Il fallimento delle trattative sul Recovery Fund non è responsabilità del Parlamento Europeo. Ecco di chi è la colpa

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Le tensioni tra il Parlamento Europeo e il Consiglio Europeo sulle negoziazioni per l’approvazione del recovery fund è da imputare solo ed esclusivamente alla scarsa volontà di negoziare di quest’ultimo e da una proposta della presidenza tedesca non ambiziosa e priva d’iniziative coraggiose, piegata ai capricci dei soliti noti.  

Ieri su molti media è apparsa la notizia che il Parlamento Europeo avrebbe volontariamente bloccato le negoziazioni  con il consiglio europeo per approvare il prima possibile lo sblocco dei 750 miliardi di euro del recovery fund.  Purtroppo non è proprio cosi in quanto la negoziazione non è mai nata. La proposta presentata dalla Presidenza tedesca che non riguarda solo il recovery fund ma è legata anche al budget pluriennale 2021/2027 è priva di contenuti e soprattutto manca di ambizione. Una trattativa quella del recovery che purtroppo è legata al futuro budget da dedicare nei prossimi 7 anni ai nostri cittadini, con ingenti investimenti legati soprattutto all’erasmus, alla ricerca e l’innovazione con il progetto Horizon Europe e innumerevoli investimenti mirati per specifiche categorie tagliati fuori. Il tutto è condito da un triste compromesso al ribasso sullo stato di diritto anche quello legato all’approvazione del recovery. La proposta della presidenza tedesca di aumentare il bilancio 2021-27 di meno di 10 miliardi è vergognosamente bassa vista l’iniziale richiesta del Parlamento.

Situazione allo stato attuale

  • Sono due diversi nodi che bloccano le trattative sul bilancio Ue.
  • Il primo è prettamente economico: gli eurodeputati vogliono aumentarne il volume totale per dare più soldi ad alcuni programmi tra cui Erasmus e Horizon (ricerca). L’accordo raggiunto a luglio dal Consiglio europeo aveva fissato a 1.074,3 miliardi di euro la dimensione del budget settennale. La richiesta dell’Europarlamento è di incrementare tali voci di spesa con ulteriori 113 miliardi di euro, il 10% in più. Per i governi non se ne parla proprio, soprattutto per i Frugali, che inoltre temono lo sgambetto degli europarlamentari e la cancellazione degli sconti.
  • L’altra questione è invece legata al contenzioso sul meccanismo in grado di bloccare l’erogazione dei fondi Ue ai Paesi che non rispettano lo Stato di diritto. L’Europarlamento vuole un sistema più rigido che dia maggiori poteri alla Commissione per decidere lo stop ai fondi. Polonia e Ungheria chiedono invece che a decidere siano i governi all’unanimità, in modo da aiutarsi a vicenda. La presidenza tedesca ha presentato un compromesso annacquato.

Lo slittamento del recovery fund è dietro l’angolo tranne se non si decida all’ultimo momento di slegare il recovery fund dal budget pluriennale, opzione difficilissima vista la pressione dei frugali e la mancanza di tempo. Ultima data disponibile per trovare un accordo sarà il 14 ottobre, ma il rischio vero e proprio con il passar del tempo e la situazione Covid 19 che imperversa in tutta Europa potrebbe essere quello di un recovery fund bis visto che i 750miliardi di euro non saranno più sufficienti.

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Fonte Ignazio Corrao

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