Il reddito di cittadinanza alla prova dei fatti: restituiamo un futuro a milioni di persone

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Il Reddito di Cittadinanza è uno dei pilastri del MoVimento 5 Stelle da sempre. Quando ho contribuito nel 2010 alla nascita del MoVimento nella mia città, Desio, in Lombardia il Reddito era una parola ricorrente nei banchetti e a contatto con le persone che cominciavano a conoscere il nostro progetto politico. Quelle voci le avevo sentite per anni tra i miei vicini di casa quando abitavo in una palazzina popolare dove i disagi erano maggiori rispetto alle soluzioni. Ero fermamente convinto che bisognasse dare delle risposte a quelle famiglie che si scontravano con i problemi della loro quotidianità.

Gianroberto Casaleggio in un’intervista di qualche tempo fa disse che è un obbligo morale impegnarsi per combattere la povertà, così da strappare alla disperazione milioni di persone. Sono parole in cui mi riconosco pienamente ancora oggi e che hanno ispirato gran parte della mia azione politica. Quando sono stato eletto deputato ho contribuito a portare questa battaglia in Parlamento e con il lavoro fatto dai parlamentari e dal ministro Di Maio siamo finalmente riusciti a trasformarla in realtà.

Le domande per il Reddito di Cittadinanza sono partite a marzo e dopo due mesi abbiamo già superato il milione. Questo significa che siamo quasi a 3 milioni di persone in difficoltà che potranno essere raggiunte da uno strumento che contrasta emarginazione, disuguaglianze ed esclusione lavorativa. Il Reddito è quindi realtà e questi numeri confermano che il nostro non era un piano visionario, strampalato e irrealizzabile come le opposizioni e coloro che volevano mantenere tutto com’era, si sono affrettati a dire in questi mesi.

D’altronde noi ne eravamo già convinti. E il fatto che in quasi tutti i Paesi europei esistano già strumenti simili al Reddito di Cittadinanza rappresenta un’ulteriore conferma. Altre democrazie a noi vicine si sono accorte della necessità di fare qualcosa per rinnovare lo stato sociale e agire per chi è stato a lungo dimenticato.

In Francia, ad esempio, è in vigore il “revenu de solidarieté active” che spetta ai cittadini poveri. Come per il Reddito di Cittadinanza italiano esistono degli obblighi e degli impegni di formazione e di ricerca del lavoro per i beneficiari, ma non sembra esserci un impegno diretto dello Stato nella formazione e nell’orientamento al lavoro, come invece stiamo cercando di fare noi con le migliaia di assunzioni che ci saranno nei Centri per l’impiego. Grazie alla Legge di bilancio e all’accordo tra lo Stato e le Regioni saranno assunte 7.000 persone, che insieme ai 3.000 navigator selezionati da Anpal, raddoppieranno l’organico attuale. Parliamo di persone che seguiranno i beneficiari del Reddito nel loro percorso di formazione e di reinserimento nel mondo del lavoro. Una azione che non era più prorogabile e che ha l’obiettivo di rinnovare completamente i Centri per l’Impiego e renderli finalmente efficienti dopo anni di immobilismo.

Rispetto al Nord Europa dove gli assegni mensili sono più elevati, in Francia le persone sole possono ricevere intorno ai 500 euro al mese. Nel programma francese c’è l’intenzione di assicurare un reddito minimo a tutti coloro che vivono sotto la soglia di povertà. In sostanza un provvedimento assimilabile a quanto abbiamo fatto in Italia visto che anche i francesi prevedono aiuti per l’affitto che fanno crescere il reddito complessivo.

Anche in Germania esiste da anni una misura simile al Reddito di Cittadinanza. Si chiama Hartz IV e può essere richiesto da chi guadagna meno di 9 mila euro all’anno e non ha un patrimonio finanziario elevato. Un single può ricevere intorno ai 400 euro al mese, i nuclei familiari hanno un’integrazione dai 200 ai 300 euro circa per ogni figlio. A queste cifre si aggiungono anche le spese per l’affitto.

La Germania ha legato molto questo sussidio alla rete dei Jobcenter, che sono fondamentali nel far rispettare il patto siglato dai beneficiari, con tre offerte di lavoro da accettare, pena la perdita del beneficio. In sostanza, lo scopo è, come in Italia, quello di favorire il reinserimento lavorativo e sociale di chi percepisce il beneficio. Secondo il presidente dell’Agenzia federale del Lavoro Detlef Scheele, dal 2007 in Germania c’è stato un calo significativo dei disoccupati di oltre il 40% con una diminuzione del sussidio del 17%.

Sappiamo bene che la nostra realtà non è assimilabile del tutto né al caso francese né a quello tedesco. Possiamo, però, ribadire che l’intenzione della nostra politica è quella di contrastare finalmente in maniera efficace la povertà, dando una speranza a chi finora non ce l’ha avuta di poter trovare uno spazio nella società dopo anni di emarginazione e di indifferenza da parte di chi ha governato questo Paese. Non ci fermiamo di fronte a chi ci ha detto che abbiamo dato troppo o troppo poco a chi è in difficoltà, di fronte a chi ci accusava di assistenzialismo pur non avendo mai mosso un dito per riformare i Centri per l’impiego, di fronte a chi ci diceva che i controlli erano pochi e subito dopo che erano troppi. Insomma, una fiera della critica fine a sé stessa che noi stiamo mettendo a tacere con i fatti.

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Fonte Il Blog delle Stelle

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