COLPO DI SCENA, DOPO 1h DI INTERROGATORIO IN AULA DURANTE IL PROCESSO SUL CASO “LOMBARDIA FILM COMMISSION” CALA IL SILENZIO “N…

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COLPO DI SCENA, DOPO 1h DI INTERROGATORIO IN AULA
DURANTE IL PROCESSO SUL CASO “LOMBARDIA FILM COMMISSION” CALA IL SILENZIO

“Non voglio mancare di rispetto, ma ci sono motivi per cui io non sono tranquillo, visto che sono state depositate da me già 3 denunce.
Ho ricevuto minacce e intimidazioni, epistolari, telefoniche e anche fisiche”.

Il commercialista Scillieri, una settimana dopo il duo arresto, ha iniziato una collaborazione con i magistrati di Milano.

Una scelta che a qualcuno non è piaciuta.

Scillieri ha ricevuto diverse minacce.
Quando ieri in aula il magistrato chiede al commercialista se ha mai ricevuto soldi dalla Lega e da Pontida-Fin, altra società del Carroccio, il commercialista si blocca. Non risponde. Poi dice: “Non sono tranquillo”. Svela le minacce, legando i suoi timori e i presunti moventi delle intimidazioni proprio ai soldi della Lega e ai verbali fatti con i magistrati.
L’aula piomba nel silenzio.
L’accusa si dice all’oscuro delle ultime minacce ricevute e della denuncia depositata in Procura il 14 luglio.

24 ore dopo il primo interrogatorio in aula di Scillieri, la moglie del commercialista riceve una telefonata da un cellulare anonimo. Chi parla si spaccia per un militare della Guardia di finanza. Spiega, per oltre un minuto, che in alcuni luoghi della famiglia Scillieri è successo qualcosa, dice che dovrà venire a fare dei sopralluoghi. Poi riattacca.

Scillieri prova a richiamare il numero che non è attivo.
Guarda caso il giorno prima in aula, per la prima volta, aveva spiegato la regia di Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni dietro all’affare Lfc.

A casa Scillieri arriva anche una busta. La missiva contiene un oggetto sul quale al momento c’è riserbo (ma non è un proiettile) e che oggi sarà mandato al Ris di Parma.

“Non è bello – spiega Scillieri – con una moglie e due figli”.

Le prime minacce arrivarono il 2 ottobre.
La moglie di Scillieri dalla Gdf raccontò:
“Verso le 4 del mattino del 2 ottobre venivamo svegliati dal citofono. Pensando si trattasse di un controllo nei confronti di mio marito, ho aperto. Mi sono trovata davanti un uomo di 30 anni”. L’uomo dice di dover consegnare la pizza ordinata da Scillieri. A quell’ora però a Milano non vi è alcuna pizzeria aperta. “Mio marito è molto scosso perché ricollega il fatto con la vicenda giudiziaria che lo sta interessando”. La famiglia Scillieri ha poi ricevuto telefonate da due cellulari intestati a persone inesistenti e utenze accese a Torre del Greco (Napoli).

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Fonte Dario Violi on Facebook

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