Dimissioni Conte. Cosa succede e cosa può succedere

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– Ipotesi 1: PD, 5S e LeU stanno dichiarando all’unisono sostegno incondizionato a Conte e disponibilità totale alla costruzione di un Conte-ter. Se le cose stanno realmente così non dovrebbe essere troppo complessa la strada che porta ad un piccolo ritocco di maggioranza, con un allargamento ai “responsabili” (un tempo definiti in altro modo) o verso “la maggioranza ursula”, quindi Forza Italia (insensato fare gli schizzinosi, visto che si è avallata finora qualsiasi cosa), insomma un allargamento che garantisca una maggioranza stabile fino a fine legislatura. Se la lealtà a Conte tanto decantata agli italiani è concreta, non sarà troppo complicato riuscire a trovare una soluzione di questo tipo, con qualche contentino qua e là tra governo e sottogoverno, il Conte-ter è praticamente servito.

– Ipotesi 2: Stessa dinamica di cui sopra con i renziani che vengono reintegrati in maggioranza e tornano al governo con maggior peso. In tal caso poco o nulla cambia, Conte resta in sella e Renzi incassa quel che cercava.

– Ipotesi 3: I renziani vengono reintegrati in maggioranza con il cappello in mano dopo che l’ipotesi 1 si materializza e con il solo fine di allargare la maggioranza ed evitare rischi futuri, quindi perdono peso e potere contrattuale. In questo caso Conte uscirebbe rafforzato.

– Ipotesi 4: tra una supercazzola e l’altra Pd e 5s aprono a un nuovo governo (politico o tecnico o un mix tra le due cose) con una maggioranza simile alla precedente (o più ampia) guidata da un altro primo ministro. In questo caso chiunque (di Pd e 5s) ottiene o mantiene posizioni di rilievo ha sostanzialmente spalleggiato l’azione di Renzi e nonostante abbia dichiarato il contrario ha lavorato sottobanco per sfrattare Conte da palazzo Chigi.

– Ipotesi 5: non si trova un punto di incontro tra i partiti e Mattarella propone un governo tecnico di unità nazionale per traghettare il Paese in questo periodo, spostando (giustamente) sul parlamento le decisioni più importanti. Una volta superata l’elezione del Presidente della Repubblica stesso, tra un anno circa, il nuovo capo dello Stato potrà valutare se sciogliere le Camere e andare al voto qualche mese prima della naturale scadenza prevista a marzo 2023.

– Ipotesi 6: La più remota. Non si trova alcun accordo e soluzione e quindi Mattarella è costretto a sciogliere le Camere e indire nuove elezioni poco prima dell’inizio del “semestre bianco”, il quale combinato con la programmazione dei fondi del Recovery Plan e il taglio dei parlamentari (assicurazione sulla vita della legislatura), fa sembrare questa ipotesi come la scelta di un gruppo di agnelli di istituire una nuova Pasqua per essere sacrificati.

– Ipotesi 7: Conte e Mattarella scappano in isole sperdute e nessuno riesce più a trovarli. La seconda carica dello Stato Maria Elisabetta Alberti Casellati Mazzanti Viendalmare non sapendo cosa fare affida a Paolo Fox, che prevede un altro anno meraviglioso, l’incarico di formare un nuovo Governo.

Ipotesi e scherzi a parte, credo che Giuseppe Conte abbia dimostrato grandi qualità e indubbie capacità. Divenuto primo ministro quasi per caso e considerato all’inizio (Conte1) come un burattino degli onnipresenti Salvini&DiMaio (ricordo quando venne a Strasburgo dai banchi dei liberali e del PD veniva definito “burattino dei populisti e della destra becera”) è riuscito a guadagnarsi il rispetto sia dei partiti che dei cittadini, riuscendo dove probabilmente fallirebbe anche David Copperfield, a trasformarsi da punto di raccordo di un governo populista spauracchio d’Europa a punto di raccordo di una coalizione europeista e moderata. È riuscito, anche grazie all’abilità comunicativa di chi lavora con lui (a proposito, il suo grande discorso contro i partiti che vedo girare sui social è un fake totale. Se volete lodarlo fatelo, ma con cose vere), in buona sostanza a diventare punto di raccordo di una Nazione impaurita.
Lo ha fatto scalzando velocemente il triste grigiore dei deboli e bramosi partiti che lo sostengono. Questa è la sua colpa maggiore e il motivo per cui secondo me potrebbe non esserci un Conte-ter. I partiti vivono guardando i sondaggi e i sondaggi danno un partito di Conte a doppia cifra (in questo momento). Questo significa che un eventuale voto, con Conte premier, porterebbe i due principali partiti che lo sostengono a cedere consenso (ergo poltrone) alla sua lista, poltrone che non sarebbero da loro controllate (dove finirebbero dentro sicuramente altri riciclati, ma fuori dal controllo di 5s e PD). Un gran bel rischio che verrebbe scongiurato con una sua uscita di scena in tempo utile (dopo qualche mese gli italiani dimenticano, sempre andata così). A meno che “l’operazione responsabili” non sia già abbastanza forte a livello parlamentare da anticipare quel movimento di poltrone verso il “partito di Conte”, già in questo momento. Vedremo.

p.s. Nonostante non aderirei ad un suo partito e ho idee molto diverse dalle sue sugli obiettivi politici e le battaglie che vanno perseguite, ho molta stima e rispetto per Giuseppe Conte (avrei confermato la fiducia se fossi stato in parlamento nazionale, ritenendolo una opzione accettabile in quel quadro desolante), che da indipendente e in rappresentanza di situazioni politiche diametralmente opposte, si è dimostrato capace di rappresentare il nostro Paese con autorevolezza e non facendoci vergognare come molti suoi predecessori hanno fatto in passato. La foto che vedete fu scattata lo stesso giorno degli insulti verso di lui dai banchi del PD a Strasburgo, lo difesi con ardore quel giorno e lo farei ancora.

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Fonte Ignazio Corrao

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