Mercoledì 20 Luglio 2022 – 454ª Seduta pubblica : Comunicato di seduta

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Seduta
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Con 95 voti favorevoli e 38 contrari, l’Assemblea ha approvato la proposta di risoluzione n. 2 presentata dal sen. Casini (Aut) sulla quale il Presidente del Consiglio ha posto la questione di fiducia.

Questa mattina il Presidente del Consiglio dei Ministri Draghi ha reso comunicazioni per spiegare le ragioni delle dimissioni rassegnate giovedì scorso, dimissioni che sono state respinte dal Presidente della Repubblica il quale ha rinviato il premier alle Camere. Il Presidente del Consiglio ha ricordato che il Governo di unità nazionale è nato, dopo l’appello del Capo dello Stato, per affrontare l’emergenza pandemica, economica, sociale; l’ampio consenso parlamentare è stato garanzia di legittimità, tempestività ed efficacia. A lungo le forze di Governo hanno messo da parte le divisioni: il contenimento sanitario, la campagna di vaccinazione e i provvedimenti di sostegno hanno consentito di superare la fase più acuta della pandemia e di rilanciare l’economia. Con la stesura del PNRR è stato avviato un piano di riforme (giustizia, fisco, appalti, concorrenza) e di investimenti che non ha precedenti nella storia recente. A oggi – ha sottolineato il Premier – tutti gli obiettivi sono stati raggiunti e dalla Commissione europea sono stati ottenuti 45 miliardi. Il Governo ha poi reagito con fermezza all’invasione dell’Ucraina: con il pieno sostegno all’Ucraina e la condanna della Russia, l’Italia ha dimostrato di poter avere un ruolo guida nell’Unione e nel G7. Il Governo si è mosso per ridurre le importazioni di gas russo dal 45 al 25 per cento e intende azzerarle in un anno e mezzo; ha accelerato, con semplificazioni, gli investimenti sul fronte delle rinnovabili per la tutela dell’ambiente e per l’autonomia energetica; ha inoltre stanziato 33 miliardi in un anno per contenere l’impatto dell’aumento dei prezzi. La rinnovata credibilità collettiva ha contenuto il costo del debito anche in una fase di rialzo dei tassi. Con il passare dei mesi, però, è cresciuto fra le forze politiche il desiderio di distinguo: le riforme del CSM, del catasto e delle concessioni balneari hanno mostrato segni di sfarinamento; in politica estera sono emersi tentativi di fiaccare la posizione del Governo; è stata avanzata la richiesta di ulteriore indebitamento. Il desiderio di stare insieme e di agire con efficacia e tempestività si è esaurito e il voto di giovedì scorso ha certificato la fine del patto: la mancata votazione di fiducia da parte di un Gruppo è un gesto chiaro, impossibile da ignorare. L’unica strada per stare insieme – ha affermato il Presidente del Consiglio – è ricostruire questo patto: la mobilitazione di questi giorni per la stabilità (in particolare l’appello dei sindaci e del personale sanitario) è senza precedenti e impossibile da ignorare. Il cuore della discussione riguarda la possibilità di ricostruire condizioni per un Governo efficace e tempestivo sui seguenti fronti: il completamento del PNRR (entro fine anno vanno raggiunti 55 obiettivi per avere una rata di 19 miliardi di euro); la riforma del codice degli appalti e della concorrenza (apertura dei mercati, servizi pubblici locali, concessioni balneari, taxi) che va approvata prima della pausa estiva; la riforma della giustizia tributaria, del fisco e della riscossione (il disegno è superare l’Irap, razionalizzare l’Iva, ridurre le aliquote Irpef per i redditi più bassi). C’è infine l’agenda sociale: il dialogo con le parti sociali si tradurrà in misure nell’ambito della legge di bilancio; entro i primi giorni di agosto sarà varato un provvedimento corposo per contenere l’aumento del costo dell’energia e sostenere i redditi più bassi. Occorre ridurre le imposte sul lavoro; spingere per il rinnovo dei contratti collettivi; lavorare nella direzione della direttiva europea sul salario minimo; il reddito di cittadinanza è una misura importante per ridurre la povertà ma può essere migliorato per ridurre gli effetti negativi sul mercato del lavoro; c’è bisogno di una riforma delle pensioni (flessibilità in uscita e impianto sostenibile ancorato al contributivo). L’Italia deve continuare a diversificare i fornitori e spingere sulle rinnovabili; servono rigassificatori (ultimare quello di Piombino entro primavera è una questione di sicurezza nazionale); entro il 2030 andranno costruiti gli impianti per le rinnovabili; rispetto al bonus edilizia il Governo intende affrontare i problemi della cessione del credito ma ridurre la generosità dei contributi. Il Governo è saldamento ancorato alla UE e alla Nato, intende sostenere l’Ucraina in ogni modo, cercare soluzioni negoziali a partire dalla crisi del grano, combattere le interferenze delle autocrazie. In Europa si batterà per il tetto al prezzo del gas e la riforma del mercato elettrico, la difesa comune, la revisione delle regole di bilancio, il superamento dell’unanimità. Infine, anche per la riforma dei medici di base e per l’autonomia differenziata occorre un Governo forte e coeso, una fiducia di facciata sarebbe insufficiente.

Nella discussione, il sen. Romeo (L-SP) ha invitato il Presidente del Consiglio a prendere atto del cambiamento di maggioranza avvenuto nell’ultimo voto di fiducia: l’obiettivo non può essere la tutela del campo largo progressista, l’obiettivo è la formazione di un Governo coeso per affrontare la crisi energetica senza veti su rigassificatori e trivellazioni; il Governo deve revisionare il reddito di cittadinanza, che non ha funzionato come strumento di promozione dell’occupazione, e contemperare la concorrenza con la tutela dell’impresa nazionale e dei posti di lavoro. Il sen. Gasparri (FIBP-UDC) ha evidenziato che il Gruppo ha appoggiato lealmente il Governo di unità nazionale, un Governo che ha conseguito risultati grazie al lavoro di mediazione svolto in Parlamento. Il Presidente del Consiglio ha parlato della necessità di un nuovo patto di fiducia: il Gruppo, per il quale la riforma del fisco è una priorità, chiede chiarezza e discontinuità; in un momento delicato, tutti i Gruppi politici devono rinunciare a sventolare le proprie bandiere. Il sen. Licheri (M5S) ha sottolineato che circa 40.000 imprese non pagano i dipendenti a causa del blocco dei crediti fiscali; Istat e Inps hanno fornito il quadro di un paese sull’orlo del baratro: è necessario un cambio di passo. Il reddito di cittadinanza, cui vengono imputati tutti i mali, ha salvato 500.000 famiglie dalla povertà; attualmente 4 milioni di lavoratori con regolare contratto non superano la soglia della povertà: M5S è l’unica forza politica che incalza il Governo su questi temi. La transizione energetica non è uno slogan: non si può approfittare della crisi ucraina per rilanciare il carbone o inserire nel decreto aiuti la norma sull’inceneritore. Infine, l’invio di armi in Ucraina indebolisce il negoziato: il Gruppo chiede di intensificare l’azione diplomatica per la cessazione del conflitto. Il sen. Ferrara (PD) ha sottolineato che le emergenze non sono terminate, si sono anzi aggravate (guerra, crisi energetica e idrica, inflazione): il Paese non può permettersi di fermarsi per quattro mesi, il Governo deve proseguire la sua azione per salvaguardare la sovranità nazionale e sanare le fragilità sociali. Il sen. Errani (Misto-Leu) ha sottolineato che il Governo in carica è nato senza formula politica, ha avuto momenti di fibrillazione ma è stato capace di fare sintesi e ha conseguito risultati. L’attuale difficoltà politica è responsabilità comune e alcuni spunti della Lega sono irricevibili, il Gruppo auspica un Governo che affronti l’agenda sociale.

Dalle opposizioni, il sen. De Bertoldi (FdI) ha argomentato che il Governo in carica è diretto dal PD che ha destabilizzato la maggioranza introducendo elementi divisivi come lo ius soli e la legalizzazione delle droghe; ma il Presidente del Consiglio, nelle sue comunicazioni, ha puntato il dito contro la riforma del catasto, l’attuazione della direttiva Bolkestein, le manifestazioni di protesta dei tassisti, temi sensibili al centrodestra. Il Gruppo chiede elezioni: la campagna elettorale si svolgerebbe nel solo mese di agosto, anziché protrarsi fino alla fine della legislatura, l’Esecutivo attuale rimarrebbe in carica per l’ordinaria amministrazione e un Governo votato dalla maggioranza dei cittadini potrebbe realmente affrontare le emergenze. La sen. Garnero Santaché (FdI) ha espresso preoccupazione per alcuni passaggi del discorso del Presidente del Consiglio; ha rilevato che il programma illustrato ha una connotazione politica e va oltre la legislatura: ha chiesto quindi al Presidente del Consiglio di fare chiarezza. Anche la sen. Rauti (FdI) ha sollecitato la conferma delle dimissioni, rilevando che quello illustrato è un programma elettorale; le elezioni non sono un’apocalisse, sono l’unico modo di interpellare i cittadini italiani nel cui nome si vorrebbe restare al Governo. Il sen. La Russa (FdI) ha invitato il Presidente del Consiglio a prendere atto che la maggioranza auspicata non esiste; ha sottolineato che, in un sistema democratico, non c’è il pericolo di un vuoto di potere; il bene del Paese è un Governo eletto e, se vincerà le elezioni, FdI difenderà l’Ucraina, la Nato, l’Occidente. Il sen. Lannutti (UpC- CAL) ha imputato al Presidente del Consiglio, esponente di punta del neoliberismo dittatoriale ed esecutore della finanza mondiale, il peggioramento dei parametri economici, l’aumento della povertà e delle diseguaglianze sociali; dipinto da un’informazione asservita come salvatore della patria, Draghi ha trascinato l’Italia in una stolta guerra per procura della Nato che indebolisce l’Europa e stanga i cittadini italiani. Il suo Governo ha ripristinato i derivati, ha regalato 31 miliardi ai Benetton, ha svenduto Alitalia e avviato la privatizzazione dell’acqua. Anche la sen. Abate (CAL) ha evidenziato l’anomalia di un Governo che annulla tutte le differenze politiche e che, con il pretesto dell’Europa, esautora il Parlamento a colpi di fiducia, distrugge le piccole imprese, smantella diritti sociali. Secondo la sen. Granato (CAL) Draghi vuole fare con l’Italia quello che ha già fatto con Grecia e M5S dovrebbe ritirare i Ministri dal Governo. La sen. Lezzi (CAL) ha ricordato che i provvedimenti del Governo Conte hanno sostenuto l’economia italiana che è invece tornata in sofferenza con l’attuale Governo. Il sen. De Vecchis (Misto) ha evidenziato gli insuccessi del Governo rispetto all’emergenza sanitaria e all’emergenza energetica. Il sen. Giarrusso (Misto-Italexit) ha accusato il Governo dello smantellamento della normativa antimafia e anticorruzione e ha sottolineato l’annuncio di un nuovo intervento sulle pensioni. La sen. Nugnes (Misto) ha rilevato che il Presidente del Consiglio, come l’amministratore delegato di un’impresa, è allergico alla dialettica parlamentare e invoca pieni poteri per gestire il Paese come una colonia della Nato.

Nel corso della discussione hanno preannunciato la fiducia, i sen. Caterina Biti, D’Arienzo, Misiani, Mirabelli (PD), Loredana Russo, Cinzia Leone, Mautone, Presutto (Ipf-CD), Laura Garavini, Nencini, Faraone (IV-PSI), Richetti (Misto), Marinella Pacifico (Misto), Quagliarello (Misto), Bressa (Aut). I sen. Casini (Aut) e Emma Bonino (Misto) hanno ricordato che al Governo non è mai mancata la fiducia del Parlamento: a fronte della gravità del momento, il Presidente del Consiglio ha il dovere di rimanere in carica, anche nel caso in cui non ottenga una maggioranza plebiscitaria. Il sen. De Falco (Misto) ha preannunciato la fiducia, pur manifestando dissenso rispetto all’autonomia differenziata che mina l’unità nazionale. Al termine della discussione generale il Presidente del Senato ha comunicato la presentazione di due proposte di risoluzione la n. 1, a firma dei sen. Calderoli (L-SP) e Bernini (FIBP), e la n. 2 a firma del sen. Casini (Aut).

In replica il Presidente del Consiglio ha negato di aver chiesto pieni poteri: in conseguenza della mobilitazione nel Paese per la prosecuzione del Governo, si è presentato oggi alle Camere per riproporre il patto di colazione e sottoporlo al voto parlamentare. Ha quindi fornito precisazioni: il Governo non è intervenuto su ddl Zan, ius soli e legalizzazione delle droghe perché sono temi parlamentari; dopo la consultazione con le parti sociali, si arriverà a una proposta sul salario minimo; il reddito di cittadinanza in sé è buono, ma cattivo se non funziona; il problema del superbonus riguarda i meccanismi di cessione del credito. Ha quindi posto la questione di fiducia sulla proposta di risoluzione n. 2 che approva le comunicazioni del Presidente del Consiglio.

Hanno dichiarato la fiducia i sen. Unterberger (Aut), Di Nicola (Ipf-CD), Renzi (IV-PSI), Simona Malpezzi (PD); la sen. Loredana De Petris (Misto-LeU) ha rilevato che la crisi politica poteva e doveva essere evitata e ha posto l’accento sul salario minimo, la lotta alla povertà, il reddito alla cittadinanza. In dissenso dal Gruppo, il sen. Cangini (FIBP-UDC) ha annunciato la fiducia.

La sen. Bernini (FIBP), con amarezza, ha annunciato la non partecipazione al voto della risoluzione del sen. Casini, dopo aver ricordato che Berlusconi è stato il primo a proporre il Governo di unità nazionale; Forza Italia ha dato al Governo massima agibilità, ha sacrificato temi identitari, ha contribuito a rendere provvedimenti di taglio ragionieristico più rispondenti ad esigenze reali; il patto di fiducia del Governo di unità nazionale è stato rotto la scorsa settimana, Forza Italia ha chiesto un nuovo patto su nuove fondamenta, non un appuntamento al buio. Anche il sen. Candiani (L-SP) ha ricordato che la Lega è stata leale con il Governo, mentre altre forze politiche hanno creato fibrillazioni; il Presidente del Consiglio non ha parlato delle cartelle esattoriali, dell’immigrazione incontrollata, delle difficoltà di bilancio degli enti locali; non ha trattato allo stesso modo le diverse forze politiche di maggioranza, non ha accettato la proposta che chiedeva un Governo rinnovato. La sen. Castellone (M5S) ha annunciato la non partecipazione al voto, dopo aver ricordato che M5S non ha votato il decreto della scorsa settimana perché non dava risposte al caro vita e conteneva la norma sugli inceneritori: la Lega non ha votato il green pass, Italia Viva non ha votato la riforma Cartabia ma ciò non ha provocato una crisi di Governo. Un Governo di alto profilo non dovrebbe schierarsi contro una forza politica e smantellare tutte le sue misure: il Presidente del Consiglio non ha fatto nessun cenno al fatto che il Governo Conte ha ottenuto il Next generation EU, non ha dato risposte all’agenda sociale proposta da M5S.

Hanno negato la fiducia il sen. Crucioli (UpC-CAL), secondo cui il Governo Draghi non è nato per affrontare le emergenze nazionali ma per garantire obbedienza alla politica aggressiva degli USA contro la Russia e la Cina; sarà sempre più evidente con la manifestazione degli effetti della crisi che il Governo non persegue l’interesse nazionale. Il sen. Ciriani (FdI) ha sottolineato la scarsa serietà delle dichiarazioni e delle manifestazioni di questi giorni e ha rilevato che il discorso del Presidente del Consiglio compiace il PD e penalizza il centrodestra. Hanno negato la fiducia, in dissenso dal Gruppo, i sen. Ciampolillo, Paola Nugnes (Misto) e Paragone (Misto-Italexit) che hanno riassunto il programma del Presidente del Consiglio in un progetto di austerità, ingiustizia sociale, atlantismo cieco.

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Fonte senato.it – Comunicati di seduta

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