Creare relazioni con la nostra voce

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di Rébecca Kleinberger – Se chiedete ai biologi evolutivi quando gli esseri umani sono diventati tali, alcuni risponderanno che a un certo punto abbiamo iniziato a stare in piedi, siamo diventati bipedi e padroni del nostro ambiente. Altri diranno che siccome il cervello iniziò a crescere in dimensione, fummo capaci di processi cognitivi molto più complessi. Altri potrebbero sostenere che lo sviluppo della lingua ci ha permesso di evolverci in quanto specie. Curiosamente, questi tre fenomeni sono connessi. Non siamo sicuri di come o in che ordine, ma sono collegati. Il mutare della forma di un ossicino nella parte posteriore del collo ha cambiato l’angolo di inclinazione tra la testa e il corpo. Questo significa che siamo stati in grado di stare dritti e ha permesso al cervello di evolversi nella parte posteriore e alla laringe di crescere da 7 centimetri nei primati a 11 e fino a 17 centimetri negli umani.

Si chiama discesa della laringe. La laringe è il sito della fonazione. Quando i bambini nascono, la laringe non è ancora scesa. Questo succede solo intorno ai tre mesi. Metaforicamente, ciascuno di noi ha rivissuto l’evoluzione della nostra specie. Parlando di bambini, all’inizio dello sviluppo nel ventre materno, la prima sensazione dal mondo esterno, a sole 3 settimane, quando si è della dimensione di un gamberetto, avvengono attraverso il tatto che viene dalle vibrazioni della voce materna.

Come possiamo vedere, la voce umana è significativa e importante a livello di specie, a livello di società. Ecco come comunichiamo e creiamo legami, e livello personale e interpersonale, con la nostra voce, condividiamo molto più che parole e dati, condividiamo chi siamo. La nostra voce è indistinguibile da come ci vedono gli altri. È una maschera che indossiamo in pubblico. Ma la nostra relazione con la nostra voce è lungi dall’essere ovvia. Raramente usiamo la voce per noi stessi; la usiamo come dono per gli altri. È il nostro modo di toccare gli altri. È una cura dialettica.

Ma cosa pensiamo della nostra voce? Alzi la mano se non vi piace il suono della vostra voce quando la sentite registrata!

Ma cosa significa? E perchè? Sono ricercatrice al MIT Media Lab, parte del gruppo Opera of the Future, e la mia ricerca è incentrata sulla relazione che la gente ha con la propria voce e con la voce degli altri. Studio quello che possiamo imparare ascoltando voci, in diversi campi, dalla neurologia alla biologia, alle scienza cognitive, alla linguistica. Nel nostro gruppo creiamo strumenti ed esperienze per aiutare la gente a capire meglio la propria voce per ridurre i pregiudizi, per imparare ad ascoltare meglio, per creare relazioni più sane o solo per capire meglio se stessi.

La voce è un fenomeno molto complesso. Necessita di una sincronizzazione di più di 100 muscoli del corpo. E ascoltando la voce, possiamo capire eventuali problemi interni. Per esempio: ascoltare tipi di turbolenze molto specifiche e la non linearità della voce può aiutare a prevedere i primi stadi del Parkinson, solo attraverso una telefonata. Ascoltare il respiro della voce può aiutare a rilevare problemi cardiaci. E sappiamo anche che il cambio di ritmo nelle singole parole è un ottimo indicatore della depressione.

La voce è anche molto legata ai livelli ormonali. Terze parti che ascoltano voci femminili sono state in grado di posizionare accuratamente chi parlava nel ciclo mestruale. Solo con informazioni acustiche. Ora con tecnologie che ci ascoltano in continuazione, Alexa di Amazon Echo potrebbe riuscire a prevedere se siete incinta anche prima che lo sappiate.

Pensate alle implicazioni etiche. La voce è anche legata a come creiamo relazioni. Avete una voce diversa per ogni persona con cui parlate. Se prendo un frammento della vostra voce e la analizzo, posso sapere se state parlando con vostra madre, vostro fratello, un amico o il vostro capo. Possiamo anche usare la postura vocale per fare previsioni. Ossia, come decidete di posizionare la voce quando parlate con qualcuno. La postura vocale, quando parlate con il vostro partner, può anche prevedere non solo se, ma anche quando divorzierete.

C’è tanto da imparare nell’ascoltare le voci. Credo che si debba partire dal capire che abbiamo più di una voce. Parlerò di tre voci che gran parte di noi ha, in un modello che chiamo la maschera. Se osservate la maschera, vedete una proiezione di un personaggio. Chiamiamola la voce esterna. È anche il modo più classico di vedere la voce, è un modo di proiettarsi nel mondo. Il meccanismo di questa proiezione è molto chiaro. I polmoni contraggono il diaframma e questo crea una vibrazione autoportante delle corde vocali e questo crea un suono. Poi con il modo di aprire e chiudere le cavità della bocca, il tratto vocale trasformerà il suono.

Tutti hanno lo stesso meccanismo. Ma le voci sono uniche. Sottili differenze nelle dimensioni, nella fisiologia, nei livelli ormonali fanno differenze molto sottili nella voce che ne esce. E il cervello è molto bravo a cogliere queste sottili differenze dalle voci degli altri. Nei nostri laboratori, lavoriamo su macchine che insegnano a capire queste differenze. Usiamo il deep learning per creare un sistema di identificazione in tempo reale per aiutare ad aumentare la consapevolezza dell’uso degli spazi vocali condivisi, chi parla e chi non parla mai in riunione, per aumentare l’intelligenza del gruppo.

Una delle difficoltà è che la voce non è statica. Abbiamo già detto che cambia a seconda della persona con cui si parla ma cambia anche durante la vita. All’inizio e alla fine della vita, le voci maschili e femminili sono molto simili. È molto difficile distinguere la voce di una bambina da quella di un bambino. Ma in mezzo, la voce diventa un segno dell’identità fluida. Generalmente, le voci maschili cambiano molto durante la pubertà. E poi le voci femminili, cambiano con ogni gravidanza e al momento della menopausa. Tutto questo è la voce che sentono gli altri quando parlate. Allora perché ci sembra così poco familiare? Perché non è la voce che sentiamo? Capiamolo.

Quando indossate una maschera, in realtà non vedete la maschera. Se cercate di osservarla, vedete l’interno della maschera. Quella è la vostra voce verso l’interno. Per capire perché è diversa, cerchiamo di capire il meccanismo di percezione di questa voce interna. Perché il vostro corpo la filtra in molti modi diversi dalla voce esterna. Per percepire questa voce, prima deve viaggiare verso le orecchie. E la voce all’esterno viaggia nell’aria mentre la voce verso l’interno passa per le ossa. Si parla di conduzione ossea. Per questo, la voce interna ha un registro più basso ed è anche più armonica della voce esterna. Passando da lì, ha accesso all’orecchio interno. E si mette in moto un altro meccanismo. Un filtro meccanico, è una piccola partizione che protegge l’orecchio interno ogni volta che producete un suono. Riduce anche quello che sentite. E poi un terzo filtro, questa volta biologico. La coclea, che fa parte del vostro orecchio interno che elabora i suoni, è fatta di cellule. E quelle cellule si comportano diversamente a seconda della frequenza con cui sentono il suono. È l’effetto abitudine. Per questo motivo, dato che la vostra è la voce che sentite più spesso, la sentite meno di altri suoni.

Infine, abbiamo un quarto filtro. È un filtro neurologico. I neurologi hanno scoperto recentemente che quando aprite la bocca per emettere un suono, la corteccia uditiva si spegne. Sentite la vostra voce ma il cervello non ascolta il suono della vostra voce. Dal punto di vista evolutivo ha senso, perché sappiamo cognitivamente che suono produrremo, quindi forse non serve sprecare energie per analizzare il segnale. Si chiama scarico di corollario e si verifica con ogni movimento del vostro corpo. L’esatta definizione di uno scarico di corollario è una copia di un comando motore inviato al cervello. Questa copia non crea un movimento in sé invece viene mandato ad altre aree del cervello per informarle del movimento in arrivo. Per la voce, questo scarico di corollario ha anche un nome diverso. È la vostra voce interna.

Ricapitoliamo. C’è la maschera, la voce esterna, l’interno della maschera, la voce verso l’interno, e poi c’è la voce interna. Mi piace vederla come il burattinaio che tiene le fila dell’intero sistema. La voce interna è quella che sentite quando leggete un testo in silenzio, quando vi preparate per un discorso importante. Qualche volta è difficile spegnerla, è davvero difficile guardare un testo scritto nella vostra lingua, senza che la voce interna lo legga.

Per alcuni è addirittura impossibile da controllare. È il caso dei pazienti schizofrenici, che hanno allucinazioni uditive. Non riescono a distinguere tra voci che vengono dall’interno e dall’esterno del cervello. Nel nostro laboratorio, lavoriamo anche su piccoli dispositivi per aiutare quelle persone a fare la distinzione, per sapere se una voce è interna o esterna.

Pensate anche alla voce interna come alla voce che vi parla in sogno. Questa voce si presenta sotto tante forme. Nei vostri sogni, in realtà liberate il potenziale di questa voce interna. È un altro lavoro del nostro laboratorio: cercare di accedere a questa voce interna nei sogni. Anche se non potete sempre controllarla, la voce interna, potete sempre interagirci con i dialoghi interni. Potete anche vedere la voce interna come il collegamento mancante tra il pensiero e le azioni.

La voce quindi è un elemento critico di ciò che ci rende umani e di come si interagisce con il mondo.

 

Translated by Anna Cristiana Minoli

Reviewed by Elena Montrasio

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Fonte Il Blog di Beppe Grillo

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