Il Parkinson ha un odore specifico: finalmente identificato

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La notizia è una vera bomba, il Parkinson ha un suo proprio odore e quindi può essere rilevato. Quando? Prima che si manifesti. Questo vuol dire che si potranno fare test di rilevamento precoce, ben prima che gli effetti siano visibili.

Ma questa storia parte da lontano. All’inizio degli anni ’80, l’infermiera Joy Milne cominciò a notare un distinto odore muschiato su suo marito. Pochi anni dopo a suo marito fu diagnosticata la malattia di Parkinson. Milne non collegò i due eventi fino a quando non si unì a un’organizzazione benefica per la lotta al Parkinson e iniziò ad incontrare altri malati. Fu qui che iniziò a notare che chi era affetto dal Parkinson, aveva un odore insolito.

Così nel 2012, Milne si rivolse a un neuroscienziato che stava studiando il morbo di Parkinson e gli propone qualcosa di letteralmente fuori dall’ordinario. Dichiara di essere in grado di annusare la malattia.

Lo scienziato, prima di prenderla per matta, decide di testare la strana richiesta. Così mette insieme 6 malati di Parkinson e 6 soggetti sani, fa indossare ad ognuno magliette pulite per un giorno intero, e poi presenta le 12 magliette a Milne. Dopo estesi test di sniffing, Milne azzecca perfettamente 11 su 12 risultati.

Da allora, un team di scienziati ha lavorato per isolare e identificare i composti associati al Parkinson. Ora, dopo diversi anni di lavoro, i ricercatori affermano di aver avuto successo. La scoperta potrebbe portare a un test di diagnosi precoce per questa malattia devastante.

Il sebo è una sostanza oleosa secreta dalla pelle. Ricerche precedenti hanno rivelato che i pazienti affetti da morbo di Parkinson tendono a produrre eccessivamente sebo e l’ipotesi è che molecole specifiche nel sebo secreto dai pazienti di Parkinson siano particolari. Infatti sembra che nei pazienti affetti dal morbo, il sebo abbia specifici biomarcatori molecolari unici. Questi sono la causa dell’odore del Parkinson.

Si tratta ancora di fasi iniziali della ricerca, ma è suggerito che, rintracciando i livelli di queste specifiche molecole nei campioni di sebo, la malattia possa essere identificata in una varietà di fasi differenti. La speranza è che oltre a condurre a uno strumento di diagnosi precoce, il test possa monitorare la progressione della malattia in modo facile e non invasivo.

Il marito di Milne è scomparso nel 2015, ma la sua scoperta potrebbe migliorare la vita di milioni di persone in tutto il mondo. I test potrebbero avere la capacità di rilevare e monitorare questa malattia attraverso biomarcatori cutanei, rivoluzionando la diagnosi e il trattamento.

Fonte: Università di Manchester

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Fonte Il Blog di Beppe Grillo

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