L’Economia circolare

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Nell’ultimo decennio è in atto nell’Unione europea un processo di transizione energetica che va di pari passo con la transizione verso un’economia circolare in cui si riduce progressivamente la quantità di risorse, materie ed energie impiegate nei processi produttivi, con una riduzione dei livelli di emissioni di biossido di carbonio.
L’economia lineare, al contrario, si basa su un modello che prevede la produzione di un bene, il suo utilizzo e abbandono, comportando un elevato spreco di risorse con un forte impatto ambientale.
L’UE è all’avanguardia nel settore delle tecnologie verdi. Secondo la Commissione europea, la produzione di beni e servizi ambientali (ad es. beni necessari ad impianti di energia rinnovabile, al trattamento dei rifiuti o al controllo dell’ambiente) per unità di prodotto interno lordo è cresciuta di oltre il 50% nel corso dell’ultimo decennio e i posti di lavoro connessi all'”economia verde” hanno raggiunto oltre i 4 milioni di equivalenti a tempo pieno.
Ciononostante, oltre un quarto dei rifiuti urbani nell’UE è ancora collocato in discarica e meno della metà è sottoposto a riciclaggio o compostaggio, con differenze significative tra gli Stati membri nel trattamento dei rifiuti urbani (che rappresentano circa il 10% del totale dei rifiuti), dei rifiuti di imballaggio (carta e cartone, vetro, plastica, legno e metallo) e di altri flussi di rifiuti. La politica dell’UE è basata sulla «gerarchia dei rifiuti», che prevede il seguente ordine di priorità: prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero di altro tipo (per esempio, incenerimento con recupero di energia), smaltimento con conferimento in discarica.
Dagli ultimi dati Eurostat sulla produzione di rifiuti (maggio 2017), risulta che nel 2014 la produzione totale di rifiuti delle attività economiche e domestiche nell’UE-28 ammontava a 2.503 milioni di tonnellate, dato che costituisce l’importo più elevato registrato nell’UE-28 nel periodo 2004-2014.

 
Nell’UE-28, il settore delle costruzioni ha contribuito per il 34,7% del totale nel 2014, seguito dalle attività estrattive (28,2%), dalle attività manifatturiere (10,2%), dai servizi nel settore delle acque e dei rifiuti (9,1%) e dalle attività domestiche (8,3%); il restante 9,5% dei rifiuti è stato generato da altre attività economiche, principalmente i servizi (3,9%) e l’energia (3,7%).

Per quanto riguarda il trattamento dei rifiuti, quasi la metà (47,4%) dei rifiuti trattati nell’UE-28 nel 2014 è stata sottoposta a operazioni di smaltimento diverse dall’incenerimento (collocamento in discarica). Il 36,2% dei rifiuti trattati nell’UE-28 nel 2014 è stato destinato a operazioni di recupero, diverse dal recupero energetico e dalla colmatazione[1] (per semplificazione indicati come riciclaggio). Poco più di un decimo (10,2%) dei rifiuti trattati nell’UE-28 è stato destinato alla colmatazione, mentre il resto è stato avviato all’incenerimento, sia con recupero energetico (4,7%) che senza (1,5%). Tra gli Stati membri dell’UE sono state registrate differenze significative per quanto riguarda l’uso dei diversi metodi di trattamento. Ad esempio, alcuni Stati membri presentano percentuali molto elevate di riciclaggio (Italia e Belgio), mentre altri prediligono il collocamento dei rifiuti in discarica (Bulgaria, Romania, Grecia, Svezia e Finlandia).

[1] Per colmatazione o backfilling s’intende il “riempimento” in un’operazione di recupero in cui i rifiuti idonei sono utilizzati a fini di bonifica in aree escavate o per interventi paesaggistici e in cui i rifiuti sostituiscono materiali che non sono rifiuti.

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Fonte Camera dei deputati – Attività parlamentare nella XVII Legislatura

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