Il Nostro Presidente Sandro Pertini – Discorso di fine anno 1978

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Sandro Pertini

 

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Il Nostro Presidente Sandro Pertini – Discorso di fine anno 1978

 

 

Le parole del Presidente 
Messaggio di fine anno – 1978
La fiducia nel popolo italiano

Italiane e Italiani,
vi confesso che non volevo introdurmi nell’intimità delle vostre case in questo giorno in cui festeggiate il sorgere dell’anno nuovo, ma il mio silenzio sarebbe stato male interpretato.
Ho deciso quindi di presentarmi a voi attraverso il video per augurarvi buon anno.
Io non mi rivolgo, come è stato fatto nel passato, prima agli italiani che sono all’estero e poi agli italiani che sono in Italia, ma contemporaneamente agli uni e agli altri.
Perchè gli italiani che sono all’estero, gli emigrati, non vi sono andati per diporto, bensì perchè spinti dalla miseria e dalla fame per trovare un lavoro che purtroppo non hanno trovato in italia.
Ebbene, gli italiani che sono all’estero – io lo so per esperienza personale, perchè sotto il fascismo fui costretto ad emigrare in Francia e per vivere onestamente facevo il manovale-muratore – sentono acutamente la nostalgia della patria, sono sempre spiritualmente vicini alla terra natia, direi quasi più degli italiani che vivono qui in italia: ecco perchè mi rivolgo contemporaneamente agli uni e agli altri.
Se facciamo un breve bilancio dell’anno che sta morendo dobbiamo purtroppo ammettere che non è un bilancio confortante: abbiamo ancora molta disoccupazione, e specialmente quella giovanile mi preoccupa, la disoccupazione dei giovani che escono dalle scuole con un diploma o con una laurea persuasi di potersi incamminare verso la vita sicuri e invece trovano subito dinanzi a sé il muro della disoccupazione. Questo è un grave problema che ci angoscia.
Vi sono, tuttavia, indici di una ripresa economica del nostro paese. Ma io soprattutto ripongo la mia fiducia nel popolo italiano, popolo generoso che si è trovato in circostanze più difficili delle presenti, eppure ha saputo superarle come al termine della seconda guerra mondiale.
Io sono certo che riusciremo a risalire la china se non si spezzerà quella unità nazionale che è stata voluta da un uomo politico, dal cuore puro e dal forte ingegno, legato a me da amicizia fraterna, spietatamente assassinato, aldo moro. Penso in questo momento alla tristezza della compagna dei la sua vita e dei suoi figli.
Ma purtroppo dobbiamo constatare come la nostra Italia sia ancora turbata dalla violenza, dai sequestri e dal terrorismo. Di recente è stato sequestrato un ragazzo di dodici anni, sono spietati questi criminali! L’ondata di terrorismo si è abbattuta su funzionari, impiegati, direttori di aziende, giornalisti, magistrati e forze dell’ordine. Di recente, a torino, due giovani agenti di p.s. sono stati assassinati. Orbene, bisogna riconoscere con franchezza che non siamo sufficientemente attrezzati per affrontare il terrorismo e forse i nostri servizi di informazione non funzionano a perfezione. Dobbiamo attrezzare validamente le forze dell’ordine, dobbiamo attuare la riforma di pubblica sicurezza e dobbiamo in modo particolare cercare di accertare chi sono questi terroristi e chi sono i loro mandanti, coloro che li manovrano.
Nel 1978, proprio nel dicembre dell’anno che sta terminando, si è celebrato il trentennale della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Orbene, sicuro di non compiere alcuna interferenza, protesto con fermezza perchè in molti stati vi sono ancora uomini che soffrono in carcere, che sono torturati e che vengono perseguitati per le loro idee. Nessuna interferenza da parte mia, ma il diritto di protestare in difesa di questi uomini che intendono vivere liberi. Io sono orgoglioso di essere cittadino italiano, ma mi sento anche cittadino del mondo, sicchè quando un uomo in un angolo della terra lotta per la sua libertà ed è perseguitato perchè vuole restare un uomo libero, io sono al suo fianco con tutta la mia solidarieta’ di cittadino del mondo.
Nel 1979 vi saranno le elezioni del Parlamento Europeo. Considero questo evento un fatto di grande importanza. L’unità europea potrà cosi’ realizzarsi in modo più concreto. Le nazioni d’Europa si persuadano che esse sono legate allo stesso destino e se vi sarà tra di loro una salda solidarietà io ritengo che l’Europa potrà conoscere un domani migliore ed essa potrà svolgere opera di mediazione e di pace tra le due superpotenze. Bastano alcuni dati per persuaderci dell’importanza di questo compito: oggi si spendono per le armi nucleari quattrocentomila miliardi all’anno; le due superpotenze posseggono dodicimila testate nucleari che corrispondono a circa un milione e cinquecentomila bombe uguali a quelle che hanno distrutto Hiroshima ed Hiroshima è là ad ammonire tutta l’umanità: la tragedia che ha conosciuto Hiroshima potrebbe conoscerla domani l’umanità intera: eppure vi sono seicento milioni di creature umane che mentre io parlo stanno lottando contro la fame. Lo ripeto qui a voi, italiani e italiane, quello che ebbi a dire innanzi al parlamento quando fui insediato come Presidente della Repubblica: ”si svuotino gli arsenali di guerra sorgente di morte, si colmino i granai sorgente di vita per milioni di creature umane che stanno lottando contro la fame”.
Dico questo con accento accorato, perchè penso soprattutto alle nuove generazioni, ai giovàni. E a loro mi rivolgo. Io credo nella nostra gioventù anche se vi è una frangia di giovani smarriti. La stragrande maggioranza della gioventù, a mio avviso, è moralmente sana. Io ho avuto un’esperienza interessante come Presidente della Camera dei Deputati prima e adesso come Presidente della Repubblica: ho ricevuto e ricevo molte scolaresche di ogni grado della scuola, dalle eleméntari all’università, di ogni regione, dalla Sicilia al Fríuii. Quando ero Presidente della Camera ho ricevuto 55.000 studenti e adesso la stessa consuetudine ho ripreso qui al Quirinale. A questi giovani io non ho mai fatto dei discorsi, ho intrecciato con loro un dialogo come fossimo vecchi amici e mi sono sempre visto porre delle domande molto serie. Io credo quindi in questa nostra gioventù.
I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo.
E’ con questo animo quindi, giovani che mi rivolgo a voi: ascoltatemi vi prego: non armate la vostra mano. Armate il vostro animo. Non armate la vostra mano, giovani, non ricorrete alla violenza, perchè la violenza fa risorgere dal fondo dell’animo dell’uomo gli istinti primordiali, fa prevalere la bestia sull’uomo ed anche quando si usa in istato di legittima difesa essa lascia sempre l’amaro in bocca. No, giovani, armate invece il vostro animo di una fede vigorosa: sceglietela voi liberamente purchè la vostra scelta, presupponga il principio di libertà, se non lo presuppone voi dovete respingerla, altrimenti vi mettereste su una strada senza ritorno, una strada al cui termine starebbe la vostra morale servitù: sareste dei servitori in ginocchio, mentre io vi esorto ad essere sempre degli uomini in piedi, padroni dei vostri sentimenti e dei vostri pensieri. Se non volete, che la vostra vita scorra monotona, grigia e vuota, fate che essa sia illuminata dalla luce di una grande e nobile idea.
Ecco, Italiani e Italiane, con quale animo io mi sono presentato a voi, umilmente, senza alcuna stolta arroganza di potere. Mi sono presentato a voi con molte preoccupazioni, ma anche con la fede nel popolo italiano. A voi tutti i più fervidi auguri per l’anno che sta sorgendo: possa il 1979 recare tranquillità al nostro popolo e costituire l’inizio della sua rinascita economica e sociale. E sia il 1979 l’anno di una pace sicura per il mondo.

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