Il Movimento 5 Stelle e il rapporto con i movimenti civici e ambientalisti

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Una mia battuta all’adnkronos, a margine di una domanda relativa ad un tavolo civico su cui si sta lavorando a Bologna (domani parteciperò ad un evento su questioni europee) ha fatto discutere ed è stata utilizzata strumentalmente da persone con cui vorrei non avere più nulla a che fare prima possibile.
Chiarisco circostanze e significato, visto che molti di voi mi hanno suggerito di farlo. Il giornalista, parlando di questo evento, mi ha chiesto se ero favorevole ad un tavolo aperto al centrosinistra a Bologna ed io ho risposto che sono sempre stato favorevole a qualsiasi laboratorio civico e ambientalista che sia quanto più aperto e inclusivo possibile.

Chi mi conosce sa benissimo che nel m5s ho sempre sostenuto questa tesi anche quando questa tesi era un tabù assoluto. Ad esempio nella mia città, ad Alcamo, la lista del m5s fu composta, a fine 2015 su impulso mio e di alcuni altri (tra cui il portavoce alla camera

Antonio Lombardo), dall’unione di diversi gruppi civici, e con una sola lista (quindi niente accozzaglie, raggruppamenti o accordi) riuscimmo ad ottenere il 48% a primo turno e il 75% al ballottaggio. Era un laboratorio civico che comprendeva varie anime della città in totale contrapposizione con chi l’aveva amministrata e con i centri di potere locali. Una esperienza che abbiamo provato a replicare altrove.
Nei miei 10 anni di militanza nel m5s ho sempre lavorato per includere e portare persone dai comitati civici, dalle associazioni, da varie e diverse realtà della società dentro il m5s. Credo di essere stato uno di quelli che ci ha provato per primo e che ci è anche riuscito meglio, almeno a giudicare dai fatti e dai risultati (che sono l’unica cosa che in politica ha valore, perché a chiacchierare ben pagati dai contribuenti sono bravi tutti).
Se dico che nelle città vanno creati laboratori civici e ambientalisti inclusivi significa che vanno creati tavoli con regole e programmi che devono andare bene a tutti, e che quindi escludono a priori coloro che si sono macchiati di gestioni opache, clientelari o tornacontiste.
Se gli esponenti locali del PD (ma anche del M5S, dei radicali, dei verdi o di qualsiasi altro partito) siano ben accetti a questi tavoli dipende esclusivamente dal singolo territorio e dalle vicende e percezioni di quel territorio, senza generalizzazione e senza accordi preconfezionati dall’alto per scambio di poltrone da parte di chi nulla c’entra con quei territori. In alcuni territori ci sono persone straordinarie che sono esponenti dei partiti più improbabili, anche il partito di Renzi e Calenda hanno persone che nei loro territori godono di grande credibilità (ad esempio il bravo Sindaco di San Lazzaro di Savena Isabella Conti è di Italia Viva), solo quel territorio, le persone che lo vivono, possono valutare la bontà delle persone con cui costruire programmi per migliorare le proprie città o regioni.
Per semplificare al massimo il concetto sostengo (da sempre) che devono essere i territori a decidere sulla base di semplici regole condivise. Che è inaccettabile una alleanza strutturale con il PD (o altro partito), in quanto il PD (e altri partiti) sono pieni zeppi di personaggi impresentabili che hanno devastato i territori, ma che gli facevano comodo in quanto portatori (malati) di consenso elettorale. Si valuta caso per caso e tavolo per tavolo e si corre alle elezioni solo se c’è un progetto serio (costruito nel tempo) per quel territorio, non facendo la sommatoria dei consensi con le accozzaglie di liste (come sempre avvenuto e osteggiato dal vecchio m5s e come invece sembra voler fare la versione ultima del m5s).
Dopo aver risposto in quel modo su Bologna, mi è stato chiesto se valeva lo stesso discorso anche per Roma e Milano, con Raggi e Sala. Sapendo quanto il PD osteggi la conferma di Raggi a Roma (che ha affrontato senza paura un sistema di malaffare di cui lo stesso centrosinistra ha fatto parte), ho detto, in modo provocatorio, che si possono sostenere entrambi all’interno degli stessi tavoli civici. Questo però dipende solo ed esclusivamente da quei tavoli. Che siano i cittadini di buona volontà ed estranei al malaffare locale a decidere chi deve farne parte e su quali basi deve costruirsi il futuro delle proprie città.
Questa è la mia opinione, mia personale e non riconducibile a nessun altro (perchè ho visto goffi tentativi di associarla ad una opinione di un gruppo), e oltre ad essere una mia opinione è anche la mia esperienza nel m5s, basata su fatti concreti e risultati che molti hanno provato ad imitare, senza successo.
p.s. Continuo a ripetere che l’unica possibilità di ripartenza del m5s è un azzeramento totale dei vertici (interni e di governo) perchè troppo potere per troppo tempo in poche mani fa sempre male e non porta a niente di buono (per questo ci chiamavamo portavoce e combattevamo il professionismo della politica), la preparazione “a uscire” (da qualsiasi retribuzione “politica”) di tutti quelli come me al secondo mandato e la contestuale preparazione al turnover, al “passaggio di consegne” delle nuove leve di buona volontà, con annesso potenziamento della decisione collettiva e degli strumenti di controllo e democrazia diretta. Siamo già in estremo ritardo. Se queste circostanze non si realizzeranno in questi stati generali presumo che dal mese prossimo si parlerà del m5s al passato e di un qualcosa di molto simile a quel che è sempre esistito nel panorama politico italiano.

 

Una mia battuta all’adnkronos, a margine di una domanda relativa ad un tavolo civico su cui si sta lavorando a Bologna…

Pubblicato da Ignazio Corrao su Mercoledì 21 ottobre 2020

 

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Fonte Ignazio Corrao

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