CONTE SU CASO DURIGON: “CHIEDIAMO LE DIMISSIONI” Sul caso Durigon, Giuseppe Conte è pronto a combattere una delle prime battagl…

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CONTE SU CASO DURIGON: “CHIEDIAMO LE DIMISSIONI”

Sul caso Durigon, Giuseppe Conte è pronto a combattere una delle prime battaglie del M5S.

Quella per le sue dimissioni:
“Trovo grave e sconcertante il proponimento del sottosegretario al Tesoro di cancellare l’intitolazione del parco di Latina a Falcone e Borsellino, con l’aggravante di volerlo restituire alla memoria del fratello di Mussolini. È aberrante voler cancellare anni di lotta alla mafia e il sacrificio dei nostri uomini migliori, per giunta allo scopo di restaurare il ricordo del regime littorio”.

Conte si aspetta che il braccio destro di Salvini nel Lazio sia allontanato subito dal governo: “Il Movimento chiede che Durigon si batta pure per questo suo progetto ma dismettendo immediatamente l’incarico di sottosegretario di Stato, che richiede ben altri proponimenti”.

Per l’ex premier, le parole di Durigon “mettono a nudo l’ipocrisia di forze politiche che, come la Lega, non hanno alcuna reale intenzione di contrastare il malaffare delle organizzazioni criminali”.

A 3 giorni dalla proposta “nostalgica” del leghista, nel perdurante silenzio del premier Draghi e dei suoi ministri, la questione Durigon non si sgonfia.

Ma pure il mondo associativo esprime “profondo sconcerto”, con Libera e Anpi che ritengono inaccettabile la presenza del leghista pontino all’esecutivo.
Per Salvatore Borsellino, fratello minore di Paolo, “Durigon andrebbe radiato immediatamente, ha dimostrato un’assoluta mancanza di qualsiasi forma di sensibilità. Trovo semplicemente assurdo che una persona del genere possa far parte di un governo”.

Ha parlato anche Maria Falcone, sorella di Giovanni: “Dichiarazioni che lasciano allibiti, tanto da credere impossibile che siano state realmente pronunciate. Confidiamo che il premier e i ministri prendano le distanze”.

A maggio il tema della permanenza di Durigon nell’esecutivo era stato oggetto di un’interrogazione parlamentare, in seguito all’inchiesta di Fanpage in cui diceva di aver influenzato la nomina di un generale della Guardia di Finanza che indaga sui soldi della Lega. Draghi aveva liquidato tutto con una replica di un paio di minuti. Stavolta forse sarà più complicato.
(art. di T. Rodano)

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Fonte Dario Violi on Facebook

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