Cambiamenti climatici. Cosa stiamo imparando da quello che succede?

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Ogni anno con l’arrivo dell’autunno i disastri idrogeologici presentano il conto all’Italia. Dal 2000  al 2020 poco o niente è cambiato. Ogni anno ci ritroviamo nella stessa posizione a constatare i danni che il maltempo porta nelle nostre regioni.

Centinaia se non migliaia di vite rovinate che cambiano il destino di cittadini increduli davanti alla potenza della natura che porta via anni di sacrifici, lavoro, speranze e progetti.

L’alluvione di sabato in Piemonte e Liguria è l’ennesima prova di come l’umanità si trovi a combattere la natura sempre più spesso senza punti di riferimento e senza prevenzione.

Come già professato più volte da scienziati, ingegneri e architetti la risposta per attenuare i danni risiede nella prevenzione attraverso le nuove tecnologie, la manutenzione delle infrastrutture e il rispetto del suolo, non costruendo dove non si deve.

Qui presento qualche numero dei disastri idrogeologici in Italia degli ultimi anni ripresi dal rapporto del CNR IRPI del 2019:

  • Si stima che dal 2000 a oggi in Italia abbiano perso la vita in totale 438 persone a causa del dissesto idrogeologico.”Gli eventi a maggior impatto, quelli con un indice di mortalità molto alto, sono diminuiti. Mentre gli eventi a minor impatto, quelli che causano pochi morti, sono rimasti costanti nel tempo. Questa la dice lunga su quanto il nostro paese abbia fatto poco per mettere in sicurezza il territorio e per informare la popolazione; Il triste primato delle vittime è del 2000 (54 morti e 7 dispersi), seguono il 2009 (50 morti e 6 dispersi), il 2011 (44 morti) e il 2018 (38 morti e 2 dispersi)“.  L’ultimo rapporto del Cnr-Irpi rileva che i dati del 2018 sono i più gravi registrati negli ultimi cinque anni. Nel 2018, infatti, frane e inondazioni hanno causato in Italia 38 morti, 2 dispersi, 38 feriti e oltre 500 tra sfollati e senzatetto in 134 comuni, distribuiti in 19 regioni.

Le Regioni più duramente colpite sono quelle del Sud. In particolare, Sicilia e Calabria sono quelle con il più alto numero di vittime. Nel corso del 2018 abbiamo avuti eventi come la piena improvvisa che in agosto ha stravolto le gole del Raganello in Calabria, con 10 vittime e 11 feriti”.

Con il cambiamento climatico ormai conclamato non possiamo perdere altro tempo. La situazione è destinata a peggiorare. Nei prossimi anni si prevede un aumento degli eventi intensi, in particolare quelli collegati alla caduta di molta pioggia in pochissimo tempo che avrà un impatto sul territorio devastante se non riusciremo a coordinare un adeguato intervento di prevenzione a livello regionale ma anche di comuni, che conoscono il proprio territorio meglio di chiunque altro. La prevenzione è l’unica via maestra da seguire. Le best practices da prendere a modello ci sono e consistono nell’utilizzo di soluzioni tecnologiche al problema. Ci sono anche idee facilmente applicabili all’apparenza rivoluzionarie ma che sono un vero e propri uovo di colombo. Tra queste spicca il piano ambientale proposto dal già portavoce del M5S Alessandro Di Battista e recentemente sottoposto all’attenzione del ministro per l’ambiente Sergio Costa.

Cosa dice Di Battista? In Italia prima della crisi del COVID-19 i dati relativi alla disoccupazione giovanile erano già allarmanti. 27,1% (20-24 anni), 30,9% (25-29 anni) con punte superiori al 40% per i giovani fra i 18 e i 29 anni in Campania, Calabria e Sicilia – snocciola i numeri Di Battista – I giovani italiani si trovano intrappolati tra il disagio dovuto all’esclusione dal mondo del lavoro e l’ansia per un’incombente crisi ecologica che potrebbe rendere il futuro più incerto. Nei prossimi mesi, oltretutto, sia i lavori stagionali e sia quelli fatti all’estero nella ristorazione (da sempre boccate d’ossigeno per i nostri giovani) saranno più difficili da trovare”.

“Pensate, delle oltre 900 mila frane censite nelle banche dati europee (dati ISPRA), quasi due terzi sono italiane, inoltre le aree a rischio inondazione in Italia risultano pari a 37.803 km2 (una superficie pari alla somma del Lazio e dell’Abruzzo). Quante volte avete sentito la frase: ‘lo Stato avrebbe dovuto investire in prevenzione’? Questo – per Di Battista – è il momento di farlo più che mai e per farlo va dato direttamente lavoro a decine di migliaia di giovani”.

“Oggi, in Italia, come negli Stati Uniti negli anni della Grande Depressione, vi è la necessità di uno ‘Stato datore di lavoro’ sia per contrastare la disoccupazione giovanile sia per intraprendere attività di prevenzione di crisi ecologiche future. Da alcuni mesi sto lavorando ad un programma nazionale con questi obiettivi. Ho strutturato una prima proposta insieme a Lapo Sermonti, un giovane esperto delle Nazioni Unite che si occupa dell’integrazione della protezione ambientale e degli effetti del cambiamento climatico nei progetti del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (Ifad)”.

“Abbiamo chiamato il programma ‘Servizio Ambientale’ (come fu servizio militare e il servizio civile, ma ambientale e pagato bene). Un programma coordinato dal ministero dell’Ambiente con l’obbiettivo di impiegare fino a 200.000 giovani (under 32) all’anno. Pensateci bene. Il servizio militare (e poi quello civile) sono stati programma pensati e realizzati per difendere la Patria. Oggi la prevenzione ambientale è il modo migliore per difendere la Nazione”.

“Attraverso il ‘Servizio ambientale’ – va avanti l’esponente M5S – verranno create vere e proprie squadre di lavoro che, su tutto il territorio nazionale (con priorità data ai terreni demaniali ma senza escludere interventi su proprietà private a determinate condizioni), si occuperanno della salvaguardia del territorio attraverso attività che stiamo strutturando grazie al Piano Nazionale per l’Adattamento al Cambiamento Climatico (PNACC), uno studio commissionato dal Ministero dell’Ambiente che stila le azioni necessarie per mettere in sicurezza il nostro territorio”.

Ancora a proposito di best practice: Un esempio è la rete di rilevamento fulmini italiana del Cesi o le tecnologie per il monitoraggio dei movimenti franosi. È infatti provata la correlazione tra la numerosità dei fulmini all’interno di un temporale o di un ciclone e l’intensità della precipitazione. Ci sono tecnologie che permettono anche di definire un rating dei progetti cantierabili e di identificare le migliori soluzioni progettuali, creando una vera e propria graduatoria sulla base della quale effettuare la scelta definitiva degli interventi da realizzare a fronte alle reali disponibilità economiche. Ma tutto ciò non basta. Ci vuole progettualità anche nelle scelte a monte come piani urbanistici e regolatori che definiscano progetti nel rispetto del territorio.

SI, ci vogliono investimenti lungimiranti che mirino soprattutto nell’adeguamento e consolidamento delle infrastrutture già esistenti piuttosto che nel progettarne di nuovi. Lo dico da anni abbiamo un patrimonio paesaggistico invidiato in tutto il mondo perché non tutelarlo con una politica volta al restauro piuttosto che alla cementificazione senza senso? L’industria edile scoprirebbe un nuovo boom economico ristrutturando o modernizzando quello che già abbiamo. Le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua “si abbattono su un territorio reso fragile dalla cementificazione e dall’abbandono con più di nove comuni su dieci a rischio per frane o alluvioni (91,3%) secondo Ispra

Investire oggi per non dover spendere domani il triplo. Ogni anno è la stessa storia. Morti, feriti, dispersi e sfollati. Senza contare che il settore dell’agricoltura è quello più colpito. A soffrire del brusco cambiamento climatico sono state principalmente le coltivazioni di stagione ed i terreni dove sono state appena fatte o si preparano le semine autunnali”. I violenti nubifragi causano la caduta di centinaia di alberi, con serre divelte dal vento, ulivi in piena raccolta flagellati dalla grandine, campi allagati e in generale ortaggi sott’acqua per le intense precipitazioni che hanno provocato anche frane e smottamenti.

Non abbiamo più tempo, l’ho ripetuto più volte a Bruxelles durante i miei interventi con Il Vice Presidente della Commissione Timmermans, dobbiamo agire. Il cambiamento climatico sta per diventare irreversibile ed è il momento di cambiare le carte in tavola con una politica ambientale forte, trasparente e verde. È il momento d’investire in maniera decisa ma oculata per il bene comune e il futuro delle prossime generazioni che probabilmente vedranno il debito aumentare ma avranno ancora un pianeta dove abitare, delle risorse e conoscenze in più per cambiare il mondo in meglio.

Il futuro del pianeta dipende solo da noi

Ignazio Corrao M5S: The future of the planet depends only on us

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Fonte Ignazio Corrao

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