Forza Orazio!

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Per capire ciò che sto per esprimere devo necessariamente raccontare un aneddoto.

Sono siciliano come quasi tutti i miei parenti.

Tra questi un mio zio si chiamava Orazio.

Lo zio Orazio aveva due figli. Il maggiore si sposò e dopo qualche mese la consorte rimase incinta ed in attesa di un bimbo.

Lo zio Orazio ne fu entusiasta perché, da buon meridionale, non vedeva l’ora di avere un nipote che portasse avanti la tradizione dell’assegnare il nome del nonno al primogenito maschio. Una tradizione forse arcaica, ma che per un genitore meridionale è segno di gran rispetto da parte del figlio.

Quando però lo zio Orazio iniziò a sentire la classica “lotteria”, da parte di nuora, consuocera ed affini, di nomi vari da poter assegnare al bambino, non si scompose di un millimetro.

Di fronte ai vari “Che bello Andrea” o “Mi piacerebbe Matteo” o “Augusto è un bel nome” e via discorrendo lui, per circa nove mesi, stette assolutamente in silenzio. Non proferì una parola.

Venne il giorno delle doglie e anche lo zio Orazio accompagnò figlio e nuora in ospedale per il parto. E mentre la nuora era in procinto di partorire, lui si avvicinò al figlio e serafico gli sussurrò: “Figlio mio, io non voglio assolutamente importi nulla perché questa creatura è vostro figlio ed io non ho nessun diritto di intromettermi nelle vostre scelte. Quindi sentiti libero di scegliere il nome che più vi piacerà. Sappi solo che per me il bambino si chiamerà Orazio e sempre così io lo chiamerò.”

Orazio ora ha circa 20 anni e gode di ottima salute. Lo zio Orazio è ancora in vita.

Cosa voglio dire con questo stupido aneddoto?

Ovviamente mi riferisco agli Stati Generali del Movimento 5 Stelle che oggi si concluderanno tra molte polemiche, critiche e dissensi.

Ho vissuto attivamente tutta la prima parte degli incontri Regionali, con passione, entusiasmo ed orgoglio. Una grande esperienza di scambio di idee e progetti. Un grande entusiasmo generale per portare avanti un progetto politico che non deve morire ma crescere e svilupparsi. Veramente una gran bella esperienza.

Al termine di questo momento sono però arrivati gli Stati Generali Nazionali. E lì, devo dire, anche io ho riscontrato delle criticità, qualcosina che mi ha fatto un pochino storcere il muso.

Fermo restando che la situazione creata dal virus ha ristretto molte possibilità e quindi mettiamola come alibi plausibile, brevemente direi che non mi è piaciuto:

  • i documenti conclusivi delle riunioni regionali dovevano essere pubblicati e a conoscenza di tutti gli attivisti;
  • la votazione dei 30 relatori finali doveva diversificare tra portavoce ed attivisti;
  • i risultati di queste votazioni dovevano essere pubblicati subito;
  • anche le riunioni del 14 (i famosi 3 tavoli) dovevano comunque essere trasmessi in streaming;
  • a conclusione dei lavori dovrebbe essere lanciata una votazione online per verificare se le decisioni assunte corrispondono realmente a quanto discusso tra attivisti. Ma di questo passaggio non se ne fa cenno.

E probabilmente entro questa sera emergeranno altre cose che farò fatica ad accettare.

Questa prassi ci avrebbe almeno evitato polemiche e avrebbe dato la sensazione di trasparenza da noi tanto decantata. Almeno solo solo per questo.

Ma personalmente mi pongo delle domande che ovviamente non possono essere condivise da tutti.

Chi sono io? Perché mi considero un attivista? Cosa mi aspetto da questo Movimento?

Cioè, nel momento in cui mi sto mettendo a discutere su cariche, poltrone, organizzazione, cosa intendo fare?

In parte lo so: fare parte di una grande idea di democrazia interna che parta dal basso. Un grande sogno. Uno dei principii fondanti del Movimento ed uno dei grandi motivi per il quale l’ho votato e sostenuto.

Ma se alcune cose non dovessero andare come io mi aspetto? Se dagli Stati Generali Nazionali dovesse emergere una linea organizzativa che non corrisponde alla mia idea?

In primo luogo, ripeto, ritengo sia necessaria una riverifica tramite la pubblicazione dei documenti degli incontri Regionali ed una votazione aperta ai partecipanti di questi.

Dopodiché è la maggioranza che vince e il mio compito dovrebbe essere di lavorare all’interno del Movimento e continuare a sostenere la mia posizione.

Ma se mi guardo allo specchio e con una botta di umiltà cerco di convincermi che il mio essere attivista non deve necessariamente sfociare con uno scranno in Parlamento o davanti alle telecamere di una qualsiasi TV, devo pormi la questione sotto un altro aspetto.

Riuscirà il Movimento che uscirà da questa discussione ad aiutarmi nel mio piccolo paesello a risolvere il problema delle aree dismesse abbandonate? Riuscirà ad aiutarmi contro l’inquinante inceneritore? Riuscirà a farmi capire come evitare di far spendere 6 milioni di euro in un’opera totalmente inutile? Riuscirà ad aiutarmi a reperire i fondi per attivare un servizio di RadioBus tra le frazioni del mio Comune?

Insomma, al di là delle diverse visioni di organizzazione interna, questo Movimento è in grado di aiutarmi a sostenere il Programma Partecipato che abbiamo proposto nel mio Comune?

Perché la parte (per me) più preoccupante non è la diatriba interna (che col tempo potrà essere modificata e corretta) ma il fatto che quelli “lassù” si possano dimenticare dei territori, delle piccole istanze, della loro base, insomma! Di quel collegamento tra Attivisti, Portavoce (e Governo in questo momento).

La mancanza di questa certezza è il punto centrale di tutta la situazione. Se salta questo punto, allora davvero salta tutto.

Quindi due mandati, tre mandati; Collegiale o Capo Politico; Rousseau di qua o Rousseau di là….. può andare anche bene come visione organizzativa. Ma i principii o gli scopi non devono essere modificati. 

Insomma, qualunque Movimento venga fuori deciso a maggioranza, deve riuscire a mantenere sempre il contatto col territorio.

A quel punto qualunque cosa accadrà per me si chiamerà sempre Orazio.

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