Le nomine? L’assicurazione sulla vita della maggioranza

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Se la riduzione del numero dei parlamentari è l’assicurazione sulla vita della legislatura, le nomine sono l’assicurazione sulla vita della maggioranza.
Si, perché da qui a qualche mese nelle società pubbliche si libereranno più di 550 posti da lottizzare per i partiti di maggioranza. Il che, aggiungendo i denari del Recovery Fund da programmare, significa “piatto ricco, mi ci ficco”. Capite che non c’è da stupirsi per le provocazioni dei renziani, di gente che fa politica in un certo modo, che cerca (e di solito ci riesce) di ottenere il massimo con il poco, pochissimo che rappresenta, per continuare ad avere leve di potere (e di consenso) anche in futuro attraverso la lottizzazione del potere stesso. È il modello più imitato in Italia, quello che (quasi) tutti i politicanti provano sempre a fare.

Oggi però, le lottizzazioni di un lato godono di un alleato mediatico impensabile per prevalere sulle lottizzazioni dell’altro lato. Perché se ci pensate bene, ogni volta che nella testa degli italiani viene fatto rimbombare il messaggio che questo governo (o questa maggioranza) deve andare avanti perchè è l’unico modo per salvare il Paese dalle tenebre del centrodestra (che effettivamente è orribilante, ma in modo non tanto dissimile dal centrosinistra, essendosi da sempre spartiti la torta nello stesso modo), i mille comitati di affari che girano intorno al PD e al centro(sinistra) si leccano i baffi.
Penso che mentre stappano bottiglie di champagne non crederanno alle loro orecchie nel sentirsi difesi e protetti dal partito che gli aveva aizzato contro un popolo raccontando nelle piazze le loro incoerenze e dell’attitudine di molti di loro a servire interessi particolari piuttosto che collettivi.
C’è davvero qualcuno che pensa che Renzi e i suoi sodali vogliano far tornare al voto gli italiani?
A me sembra chiaro che cercano di alzare il tiro per incassare ancora di più di quanto fatto finora, giocando sulla debolezza del loro partito d’origine e sulla paura del voto del movimento che doveva dettare i tempi e la linea politica della legislatura e imporre nuove regole e metodi. Esatto, nuovi metodi in cui tutti avevano creduto. A partire proprio dalle nomine magari, dove ci si aspettava trasparenza e meritocrazia e si è ottenuto invece opacità e favoritismi da far rimpiangere la prima repubblica. Registrato quindi il fatto che la minaccia di coinvolgere i cittadini (su interessi per loro rilevanti) non viene usata più da tempo, appare chiaro che i professionisti della lottizzazione vogliano fiondarsi sui 360 incarichi da assegnare tra cda e collegi sindacali già scaduti e sui 190 posti nei CdA che si libereranno con l’approvazione del bilancio 2020. Parliamo di Cassa depositi e prestiti, di Ferrovie, di Anas, di Invimit, di Rai, di Sogei, del Gse, di Trenitalia, di Rfi e di diverse controllate di Sport e Salute, di Enel, di Poste Italiane, di Eni, di Invitalia e di Leonardo.
Non sto dicendo queste cose perché non ho niente di meglio da fare la domenica prima di Natale, ma lo dico per cercare di farvi riflettere sul fatto che le partecipate pubbliche sono il luogo in cui la politica dovrebbe far valere in maniera concreta i propri obiettivi, dove le persone che vengono nominate dovrebbero essere riconoscibili più dei politici stessi che li nominano (oggi invece vengono ancora piazzati nelle aziende di Stato con stipendi da favola amichetti e trombati della politica vari senza alcun problema) e soggetti a trasparenza assoluta. Immaginate come funzionerebbe una Rai trasparente e democratizzata, per fare un esempio concreto.
Ora, considerata anche la programmazione dei fondi del Recovery Fund (su cui alcuni giustamente lamentano l’accentramento del governo e deep State e il mancato coinvolgimento del parlamento, unico organo rappresentativo, per modo di dire viste le liste bloccate dai partiti, della volontà popolare) e l’elezione del Presidente della Repubblica tra poco più di un anno, pensate davvero che qualcuno dei partiti di maggioranza voglia uscire dalla maggioranza in un momento come questo? Io, non credo
p.s. Sia chiaro che staff, consulenti, dirigenti e nominati vari ed eventuali sono un esercito, gestiscono nell’ombra un potere enorme e duraturo e guadagnano spesso molto ma molto di più di deputati e politici vari che sono esposti (e teoricamente votati) e fanno solo da specchietto per le allodole. Ma questo ovviamente sfugge (quasi) a tutti.

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Fonte Ignazio Corrao

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