#AutostradeStory – Così i Benetton hanno assicurato il loro tesoro

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Se non sono rapporti incestuosi poco ci manca.

Il fatto è che Autostrade per l’Italia, sotto l’attento presidio dei Benetton, ha saputo coltivare davvero bene il rapporto con la politica e con il poliedrico mondo dei Boiardi di Stato. Un rapporto lubrificato in ogni ingranaggio, utilizzando sapientemente e costantemente l’olio delle nomine. Troppo importante, dal loro punto di vista, difendere in ogni modo un tesoro accumulato grazie ai pedaggi pagati dagli italiani.

Si tratta di un modus operandi impressionante, che dura da anni e non accenna certo a finire. I nomi e gli esempi si sprecano.

Si prenda la Tangenziale di Napoli, la concessionaria controllata da Autostrade che controlla l’omonima infrastruttura. Ebbene, alla presidenza ancora oggi troviamo un esponente di spicco della Prima Repubblica, Paolo Cirino Pomicino, già fedelissimo di Giulio Andreotti e ministro del Bilancio. Lo stesso Pomicino, la cui rete evidentemente ha ancora una certa capacità di incidere, è vicepresidente delle Autostrade Meridionali, altra controllata di Autostrade che gestisce l’A3 Napoli-Pompei-Salerno.

Ma soffermiamoci un attimo su questa concessionaria. Nel collegio sindacale delle Autostrade Meridionali spicca la presenza di Antonio Mastrapasqua, noto alle cronache di qualche anno fa come Mister Poltrone, fedelissimo di Gianni Letta ed ex presidente dell’Inps, oltre che commercialista da sempre accompagnato da robusti carnet di incarichi societari. A conferma di ciò basti pensare che Mastrapasqua è inserito anche nel collegio sindacale di un’altra concessionaria della galassia Benetton, ovvero la SAT – Società autostrada tirrenica.

E qui, come una mappa del potere in cui gli incroci hanno tanto da raccontare, troviamo altre interessanti sorprese. Sempre in SAT – Società autostrada tirrenica, c’è un presidente che si chiama Antonio Bargone, ex deputato del fu Pds ed ex sottosegretario ai lavori pubblici nei Governi di Romano Prodi e Massimo D’Alema.

L’attenzione della famiglia di Ponzano Veneto è stata comunque trasversale, in modo da evitare la miccia di gelosie e soprattutto in modo da garantirsi sostegno a ogni latitudine politica. Prendiamo la Società italiana per il traforo del Monte Bianco, la cui partecipazione di maggioranza è sempre appannaggio di Autostrade. Qui alla presidenza siede un notaio astigiano che si chiama Aldo Scarabosio, ex senatore di Forza Italia e Pdl.

Nel Consiglio di amministrazione della stessa Società per il traforo del Monte Bianco è stato riciclato anche Marco Bonamico, manager di Stato molto vicino all’ex Ministro dell’economia Giulio Tremonti, che ne favorì l’ascesa alla poltrona di amministratore delegato di Sogei (la strategica società del ministero che custodisce l’anagrafe tributaria, ovvero tutti i dati fiscali di cittadini e imprese italiane).

La ciliegina sulla torta, tra i tanti esempi che si potrebbero fare, è stata messa in tempi recenti dalla stessa Autostrade per l’Italia, la gallina dalle uova d’oro di Atlantia, la holding dei Benetton. Nel consiglio di amministrazione, infatti, l’azionista di maggioranza ha tra gli altri indicato Nicola Rossi, apprezzato economista pugliese, ma incidentalmente anche ex deputato dei Ds ed ex consigliere economico di D’Alema premier.

Fino ai nostri giorni, quindi, la famiglia di Ponzano Veneto ha tenuto nella massima considerazione la rete in tutto e per tutto “lobbistica” costituita da ex politici, ex boiardi e amici degli amici, puntualmente piazzati nei Cda delle concessionarie della galassia. Il tutto mentre la stessa considerazione non veniva minimamente osservata nei confronti dei cittadini italiani e di chi si trova a percorrere la rete autostradale gestita dal gruppo.

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