Gianroberto Casaleggio: il lavoro rende liberi

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Internet è una rivoluzione. Non un semplice prodotto che può aiutarci a vivere meglio la vita di sempre o a lavorare meglio nello stile di sempre. No. Internet deve, necessariamente, portare ad una vera e propria trasformazione radicale delle aziende, dei prodotti, delle relazioni umane e aziendali… Altrimenti il suo senso ne risulterà travisato e inespresso.

È questa, come scrive Renato Mannheimer nella prefazione di “Il web è morto, viva il web” (Pro Sources, 2001), l’idea forte che ispirava Gianroberto Casaleggio, che nel libro propone spunti di riflessione, lancia provocazioni forti, a volte moniti. Come a dire: attenti! Perché nella rivoluzione bisogna inserirsi con anticipo e con una presa di coscienza forte. Il cambiamento deve essere affrontato per tempo e nella convinzione che a cambiare non sarà solo la superficie, ma la sostanza delle cose.

Proprio per questo vogliamo regalarvi alcuni stralci di “Il web è morto, viva il web”. E per ricordare parte di quel pensiero, di quelle idee che lo hanno portato a fondare il MoVimento 5 Stelle e il suo cuore pulsante: il Progetto Rousseau.


Il lavoro rende liberi, così era scritto in tedesco, arbeit macht frei, all’ingresso del cancello di Auschwitz. Macabro esercizio umoristico dei nazisti, la frase accoglieva i deportati nel campo di concentramento, condannati ad una morte che negava la loro stessa natura di esseri umani.

Le persone che giungevano ad Auschwitz non ne sospettavano l’orrore e la scritta che li accoglieva era rassicurante, prospettava un campo di lavoro, non un campo di sterminio.

Il lavoro rende liberi era un doppio messaggio: liberi, ma morti, il lavoro vi rende liberi, ma il vostro destino è l’annullamento totale.

Joseph Goebbels, ministro della cultura popolare e della propaganda nazista, aveva scientificamente applicato la regola della negazione della verità con l’enunciazione del suo opposto. Più la negazione era eclatante, più veniva creduta. Più veniva creduta, più la pubblica opinione era gestibile. Questa impostazione è stata applicata fìno al suo estremo limite nelle camere a gas, alle quali le vittime erano condotte facendo credere loro che fossero delle docce.

Avete letto recentemente annunci di ricerca di personale di aziende di It sui quotidiani? Questi annunci sono di solito costruiti con parole di miele, dipingono un futuro quasi paradisiaco, esprimono concetti nobili come team e comunità, propongono società attente al tuo futuro, sì proprio il tuo, di te che leggi e che invierai il tuo curriculum vitae. Gli annunci sono spesso accompagnati da facce sorridenti di persone già impiegate nell’azienda, di fortunati che hanno visto la luce, trovato la propria meta. Per poi essere licenziati in tronco. Senza preavviso, senza una parola di commiato, senza neppure poter rientrare nel proprio ufficio per ritirare gli effetti personali, restituiti in una scatola da un energumeno all’ingresso di quella che è stata la tua seconda casa. In alcuni casi convinti al silenzio sulla gestione del personale praticata dalla loro ex azienda con gratifiche di uscita ad hoc. Fatti realmente successi nelle scorse settimane a centinaia di persone impiegate nella new economy. 

Persino in una società abituata alla mobilità del lavoro e alla competizione estrema come quella americana, i media hanno denunciato la brutalità di alcune aziende. Che sono poi le stesse che pubblicano messaggi di segno opposto sulla importanza delle persone e che al posto di informazione fanno propaganda.

Non voglio mettere in discussione il libero mercato o la mobilità del lavoro, ma la doppiezza del messaggio di molte aziende e la disumanità del rapporto di lavoro. Comportamenti che nel medio termine danneggiano soprattutto le aziende e gli azionisti, perché il loro futuro è basato sulle persone e sulla loro motivazione.

Come si sa, non si può mentire a molti molte volte. Le persone, potendo scegliere, e succederà sempre in misura maggiore, non entreranno in luoghi disumanizzati, nei quali la relazione è basata esclusivamente sul denaro.

l campi di concentramento, se li conosci, li eviti.

Internet, tra le sue valenze, ne ha introdotte due in particolare che puniranno severamente l’utilizzo delle persone come merce, come risorse umane. La prima è la diffusione delle informazioni in tempo reale: si può valutare se le affermazioni di una certa azienda sono coerenti con i suoi reali comportamenti. La seconda è il cambiamento della relazione tra persone all’interno di una organizzazione, relazione che diventa reale, diretta, trasparente, non gerarchica.

Il capitale varrà sempre meno rispetto alla persona, le situazioni di crisi, se gestite senza il consenso delle persone impiegate nella società, produrranno, sempre più, situazioni di maggiore crisi.

Quindi, se leggete un annuncio in cui vi si prospetta un futuro straordinario, prima di rispondere informatevi sulla gestione delle persone dell’azienda (su Internet non è difficile).

Internet rende liberi, anche nel lavoro.

 

L’articolo Gianroberto Casaleggio: il lavoro rende liberi proviene da Il Blog delle Stelle.

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