Mettiamo al sicuro il nostro futuro, salviamo le api!

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Cosa sarebbe il mondo se sparissero le api? La salvaguardia della biodiversità dell’intero pianeta, la produzione alimentare, la mitigazione dei cambiamenti climatici sono solo alcune delle conseguenze positive dovute all’attività di questi preziosi insetti. Secondo il Report dell’Onu sulla biodiversità (Ipbes), il 90% delle piante da fiore selvatiche dipendono in larga misura dal trasferimento di polline da parte degli animali, tra cui appunto le api. Non solo, anche il 75% delle colture alimentari, che contribuiscono al 35% del volume della produzione agricola globale, dipende dall’azione d’impollinazione.

La sopravvivenza di numerose colture agricole e piante selvatiche, che a loro volta garantiscono il funzionamento degli ecosistemi perché fornisce cibo e habitat anche ad altre specie animali, è legata a doppio filo al lavorio che c’è attorno agli alveari. Una catena di eventi per lo più invisibile ma fondamentale nell’incredibile macchina che governa l’equilibrio dell’ambiente.

A questo si aggiunge che diversi prodotti che utilizziamo quotidianamente, e che contribuiscono direttamente al nostro benessere, sono merito del lavoro di questi piccoli e operosi insetti. Ad esempio, il miele, la propoli e la pappa reale sono prodotti dall’Apis Mellifera, la specie più diffusa in Europa.  I prodotti apistici e le stesse api ci consentono di avere indicazioni anche sullo stato ambientale e sulla contaminazione chimica degli ecosistemi. Ecco perché questi insetti vengono considerati delle vere e proprie sentinelle dell’ambiente.

Se sparissero dunque, le conseguenze sarebbero devastanti per gli equilibri naturali e per l’economia mondiale. Purtroppo, oggi, i più autorevoli Rapporti internazionali e nazionali registrano già una forte diminuzione delle api native e più in generale degli insetti impollinatori. La situazione è critica. Secondo gli esperti del Center for Biological Diversity https://www.biologicaldiversity.org/, infatti, le api sarebbero a rischio di estinzione.

Sono diverse le minacce alle quali sono esposte. Non ultimo, il clima che cambia repentinamente a causa delle attività antropiche. Negli ultimi mesi, ad esempio, l’alternarsi di lunghi periodi senza piogge ad altri molto piovosi ha impedito alle api di raccogliere il nettare nei primi mesi dell’anno senza precipitazioni né fioriture, costringendole nelle ultime settimane di pioggia a nutrirsi del poco miele che sono riuscite a produrre.

l numero di colonie di api mellifere è sceso del 16% nell’inverno del 2017-18, secondo uno studio internazionale condotto dall’Università di Strathclyde.

Il questionario su 25.363 apicoltori in 36 paesi ha rilevato che, su 544.879 colonie gestite all’inizio dell’inverno, 89.124 sono state perse, a causa di un mix di circostanze che includevano le condizioni meteorologiche, problemi con le regine di una colonia e disastri naturali. Portogallo, Irlanda del Nord, Italia e Inghilterra hanno registrato perdite superiori al 25%, mentre Bielorussia, Israele e Serbia sono state tra quelle con tassi di perdita inferiori al 10%. Il tasso di perdita totale è sceso rispetto al 20,9% nel 2016-17, ma è ancora superiore rispetto al dato del 12,0% registrato nel 2015-16.

Il sacro equilibrio tra biodiversità ed ecosistemi poi, è messo a dura prova dallo sfruttamento sconsiderato delle risorse da parte dell’uomo. Infatti, tra i principali fattori che stanno seriamente decimando le api in tutto il mondo ci sono l’inquinamento ambientale, i cambiamenti climatici, l’introduzione di specie aliene come la vespa asiatica e la perdita di habitat dovuta al disboscamento e all’edificazione sfrenata. Oltre naturalmente all’utilizzo massiccio dei pesticidi in agricoltura, in modo particolare quelli a base di neonicotinoidi, sostanze che fanno perdere l’orientamento alle api e impediscono loro di fare ritorno negli alveari. Un recente studio condotto da biologi brasiliani suggerisce che l’effetto dei pesticidi sulle api potrebbe essere peggiore di quanto si pensasse in precedenza. Anche se usato a un livello considerato non letale, un insetticida ha ridotto la vita delle api fino al 50%. I ricercatori hanno anche scoperto che un fungicida ritenuto sicuro per le api alterava il comportamento delle operaie e le rendeva letargiche, mettendo potenzialmente a repentaglio la sopravvivenza dell’intera colonia.

Fortunatamente, sembra si stia diffondendo una sensibilità nuova anche tra i cittadini: il fenomeno degli apicoltori urbani, tra gli altri, è in forte crescita. Solo all’interno del Grande Raccordo Anulare di Roma si contano ben 5mila arnie. E la tecnologia supporta anche chi non ha esperienza e le strumentazioni adatte per estrarre il proprio miele. Lo fa, ad esempio, la startup torinese 3Bee (https://www.3bee.it/), grazie alle sue innovative arnie urbane hi-tech. Grazie a sensori e big data l’intervento dell’uomo diventa vitale per le api. È possibile infatti conoscere in tempo reale lo stato di salute delle api all’interno dell’arnia, ottenere dati sul loro operato, massimizzare la qualità della vita e l’efficacia delle cure e, di conseguenza, la produzione del miele.

Su questi temi il MoVimento 5 Stelle si batte da sempre in Italia e in Europa, perché siamo consapevoli della posta in gioco. Salvaguardare le api significa salvare l’ambiente e l’uomo. Per questo dobbiamo intraprendere attività concrete, incentivare una conversione dell’economia in chiave davvero sostenibile.

Pochi giorni fa la Commissione europea ha stanziato 120 milioni di euro in tre anni per il settore dell’apicoltura: uno stanziamento di 12 milioni superiore ai fondi del periodo 2017-2019.
Con questi soldi gli Stati membri sosterranno programmi nazionali per migliorare le condizioni del settore, dalla formazione degli apicoltori alla lotta lotta contro i parassiti che danneggiano gli alveari fino alle misure per migliorare la qualità del miele. Su questo fronte è intervenuta anche la maggioranza di governo, stanziando nell’ultima legge di Bilancio 2 milioni per il biennio 2019-2020 e a breve sarà pronto il decreto attuativo che consentirà si sostenere il settore dell’apicoltura e conseguentemente salvaguardare l’ambiente e la biodiversità.

A quanto pare Albert Einstein non ha mai pronunciato la frase secondo cui, scomparse le api, alla specie umana resterebbero solo quattro anni di esistenza, ma ciò non toglie che quella frase esprima un concetto fondato: non possiamo ignorare i pericoli che corrono questi insetti perché equivarrebbe a ignorare i pericoli che corre la specie umana.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Fonte Il Blog delle Stelle

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