Covid-19 e danni cerebrali

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Lo studio dei pazienti affetti dall’infezione da parte del SARCOV-2 sta’ evidenziando un numero rilevabile di insorgenza di patologie neurologiche e neuropsichiatriche. Si parla di pochi casi rispetto al numero totale di positivi ma sufficiente da essere rilevato ed entrare tra le patologie correlabili all’infezione.

All’inizio della pandemia, come ben sappiamo, tutti i medici erano concentrati a minimizzare le conseguenze delle patologie respiratorie e cardiovascolari, ponendo di fatto molta meno attenzione ad altri sintomi. In maniera retrospettiva però si sono raccolte diverse evidenze di pazienti ricoverati che avevano deliri, disorientamento e agitazione.

Una donna di mezza età ha iniziato ad essere aggressiva verso gli altri e disorientata ed era convinta che suo marito fosse un impostore. La signora non aveva nessun storia pregressa di malattie psichiatriche. Unica nuova patologia era l’infezione da COVID-19. Questa paziente è stata tra le prime in cui è stata fatta l’associazione tra infezione e patologia neuropsichiatrica. 

In seguito i tipi di patologie neurologiche e neuropsichiatriche correlate cin l’infezione da SARCOV-2 sono cresciute e diagnosticate, queste includono encefalopatie (Helms et al., 2020), meningo-encefaliti (Moriguchi et al., 2020), ischemia celebrale (Beyrouti et al., 2020), encelopatie necrotizzanti acute (Poyiadji et al., 2020), Guillain-Barré Syndrome (GBS) (Toscano et al., 2020). Da un punto di vista radiologico si sono evidenziate una serie di infarti, microemoraggie.

Questi report hanno evidenziato che ci sono una serie di patologie crescenti in associazione con l’infezione da corona virus, sulla base di questi casi si è compiuta una analisi retrospettiva per le infezioni precedenti di SARS e MERS. Le percentuali di effetti neurologici correlate alle infezioni passate di SARS e MERS sono state lo 0.04 e 0.2 % rispettivamente. Facendo la proporzione per l’infezione di SARSCOV-2, calcolando i 29 milioni di persone dichiarate infette, abbiamo tra 10000 e 50000 pazienti con queste patologie correlate.

Esiste un problema primario sulla rilevazione di questi effetti, in ambiente clinico, i medici sono oramai informati di questi effetti neuropsichiatrici e quindi sono in grado di controllare il decorso clinico del paziente in maniera efficace, la contrario chi è positivo al corona virus ma asintomatico non sarà controllato e rilevato per questi effetti, generando così a una sottostima dei casi. Oggi, Il medico di base e autorità sanitarie sono ormai coscienti di queste patologie secondarie e dovranno fare il monitoraggio dei sintomi e includerli nelle anamnesi dei pazienti.

Gli scienziati ora cercano di dare una risposta chiave a questa osservazione clinica: gli effetti neurologici e neuropsichiatrici sono dovuti alla presenza del virus nel cervello o sono dovuti alla risposta infiammatoria del nostro organismo all’infezione? I due scenari implicano scelte terapeutiche completamente diverse. La prima necessità di un trattamento antivirale che sia in grado di passare la barriera ematoencefalica, la seconda dei composti che mitigano la tempesta infiammatoria generata dal nostro sistema immunitario in risposta all’infezione.

Sono state riportate evidenze della presenza del virus nel sistema nervoso centrale tramite analisi post mortem di cervello di pazienti. La presenza del virus è stata rilevata in alcuni pazienti in basse concentrazioni e limitate a regioni vascolarizzate. Esiste la possibilità che la porta di ingresso del virus sia il nervo olfattivo, uno degli effetti collaterali dell’infezione è la perdita dell’olfatto, questo potrebbe spiegare tale effetto. In maniera analoga la stessa analisi post mortem ed altri studi hanno riportato evidenze di processi infiammatori dovuti alla risposta immunitaria del nostro organismo al virus. Il dibattito scientifico è ancora aperto su quale sia la causa primaria degli effetti neurologici e neuropsichiatrici correlati all’infezione, si stanno cercando marcatori predittivi che possano aiutare a capire e diagnosticare lo sviluppo di questa patologia correlata. La cosa comunque importante è stata la presa di coscienza di questa patologia correlata all’infezione da parte dei medici e dei clinici che saranno in grado di monitorare in maniera più rigorosa l’incidenza. Ancora una volta, l’osservazione scientifica nella pratica clinica ha rilevato e una patologia correlata all’ infezione, la ricerca di base si è attivata per capirne le origini e sta dando le risposte per applicare la migliore terapia possibile per mitigare o eliminare questi effetti. Il circolo virtuoso della ricerca di base con la pratica clinica darà le risposte corrette per intervenire in queste nuove patologie COVID-19 correlate.

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Fonte Il Blog di Beppe Grillo

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