” (con relativa “bufera” social autoprodotta da bestioline urlanti) e stigmatizzate anche da importanti giornali.

IMPARARE DAGLI ERRORI. Il lato davvero surreale è che a puntare il dito siano gli stessi che ci hanno ammorbato per vent’anni la storiella della “missione di pace risolutiva”, che hanno osannato la strategia della democrazia imposta con le armi, che hanno mandato a morire 53 nostri militari (con loro ha perso la vita laggiù anche la bravissima inviata catanese Maria Grazia Cutuli), che hanno insistito a sostenere una delle più sciagurate scelte di tutto il dopoguerra. Nessuna autocritica, nessuno “scusate abbiamo sbagliato”, nessuna ammissione di colpa.

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Fonte Marco Fumagalli M5S Lombardia on Facebook

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