Il Piano Rimpatri Sicuri

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Per me è molto importante presentarvi il primo step del nostro Piano Rimpatri Sicuri.

È stato un lavoro di squadra, ringrazio ovviamente il ministro Bonafede ma soprattutto il Presidente Conte e la ministra Lamorgese.
Stamattina firmiamo il decreto interministeriale che ci consente di portare, per una serie di Paesi, le procedure per stabilire se un migrante può stare in Italia oppure no, da circa 2 anni a 4 mesi.

È un meccanismo che si aziona quando abbiamo sbarchi di ogni tipo: sia di Ong, che come sapete sono il 10%, sia dei barchini. Quando ci sono persone che fanno richiesta di asilo con eventuali ricorsi scatta il meccanismo per cui anche se vogliamo rimpatriarli non possiamo farlo, perché c’è una procedura in corso. Adesso, dall’aspettare 2 anni, dobbiamo aspettare circa 4 mesi e, se l’esito è negativo, ovvero queste persone non possono stare in Italia, allora noi possiamo avviare subito il meccanismo dei rimpatri.

Per me è importante che questi Paesi, che inseriamo in questo decreto interministeriale, facciano parte di un elenco che rappresenti il primo step di un piano di Rimpatri Sicuri in cui in Italia siamo all’anno zero. Le cifre sono pressoché stazionarie. Ci sono dei meccanismi di rimpatrio che non sono stati implementati in questi anni, né negli ultimi 14 mesi ci sono stati miglioramenti e sapete bene come la penso.

Io non credo che la redistribuzione dei migranti negli altri Paesi europei sia la soluzione definitiva. Questa ci aiuta soltanto a gestire il problema migranti come Europa e non più come Italia, e se abbiamo persone che secondo le leggi internazionali e quelle italiane non possono stare qui, noi dobbiamo fare molto di più sul sistema dei rimpatri.
I Paesi per i quali i cittadini che faranno richiesta di restare in Italia e per i quali si passa da 2 anni a 4 mesi sono: Algeria, Marocco, Tunisia, Albania, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Senegal, Serbia, Ucraina.

Vi faccio questo elenco perché ho i numeri davanti a me: su un totale di 7.087 arrivi al 27 settembre del 2019, oltre un terzo di quelli arrivati in Italia appartengono come nazionalità ad uno di questi Paesi. Ciò significa che, per il rimpatrio, noi, per molte di queste persone, dobbiamo a volte attendere due anni ed è anche questo che blocca il meccanismo.
Ora per oltre un terzo degli arrivi, acceleriamo le procedure, arrivando a 4 mesi. Credo che questo sia un primo passo molto importante, che rende il nostro Paese sicuramente meno burocratizzato per quanto riguarda le procedure sull’immigrazione e più consapevole del fatto che chi sta qui è una persona che può stare qui. Ovviamente ci sono una serie di altri step da realizzare ed è facoltà di uno Stato poter accelerare queste procedure e questa facoltà è contenuta anche all’interno di quelle che sono le cosiddette norme europee.

È un decreto, questo, che non urla, è un decreto che fa i fatti.

È sicuramente un primo passo e dico anche quali debbano essere i successivi step, nei prossimi giorni e nelle seguenti settimane, per continuare con il Piano Rimpatri Sicuri.

Prima di tutto abbiamo un fondo rimpatri da implementare: ricorderete che noi siamo stati coloro che nelle norme dello Stato hanno introdotto il Fondo Rimpatri, che serve a stimolare gli accordi internazionali sui rimpatri o arrivare a 50 milioni di euro (secondo noi deve arrivare a molto di più), perché sono i fondi che andremo ad utilizzare con i Paesi di provenienza, per stabilire rimpatri più veloci. L’altra cosa è che noi abbiamo due Paesi che non sono proprio limitrofi ma sono nostri vicini: Marocco e Tunisia che sono in quest’elenco e con i quali abbiamo degli accordi di rimpatrio da rafforzare o, in alcuni casi, da ratificare.

Il nostro obiettivo è quello di stabilire delle relazioni, tra i nostri governi, molto più forti, collaborare e ottenere il risultato di accelerare i rimpatri. Il Marocco ha un accordo con noi che non ha mai ratificato, ma devo dire anche che in questi anni noi, come Italia, non abbiamo rafforzato le nostre relazioni col Marocco. Manchiamo da un po’ con i vertici delle istituzioni del Governo e, sicuramente, sarà oggetto di uno dei miei prossimi viaggi (insieme al viaggio in Tunisia) dove chiederemo alle istituzioni tunisine di riunire, il prima possibile in Italia o in Tunisia, il gruppo di lavoro misto italo-tunisino per implementare l’accordo sui rimpatri. Oggi i rimpatri anche verso la Tunisia hanno vari problemi, ma uno di questi era anche il fatto che dovevamo aspettare la fine di tutte le lungaggini burocratiche per le richieste d’asilo.

Ringrazio per il lavoro che ha fatto la ministra Lamorgese, che ha portato allo statement di Malta e vedremo, in vista del Consiglio Europeo, quali saranno gli obiettivi, ma questo Piano Rimpatri Sicuri entra in qualcosa di più grande del semplice meccanismo di rimpatrio. Il modo per fermare i flussi migratori parte sicuramente nel dire come è stato “se non puoi stare qui allora inneschiamo un meccanismo per riportarti indietro”, ovviamente là dove si rispettano i diritti e dove non ci sono notizie di persecuzioni e discriminazioni. Noi, al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione, abbiamo tutto il comparto dell’azione allo sviluppo su cui vogliamo agire, perché la cooperazione allo sviluppo è la leva per fare in modo che in quei Paesi e da quei Paesi non si parta più.

Per me questo è un concetto molto importante, perché il fenomeno migratorio lo si gestisce in emergenza con le redistribuzioni in Europa, ma attenzione, perché se in un Paese di origine si viene a sapere che tu non solo puoi arrivare in Italia, ma se ti va bene con la redistribuzione poi addirittura arrivare in Francia e in Germania, si rischia un pool factor, che può far partire più persone di quelle che stavano partendo. Lo step importante è fermare le partenze con politiche di cooperazione allo sviluppo ma anche mandando il messaggio che se non hai diritto a stare qui c’è il sistema dei rimpatri che adesso inizieremo a implementare.

E ovviamente con una grande azione di diplomazia, che deve portare a stabilizzare la Libia, uno dei nostri punti critici nel Mediterraneo, che rappresenta uno dei corridoi delle rotte dei migranti.

Il Piano Rimpatri Sicuri vede questo primo step oggi. È stato un lavoro di squadra, firmiamo questo decreto io, il ministro Bonafede e la ministra Lamorgese che saluto e ringrazio per averlo firmato in tempi rapidissimi.

  • Adesso passeremo a rafforzare gli accordi di rimpatrio con molti Paesi di origine e ricordo: tenete presente che, oltre un terzo degli arrivi di quest’anno, provengono proprio da questi.

 


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