IL CENTRODESTRA ALLA CANNA DEL GAS. DOPO BERLUSCONI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E MICHETTI CANDIDATO SINDACO, UN ALTRO IMPRESENT…

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IL CENTRODESTRA ALLA CANNA DEL GAS. DOPO BERLUSCONI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E MICHETTI CANDIDATO SINDACO, UN ALTRO IMPRESENTABILE: SGARBI ASSESSORE ALLA CULTURA

Lui giura sul rosario che gli ha riportato Matteo Salvini da Fatima e già che c’è pure su mammà: dice che ha la coscienza a posto e che sono campate per aria le accuse mosse dai pm di Roma che gli contestano di aver autenticato almeno 32 quadri di Gino De Dominicis che sapeva essere falsi. Ma Vittorio Sgarbi, in corsa per l’assessorato alla Cultura di Roma con il tandem di centrodestra Michetti-Matone, ha fatto pure di più: alla notizia dell’indagine che lo vede oggi imputato per associazione a delinquere e per false autentiche, si era fatto sentire con le alte sfere dell’Arma dei carabinieri e con un paio di ministri del governo Renzi, Roberta Pinotti (Difesa) e Dario Franceschini (Beni culturali). Per sturare le orecchie a chi di dovere (“Capre! Capre!”, come minimo) e per lamentarsi dell’operato degli investigatori oltre che di quei giudici “fuorilegge” che lo vogliono sputtanare manco fosse il televenditore di croste reso immortale da Corrado Guzzanti.

Davanti ai magistrati Sgarbi ha cercato di cavarsela più di recente pure da sé e anche a costo di tirare in mezzo la Costituzione: ha invocato lo scudo riservato ai parlamentari anche se all’epoca dei fatti contestati non era nemmeno deputato. Ma tant’è, ci ha provato lo stesso.

In fondo lo era stato fino al 2006 salvo poi, dopo una lunga parentesi, riconquistare gli onorevoli galloni che gli hanno fatto sperare nella immunità.
E così di fronte ai magistrati ha calato l’asso delle guarentigie dell’articolo 68 della Suprema Carta in base al quale i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni.
Ma che c’entra l’articolo 68 con la sua professione di esperto d’arte?
Niente e a maggior ragione nel suo caso specifico.
Ché quando Sgarbi certificava le famose tele che rischiano di costargli carissimo, non sedeva più a Montecitorio da un pezzo.
Per questo il gip di Roma gli ha risposto picche mettendone al corrente, sul finire del 2019, il presidente della Camera Roberto Fico. Che poi aveva trasmesso la pratica alla Giunta per le immunità guidata dal meloniano Andrea Del Mastro Delle Vedove. Anche lì è andata malissimo: constatato che tra il 2012 e il 2015 (il periodo in cui avrebbe compiuto le condotte contestate) non sedeva a Montecitorio, il verdetto è stato unanime: la Camera non è competente a pronunciarsi sulla questione.

Il procedimento è dunque potuto proseguire nelle sedi giudiziarie anche se Sgarbi non molla: aveva chiesto che non fossero i magistrati di Roma a decidere se mandarlo a processo, ma senza successo.
Ieri il gup Angela Gerardi ha respinto l’istanza aggiornando l’udienza preliminare al 30 giugno.
(di I. Proietti)

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Fonte Dario Violi on Facebook

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