Giulio Regeni, omicidio di Stato. UE intervenga sull’Egitto spingendo per l’estradizione.

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Quello di Giulio Regeni è stato un omicidio di Stato. Gli agenti della National Security egiziana, l’equivalente dei nostri servizi segreti civili, ritenendo il giovane ricercatore Giulio Regeni pericoloso per la sicurezza nazionale, lo hanno sequestrato il 25 gennaio 2016 e torturato senza pietà per 9 giorni. Per poi abbandonare il suo corpo lunga la polverosa strada tra Cairo e Alessandria.

A questa conclusione sono arrivati, dopo 4 lunghi anni di indagini e un imponente lavoro investigativo, i magistrati Pignatone e Colaiocco della Procura di Roma.

In questi anni l’Egitto ha ostacolato le indagini. Non solo rifiutandosi di fornire ben 39 documenti richiesti dalle autorità italiane, che sarebbero stati cruciali per risalire ad ulteriori responsabili oltre ai 4 agenti egiziani indagati. Ma anche depistando sfacciatamente i magistrati italiani, confezionando raffazzonate verità di comodo e provando ad accreditare la pista ridicola di un sequestro da parte di ladruncoli.

Le torture sono avvenute, come ricostruito dagli investigatori, nella stanza numero 13 di una villa anni ‘50 situata a due passi dal Ministero degli Interni egiziano e usata come scannatoio per i prigionieri da far confessare.

A inchiodare i 4 agenti dei servizi segreti sono stati 5 testimoni, che per questioni di sicurezza sono stati nominati alfa, beta, gamma, delta ed epsilon. Testimoni che adesso si trovano in località protette in attesa di partecipare al processo. 4 testimonianze pesantissime, che finalmente squarciano il velo di omertà e di menzogna prodotto sfacciatamente dagli “amici” egiziani.

Pignatone racconta senza mezzi termini il depistaggio egiziano. “Fin dall’inizio della raccolta dei primi elementi di fatto utili per comprendere quanto accaduto a Giulio Regeni, sono stati posti in essere da molteplici attori plurimi tentativi di sviamento delle indagini finalizzati a distogliere l’attenzione degli investigatori dagli appartenenti degli apparati pubblici egiziani”.

 

L’omicidio di Giulio Regeni è un omicidio di Stato e l’Egitto ha coperto la verità.

Oggi tocca alle Istituzioni europee stringersi attorno ai magistrati italiani, supportare l’inchiesta e spingere con forza e determinazione verso la verità, facendo sentire tutto il loro peso sul corretto svolgimento del processo e imprimendo un cambio radicale nelle relazioni UE-Egitto.

Quanto ai 4 agenti egiziani sui quali pende l’accusa di sequestro, tortura e omicidio, siamo perfettamente consapevoli che non esista un trattato di estradizione tra Italia ed Egitto. Tuttavia, il diritto internazionale è chiaro: tutti gli Stati hanno l’obbligo di processare o estradare gli individui nei confronti dei quali sussistano sufficienti prove che abbiano commesso atti di tortura. Il processo deve essere equo, efficiente e indipendente. Condizioni che, allo stato attuale, alla luce della condotta deprecabile delle istituzioni del Cairo e della palese violazione dei diritti umani, non si verificano in Egitto.

Occorre dunque che le istituzioni europee si spendano fino in fondo per l’estradizione dei 4 agenti egiziani, affinché possano deporre davanti ai giudici e difendersi dalle accuse nell’ambito di un giusto e regolare processo, come garantisce la nostra Costituzione.

L’Europa deve porre fine al torpore che caratterizza le sue relazioni con l’Egitto e intraprendere una serie di interventi di persuasione nei confronti Al Sisi affinchè ponga fine alle torture di Stato e alle violazioni dei diritti. Inoltre deve agire sul fronte dei governi europei che continuano a vendere armi all’Egitto.

Solo così, pretendendo giustizia e cambiando il corso delle nostre relazioni con l’Egitto, l’estremo sacrificio di Giulio avrà avuto un senso.

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Fonte Ignazio Corrao

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