La verità sul salario minimo orario

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In questi giorni sul nostro disegno di legge per l’istituzione del salario minimo orario ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori. Un fuoco di fila che si è alzato come ai tempi del Decreto Dignità, quando analisti, associazioni sindacali e i giornaloni prefiguravano l’Apocalisse e invece la realtà dice più contratti stabili per decine di migliaia di lavoratori costretti da anni a vivere in uno stato di precarietà.

Adesso, con nostra grande sorpresa, visto che c’è già in 22 Paesi Ue su 28, questa narrazione ansiogena e catastrofista si sta riproponendo per il salario minimo. Perciò occorre fare chiarezza.

Prima di tutto: chi continua a sostenere che approvando la nostra proposta ci sarà una fuga dai contratti collettivi nazionali (CCNL) o non l’ha letta, o non l’ha capita o – peggio ancora – mente sapendo di mentire. Infatti il disegno di legge a mia firma dice chiaro e tondo che nessun lavoratore può guadagnare meno di quanto previsto dai CCNL più rappresentativi e, comunque, il salario stabilito dal contratto collettivo non potrà mai scendere sotto i 9 euro lordi all’ora. Contemporaneamente, in questo modo viene rafforzata la contrattazione collettiva “sana” e si contrastano i “contratti pirata” (quelli sottoscritti da organizzazioni sindacali scarsamente rappresentative) e il dumping salariale, quindi la concorrenza sleale. Perciò, di che cosa stiamo parlando?

E ancora: davvero un salario minimo a 9 euro, cifra da noi individuata come minimo tabellare sotto la quale nessun contratto dovrà più scendere, è “il più elevato tra i Paesi Ocse”? No. Nel report Minimum wages in 2019: Annual review, Eurofound (l’agenzia dell’Ue costituita a metà degli Anni ’70 per contribuire a migliorare le condizioni di vita e lavoro in Europa) ha pubblicato le variazioni dei salari minimi nel 2019 rispetto al 2018. Ebbene, in Germania, che ha approvato la legge per istituirlo già nel 2014, quest’anno il salario minimo si attesta a 9,19 euro all’ora, +3,96% rispetto agli 8,84 euro del 2018. Stesso discorso in Francia, dove si passa dai 9,88 euro all’ora dell’anno scorso a 10,03 euro. Incrementi si registrano anche in Belgio (da 9,22 a 9,41 euro all’ora), Irlanda (da 9,55 a 9,80 euro all’ora) e Olanda (da 9,11 a 9,33 euro all’ora), solo per citare alcuni casi.

Infine: veramente l’istituzione del salario minimo avrà effetti negativi sull’economia? Anche in questo caso la risposta è no. Casomai è vero il contrario. Infatti un aumento degli stipendi – l’Istat ha stimato che con l’approvazione della nostra proposta circa 3 milioni di lavoratori avranno un incremento medio annuo di retribuzione di 1.073 euro – avrà effetti positivi sull’economia perché darà più potere d’acquisto a chi, per esempio, oggi in alcune province del Paese vive, incredibile ma vero, con un reddito medio mensile di 520 euro, cioè 3,25 euro all’ora con un contratto da 40 ore settimanali.

Un recente rapporto della Fondazione Di Vittorio (Cgil) ha rilevato come in Italia, tra il 2010 e il 2017, i salari abbiano perso mille euro di potere d’acquisto. Se nove anni fa la retribuzione media in Italia era di 30.272 euro, nel 2017 questa è scesa a 29.214 euro. Insomma, possiamo comprare 1.000 euro di beni e servizi in meno. L’opposto di quanto è avvenuto in Germania e Francia, dove nello stesso periodo i salari sono aumentati – rispettivamente – di 3.825 e 1.898 euro. Sarà un caso che entrambi i Paesi abbiano istituito un salario minimo per legge? Non credo…

Ovviamente, l’istituzione del salario minimo sarà accompagnata da un intervento per tagliare il cuneo fiscale che sarà inserito nella legge di Bilancio. Le piccole, medie e grandi imprese sono la spina dorsale di questo Paese e intendiamo tutelarle in tutti i modi possibili e immaginabili.

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Fonte Il Blog delle Stelle

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