Europa avanti verso al transizione energetica guardando all’efficienza. Intervista su Canale Energia

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L’intervista a Ignazio Corrao su: Città, climate change e attenzione alle emissioni da gas metano nel numero di e7 di questa settimana

  • Come si strutturerà concretamente la strategia ’Ondata di ristrutturazioni’? Quali saranno gli ambiti prioritari di intervento e gli strumenti concreti che sfrutterà per favorire le ristrutturazioni e perseguire gli obiettivi fissati? In generale come valuta la strategia?

Parto dall’ultima domanda. La nuova strategia sull’ondata di ristrutturazioni o meglio conosciuta come “renovation wave” qui a Bruxelles è un grande passo avanti verso la neutralità climatica e verso un’efficienza energetica che declinerà nuove opportunità in termina di risparmio energetico, creazione di nuovi posti di lavoro con conseguente spinta del settore delle costruzioni e migliorie nelle condizioni di vita dei nostri cittadini non solo in termini ecosostenibili ma anche economici e di salute. Per raggiungere gli obiettivi ci si servirà della regolamentazione, dei finanziamenti e dell’assistenza tecnica lungo l’intera catena del valore della ristrutturazione.

Condivisibile l’impostazione di tre aree prioritarie: povertà energetica, edilizia pubblica e sociale e sistemi di riscaldamento e raffreddamento.

Una lotta che il Movimento 5 stelle ha sempre portato avanti in Italia e in Europa.

Il principio del “Prima l’efficienza energetica”( Energy Efficiency First) e della decarbonizzazione tramite integrazione con le rinnovabili sono priorità e capisaldi della lotta del Movimento 5 stelle in Europa presenti nella proposta della Commissione cosi come l’idea di inserire dei minimum energy performance standard per gli edifici.

Da sottolineare altri interventi mirati che s’inseriscono in un contesto più ampio per definire e raggiungere obiettivi prefissati da questa strategia come:

  • I riferimenti alla convenienza (affordability) per le fasce più vulnerabili della popolazione, all’ approccio sul ciclo di vita e standard ambientali sempre più stringenti.
  • Apprezzabile anche l’approccio regolatorio basato su indicatori di sostenibilità e nuove certificazioni energetiche 2.0, che possa dare certezza e orientare gli investimenti ma anche garantisca trasparenza e accesso alle informazioni.
  • New European Bauhaus. Apprezzabile che questo progetto sia interdisciplinare e visto in ottica olistica, non solo con obiettivo di diffondere un nuovo stile architettonico che combini sostenibilità e digitalizzazione ma anche stili di vita più sostenibile, con attenzione e valorizzazione dei comportamenti individuali. Sono scettico sul riferimento che qui fanno a “edifici come pozzi di carbonio” poiché è sbagliato da un punto di vista della scienza climatica. Gli edifici non possono essere considerati pozzi di assorbimento di carbonio, anche se venissero costruiti interamente con materiali a basso impatto o sostenibili. Preferivamo la menzione che la Commissione faceva nelle versioni precedenti, circolate tramite leak, ossia di “energy plus buildings”, edifici che producono più energia rinnovabile di quella che consumano e condividono il surplus col vicino o reimmettendolo in rete, velocizzando cosí la transizione a un sistema energetico efficiente, rinnovabili e democratizzato.

Nel complesso, bene ma non benissimo. Il tasso medio ponderato di ristrutturazione energetica dovrebbe essere spinto dall’attuale 1% a quantomeno il 3% (e non solo al 2% come proposto dalla Commissione) e soprattutto dovrebbe essere più chiaro il focus sulla ristrutturazione profonda. Ristrutturazioni superficiali o parziali metterebbero a rischio tutti gli obiettivi che vorremmo raggiungere con la renovation wave sia in termini di efficienza energetica, che di diffusione delle rinnovabili, di riduzione delle emissioni  e,  non da ultimo, di miglior qualità di vita per i cittadini, incluso quelli più vulnerabili o in condizioni di povertà energetica.

 

  • In che modo la strategia si inserirà nel quadro di NextGenerationEU?

Partendo dal presupposto che La ristrutturazione degli edifici è uno dei settori che devono far fronte alla maggiore carenza di investimenti nell’UE. Per raggiungere l’obiettivo climatico del 55 % entro il 2030 (in verità il Parlamento ha aumentato l’obiettivo al 60% qualche settimana fa e noi avevamo chiesto almeno il 65% come indicherebbe la scienza), sono necessari ogni anno investimenti supplementari per la ristrutturazione degli edifici pari a circa 275 miliardi di €.

Una parte dei finanziamenti verrà dallo strumento per la ripresa e la resilienza discusso al consiglio Europeo, ma legato all’approvazione del budget pluriennale 2021-2027 ancora in discussione tra Parlamento Europeo e Consiglio. Lo strumento per la ripresa e la resilienza, ha deciso di dotare di 672,5 miliardi di euro (il 37 % dei quali sarebbe destinato alla spesa connessa al clima), può sostenere gli investimenti nella ristrutturazione e le riforme connesse all’efficienza energetica in tutti gli Stati membri. Nella strategia annuale di crescita sostenibile 2021 la Commissione ha proposto le iniziative faro europee Renovate e Power Up per un intervento coordinato di tutti gli Stati membri, sulla base di progetti inclusi nei rispettivi piani nazionali per la ripresa e la resilienza.

Anche lì noi crediamo vivamente che ci sia bisogno di un budget ambizioso per poter dirottare maggiori risorse e fondi agli stati membri.

Ma non sarà il solo strumento messo a disposizione per la renovation wave, tra gli strumenti di finanziamento troviamo:

  • Garanzie pubbliche per mobilitare gli investimenti privati assicurate nell’ambito di InvestEU
  • Per l’assistenza alle autorità regionali e locali nella progettazione e attuazione dei piani di ristrutturazione immobiliare ci saranno i fondi della politica di coesione nel quadro di REACT-EU, o tramite ELENA (assistenza energetica europea a livello locale) per l’assistenza allo sviluppo di progetti.
  • Horizon Europe sosterrà l’innovazione e lo sviluppo di nuove tecnologie, compreso un partenariato specifico per un ambiente edificato sostenibile (Built4people).
  • Programma LIFE sosterrà l’eliminazione degli ostacoli di mercato alla diffusione delle tecnologie e dei nuovi approcci per accelerare la ristrutturazione.

Anche se come M5S avevamo inizialmente chiesto uno strumento dedicato di finanziamento per la Renovation Wave per dare maggiore visibilità e certezza dei flussi finanziari per questa titanica trasformazione, siamo comunque soddisfatti della centralità che l’iniziativa mantiene sebbene in maniera orizzontale tra più strumenti.

3- In che modo viene declinato nella strategia il tema della povertà energetica?

La prioritarizzazione della povertà energetica é uno degli aspetti chiave della strategia presentata dalla Commissione, con interessanti iniziative che noi abbiamo sempre portato avanti in particolare l’attenzione a edifici con cattive prestazioni energetiche (worst performing buildings) che sono spesso abitati da fasce più vulnerabili della popolazione. Supportiamo la strategia della Commissione, ma bisognerà fare attenzione che ci sia un approccio partecipato e inclusivo nella trasformazione di quartieri periferici e in difficoltà in renovation districts digitalizzati e all’avanguardia sotto il profilo energetico, coinvolgendo anche terzo settore e PMI innovative. Apprezzabile quindi l’approccio incentrato su quartieri/vicinati e la visione condomini e complessi residenziali come hub della mobilità sostenibile e laboratori per le comunità di produzione e consumo di energia (prosumers), per la cui introduzione nella legislazione UE il nostro contributo è stato fondamentale. Il settore dell’edilizia – privata ma soprattutto pubblica e sociale – sarà volano per la creazione di un’economia circolare e nuovi mercati a zero/basse emissioni. Sarà qui importante che i flussi di finanziamento per tali finalità si incanalino celermente e efficacemente.

4 -Quale sarà l’impatto stimato di questa strategia all’obiettivo di riduzione Ue delle emissioni fissato al 55%?

Attualmente il tasso medio ponderato di ristrutturazione energetica è solo dell’1 % all’anno. L’obiettivo della Commissione è di raddoppiarlo entro il 2030, aumentando nel contempo i guadagni medi in termini di efficienza energetica. Ciò potrebbe portare alla ristrutturazione di 35 milioni di edifici nel prossimo decennio, innescando un circolo virtuoso tra la più forte domanda di ristrutturazioni profonde, la diminuzione dei costi di prodotti più intelligenti e più sostenibili e processi di ristrutturazione più semplici e più rapidi.

Si stima che il parco immobiliare dell’UE comprenda 220 milioni di unità. Per tener conto del fatto che i progetti di ristrutturazione hanno determinati tempi di realizzazione, le proiezioni indicano un tasso annuo di ristrutturazione energetica dell’1 % per il periodo 2021-2022, con un aumento all’1,2 % annuo nel periodo 2023-2025, prima di stabilizzarsi almeno al 2 % annuo nel periodo 2026-2029. Il tasso di ristrutturazioni che riguardano solo il cambiamento degli impianti di riscaldamento dovrà raggiungere il 4 % circa nel periodo 2026-2030 nel settore sia residenziale che dei servizi. L’aumento progressivo consente alla catena di approvvigionamento di adattarsi e di mobilitare e assorbire i finanziamenti proposti. L’aumento del tasso di ristrutturazione dovrà essere mantenuto con maggiore profondità anche dopo il 2030, al fine di conseguire la neutralità climatica a livello dell’UE entro il 2050.

5-Recentemente sono stati assegnati i premi Ue alle città che si sono distinte sul piano delle sostenibilità ambientale. Qual è l’importanza della strategia ’Ondata di ristrutturazioni’ per valorizzare il ruolo delle città nella lotta al Climate change?

L’ondata di ristrutturazioni è un vero e proprio assist per valorizzare il ruolo delle città nella lotta al cambiamento climatico. Proprio dalle città bisogna cominciare a battersi per un nuovo modo di ripensare gli spazi urbani come mezzo di rilancio. Bisogna abbattere vecchi stereotipi rilegati alla vecchia e austera politica industriale che pensava e pensa ancora di fare progresso con la cosiddetta “colata di cemento”. Come già dimostrato dalle città europee vincitrici e finaliste dei Green City Awards , in circostanze difficili come queste sono possibili dei rapidi e positivi cambiamenti. La transizione ecologica e la sostenibilità sono fondamentali per creare aree urbane migliori. Basta guardare l’esempio Gabrovo in Bulgaria una delle due città, insieme a  Lappeenranta, a vincere il premio Foglia verde europea 2021, che ha vinto per l’impegno a favore dell’efficienza energetica . La nuova strategia sull’ondata delle ristrutturazioni porterà non solo incentivi economici ma svilupperà e istituzionalizzerà anche ad un cambiamento culturale perché solo con l’aiuto e la consapevolezza dei cittadini si potranno raggiungere certi risultati. La sostenibilità non è un lusso, è una necessità.

 

6 -La scorsa settimana è stata pubblicata – nell’ambito del rapporto sull’Unione dell’Energia –  la valutazione finale del Pniec dei paesi Ue. In generale qual è il quadro relativo all’Italia delineato dal documento?

Dal documento si evince che l’Italia ha sviluppato in maniera soddisfacente il proprio PNIEC in merito a obiettivi e politiche pertinenti alle diverse dimensioni dell’Unione dell’Energia.  L’Italia riesce a migliorare il piano rispetto alla bozza, rispondendo efficacemente ad alcune delle raccomandazioni della commissione, sebbene non a tutte.  Infatti, dalla valutazione emergono ancora delle aree, di non secondaria importanza, nelle quali l’Italia potrebbe fare meglio.

In estrema sintesi il PNIEC pare definire target e misure sufficientemente ambiziose al 2030 nelle dimensioni di (i) riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra, (ii) efficienza energetica e (iii) rinnovabili. Interessante che quest’ultima migliori rispetto alla versione in bozza e che dedichi attenzione specifica agli auto-consumatori e alle comunità dell’energia, accresca la promozione delle rinnovabili nel campo del riscaldamento e raffreddamento e nei trasporti.

Per quanto riguarda la dimensione della (iv) sicurezza energetica si riconoscono gli sforzi per diversificazione e riduzione della dipendenza, ma manca attenzione regionale, in particolare a territori isolati come Sicilia e Sardegna. Per la dimensione del (v) mercato interno dell’energia, si indicano misure e politiche per ottemperare alle legislazioni UE, ma mancano tabelle di marcia e obiettivi di implementazioni chiare. Inoltre la povertà energetica non risulta sufficientemente affrontata poiché non si indicano target di riduzione specifici. Infine per la dimensione (vi) ricerca, innovazione e competitività bene l’individuazione di priorità, ma mancano obiettivi specifici e quantificabili.

Inoltre si sottolinea come L’Italia sia riuscita a  mappare in maniera soddisfacente i  propri sussidi alle fonti fossili, ma abbia mancato di indicare delle tabelle di dismissione degli stessi. Altra critica è l’assenza  di una esplicita applicazione orizzontale del principio “energy efficiency first”.

In ultimo, gli obiettivi e le politiche individuate sono sufficienti e in linea con le richieste della legislazione attuale. Tuttavia, sappiamo che a breve tutta la legislazione clima e energia dell’UE dovrà essere rivista al rialzo per allinearla alla legge sul clima che non solo istituirà la neutralità climatica al 2050, ma aumenterà il target di riduzione delle emissioni al 2030 dall’attuale 40% ad almeno il 55% (le negoziazioni tra istituzioni stabiliranno la % precisa, ma l’aumento sarà sostanziale). Pertanto il PNIEC italiano andrà rivisto e la spinta alla transizione accelerata fortemente. Mi auguro che in questo contesto il nostro governo riuscirà non solo ad aumentare i target settoriali, ma a far propri i preziosi consiglio della Commmissione su dimensioni essenziali come la dismissione dei sussidi alle fossili e alle politiche di contrasto alla povertà energetica.

Inoltre chiudo sottolineando che il documento della Commissione includa una sezione dedicata a guidare gli Stati Membri all’implementazione del PNIEC anche legandolo ai piani di recovery post covid-19 e una che fornisce una mappatura dei fondi europei 2021-2027 ai quali l’Italia potrebbe attingere per l’implementazione del PNIEC.  Spero quindi che nel contesto de piano di recovery Italiano, il governo consideri le linee guida tracciate dalla commissione in questo documento che richiedono, tra gli altri, che si definiscano misure e investimenti aggiuntive per decarbonizzare il settore elettrico, spingere ancor di più su rinnovabili e efficienza energetica, nonché ridurre il ruolo del gas fossile e aumentare quello rinnovabile, supportare l’economia circolare e rivedere il sistema di tasse e sussidi per allinearli con la transizione ecologica. Ecco tutto questo non farebbe altro che aiutare l’Italia in un’implementazione ambiziosa e lungimirante del proprio PNIEC,  a anticipandone la sua prossima e necessaria revisione al rialzo.

 

7- Passando invece alla strategia sul metano. Quali sono i punti chiave del testo?

Partiamo dal presupposto che essendo principale importatore mondiale di gas fossile, l’Unione dovrebbe innanzitutto stabilire una data di graduale dismissione dell’impiego di questa fonte fossile e nel frattempo stabilire limiti vincolanti alle emissioni anche al di là di quelle generate dalla sua combustione. Attualmente infatti non esiste nessuna norma che controlli le perdite di metano durante la produzione, il trattamento o il trasporto. Pertanto queste emissioni non sono visualizzate nel conteggio dei gas a effetto serra collegati al comparto energetico, né sono incluse negli obiettivi climatici UE. La strategia europea sul metano avrebbe dovuto rispondere anche a questa esigenza. Peccato che allo stato attuale non compaia alcun vincolo. Piuttosto, “incoraggia iniziative volontarie e guidate dalle imprese per colmare immediatamente il divario in termini di verifica e rendicontazione del monitoraggio delle emissioni“. A partire da queste azioni volontarie, “nel 2021 e oltre” saranno prese in considerazione iniziative legislative per fornire un quadro certo di riduzione. Un problema di non poco conto infatti è mancanza di dati e di processi di misurazione concordati in questo campo. Parte della soluzione, come proposto nella strategia starà nella collaborazione tra Commissione Europea e il programma ambientale dell’ONU (Unep) per estendere la Oil and Gas Methane Partnership – iniziativa di rendicontazione volontaria – a tutta la filiera del gas. La Commissione promuoverà anche l’istituzione di un meccanismo internazionale indipendente e qualificato per le emissioni di CH4. L’obiettivo? Raccogliere, verificare e pubblicare i dati sul metano antropogenico. La prima fase riguarderà solo il settore energetico; una volta consolidati gli strumenti, si valuterà se ampliarlo anche al comparto dei rifiuti e quello agricolo. Utilizzando i satelliti Copernicus, l’esecutivo propone anche un sistema di sorveglianza globale per i cosiddetti “superemettitori” – impianti di petrolio e gas con “emissioni sproporzionatamente elevate”.

C’è ancora tanto da fare e la strategia sul Metano pubblicata dalla Commissione non mi soddisfa e lavoreremo con i colleghi nelle varie commissioni parlamentari coinvolte, ENVI e AGRI per fare in modo che il problema delle emissioni di metano, fino a 90 volte più climalteranti della CO2 in un periodo di 20 anni, siano affrontati alla radice e non con un palliativo “controllo e monitoraggio” per quanto importante sia per mappare l’entità del problema.

https://www.canaleenergia.com/e7/europa-avanti-verso-al-transizione-energetica-guardando-allefficienza/

 

 

 

 

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Fonte Ignazio Corrao

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