Claudio Scajola condannato non si dimette anzi, pensa alle regionali – Piercamillo Davigo ha proprio ragione: “I politici non hanno smesso di delinquere, hanno solo smesso di vergognarsi”

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Claudio Scajola

 

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Claudio Scajola condannato non si dimette anzi, pensa alle regionali – Piercamillo Davigo ha proprio ragione: “I politici non hanno smesso di delinquere, hanno solo smesso di vergognarsi”

Fresco di condanna a due anni di reclusione per aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena, ex deputato di Forza Italia condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, Claudio Scajola potrebbe dare un segnale di buon senso, lasciando la pubblica amministrazione che presiede nel comune di Imperia dove è stato eletto sindaco nel 2018 nella totale noncuranza – da parte degli elettori – del carico giudiziario pendente su di lui; una serie di prescrizioni accumulate ed il processo in corso che oggi, lo vede condannato in primo grado. Processo a cui si recava, stando all’indagine della Guardia di Finanza – nucleo mobile di Imperia – a spese dei cittadini e per questo, il tre volte sindaco, eletto con oltre il 52% dei voti, è accusato anche di peculato d’uso. A pochi giorni dal suo insediamento, si è distinto per una operazione che ha motivato con la salvaguardia del bilancio; ha messo in vendita le azioni dell’Autostrada dei Fiori S.p.A. Operazione che ha fruttato molto più di quanto si stimasse – quasi 4 milioni di euro – e che è stata definita dall’allora neo sindaco, una scelta nata da ”un patto di onore”, un accordo di tipo verbale.

Alla domanda di una consigliera del M5S, posta nel Question time “Quale forma giuridica abbia assunto tale accordo verbale” il sindaco risponde “Un patto d’onore per me è più valido di qualsiasi scritto notarile, così è sempre stato nella mia vita e lo è stato anche in questo caso…

Ci sono in ballo quasi 4 milioni di euro, da una parte una amministrazione comunale e dall’altra, uno dei più grossi gruppi nel panorama delle autostrade italiane ma, ci si accorda verbalmente. Il successo dell’operazione, sarebbe ascrivibile in buona parte agli appuntamenti con le prime due aste di vendita indette; andate praticamente deserte. Alla terza poi, il comune era autorizzato per legge, a procedere verso una trattativa privata. Una operazione che non si presenta in acque limpide; a parte le aste deserte, il comune da l’incarico di verificare la congruità dell’operazione finanziaria al commercialista designato da Scajola stesso, proprio in quei giorni, al ruolo di assessore al bilancio. Imperia, città governata da Scajola, viene indicata come la “sesta provincia calabrese”, “in considerazione della capillare presenza di esponenti di spicco della ‘ndrangheta, ampiamente documentata dalle diverse attività d’indagine concluse negli ultimi anni”.
Peculiarità riportata, “infiltrazione del tessuto politico-amministrativo locale e dell’economia”. Avviare pratiche dove la trasparenza lascia a desiderare, non è il miglior modo per inaugurare la propria governance. I cittadini non ravvisano nulla di male in tutto questo?

Torniamo alla condanna in primo grado; Scajola, contrariamente a quanto auspicato, non dimostra alcuna intenzione di dimettersi anzi, dice che è certo di ribaltare la sentenza in appello – altra garanzia verbale by Scajola – e si dice pronto a correre per le regionali. Una lancia in suo favore però va spezzata; abbiamo forse visto le piazze di Imperia occupate da cittadini indignati che invocano dimissioni? Per queste persone, concorrere alla latitanza di un condannato per mafia, non è grave con ogni evidenza. Anzi, di due condannati visto che il pm Giuseppe Lombardo, ha parlato chiaramente di come alla vicenda Matacena, si sia sovrapposta anche la vicenda di Marcello Dell’Utri. Anche l’ex fondatore di Forza Italia infatti, nel periodo della latitanza in Libano, avrebbe goduto del soccorso di Scajola e sarà proprio questo forse, il punto di partenza per un nuovo filone di inchiesta che dalla Calabria, giungerà nel centro del potere romano dove tutti gli imputati in questione, hanno intrecciato reti solidissime. E’ bene sottolineare che la fiducia di Scajola nel processo d’appello potrebbe avere solide e fondate speranze; la posizione di una parte di magistratura continua ad apparire ambigua, e non solo perché pochi giorni fa, proprio in Calabria, 5 condannati per mafia sono tornati in libertà grazie alla “dimenticanza” di un giudice che non ha depositato le motivazioni della sentenza di condanna in un importante processo alla ‘ndrangheta. La rete di Matacena e degli altri imputati nel processo Breakfast, affonda le radici proprio in rapporti di dare avere con alcuni magistrati e questo continua ad essere un argomento spinoso. Confidiamo che il CSM fresco di innovative nomine, vigili in modo diverso rispetto al passato.

Due chicche tratte da queste questa vicenda; per quanto riguarda il deputato Matacena, Forza Italia dichiara di non averlo più ricandidato in seguito alla condanna riportata in primo grado – concorso esterno – voi capite che nonostante la drammaticità, le risate sorgono spontanee. Berlusconi altro che condanne in primo grado ha riportato fino ad oggi eppure, lo hanno accomodato – complice gli elettori italiani – al Parlamento Europeo. Sempre restando sul Duce di Forza Italia, reduce da una sconcertante vittoria in Calabria che non prelude nulla di buono, ha già dato il via alla manipolazione della sentenza: “Scajola ha solo aiutato un amico latitante in difficoltà come chiesto dalla moglie”. Chi di noi non ne aiuta uno quando capita?

Nel frattempo, si incontrano per stabilire le prossime alleanze in vista delle regionali del 2020. Un ricordo molto amaro delle parole di Francesco Saverio Borrelli “la giustizia vive in buona parte dell’ossigeno che proviene dalla collaborazione dei cittadini”. Attenderemo invano questo ossigeno?

Tratto dathemisemetis.com

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Ricordiamo le parole di Piercamillo Davigo: “I politici non hanno smesso di rubare, hanno solo smesso di vergognarsi”

 

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Fonte Il Fastidioso

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