Morire di razzismo

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di David R. Williams – Un articolo della Yale Alumni Magazine raccontava la storia di Clyde Murphy, un uomo di colore che faceva parte della classe del 1970. Clyde era un uomo di successo. Dopo Yale e una laurea in giurisprudenza alla Columbia, Clyde trascorse i successivi 30 anni come uno dei migliori avvocati americani per i diritti civili. Ma nonostante questo la storia di Clyde non è a lieto fine.

Nel 2010, all’età di 62 anni, Clyde morì per un grumo di sangue nei polmoni. Certo non era il solo. Anche molti dei suoi compagni di classe neri di Yale sono morti giovani. In effetti, l’articolo della rivista indicava che 41 anni dopo la laurea di Yale, i membri neri della classe del 1970 avevano un tasso di mortalità tre volte superiore a quella dei compagni bianchi. Strano, vero? L’America ha una lunga storia di uomini neri disarmati che sono stati uccisi dalla polizia. E ciò che è ancora più incredibile è che ancora oggi ogni sette minuti, una persona di colore muore prematuramente negli Stati Uniti.

Ma la domanda è semplice: può la razza incidere sulla salute?

Negli ultimi 25 anni, ho cercato di capire perché la razza incide così profondamente sulla salute. Quando ho iniziato la mia carriera, molti credevano che si trattasse semplicemente di differenze nel reddito e nell’istruzione. Sicuramente è vero. C’è una bella differenza anche sull’aspettativa di vita. Perché allo stesso livello di istruzione, i bianchi vivono più a lungo dei neri? Perché i bianchi che abbandonano le scuole superiori vivono in media 3,4 anni di più rispetto ai neri? Pensate che il divario è ancora più grande tra i laureati. I bianchi che si sono diplomati vivono più a lungo dei neri con una laurea.

Quindi, perché la razza è così importante per la salute? Tutto partì nei primi anni ’90, all’epoca mi fu chiesto di recensire un nuovo libro sull’America nera. Sono rimasto colpito dal fatto che quasi ogni capitolo ripeteva come il razzismo era un fattore che faceva male alla salute dei neri. Però non fornivano prove.

Così mi chiesi se era possibile misurare il razzismo, e così ho sviluppato tre scale.

La prima conta le esperienze di discriminazione, come essere stato licenziato ingiustamente o arrestato ingiustamente dalla polizia. Poi c’è la scala della discriminazione quotidiana, e include cose come venir trattato con meno cortesia di altri, ricevere un servizio peggiore di altri nei ristoranti o nei negozi, o vedere le persone che agiscono come se avessero paura di te, come quando cambiano strada se ti incrociano la notte. La terza scala è una discriminazione istituzionale, la segregazione residenziale per razza è un esempio.

In America, il luogo dove vivi determina le opportunità che avrai, nell’istruzione, nel lavoro, nell’alloggio e persino nell’accesso alle cure mediche.

Uno studio sulle 171 maggiori città degli Stati Uniti ha concluso che non esiste nemmeno una città in cui i bianchi vivono in condizioni uguali ai neri, e che i peggiori contesti urbani in cui risiedono i bianchi sono considerevolmente migliori rispetto al contesto medio delle comunità nere.

Perché è così importante? La ricerca ha rilevato che a livelli più elevati di discriminazione sono associati rischi più elevati di ammalarsi. Alcuni degli effetti si osservano in età molto giovane. Ad esempio, uno studio sugli adolescenti neri ha rilevato che coloro che hanno segnalato livelli più alti di discriminazione da adolescenti avevano livelli più elevati di ormoni dello stress già a 20 anni.

Nel 1999, l’Accademia Nazionale di Medicina constatò, sulla base delle prove scientifiche, che i neri e le altre minoranze ricevevano un’assistenza di qualità inferiore rispetto ai bianchi. Questo era vero per tutti i tipi di trattamento medico, dal più semplice al più tecnologicamente sofisticato. Una spiegazione per questo modello era un fenomeno chiamato “pregiudizio implicito” o “discriminazione inconscia”.

La ricerca durata decenni di psicologi sociali indicava che se una persona mantiene nella mente uno stereotipo negativo su un gruppo, quando incontri qualcuno di quel gruppo, discriminerai quella persona. Lo tratterai diversamente. È un processo inconscio. È un processo automatico. È un processo sottile, ma è normale e si verifica anche tra le persone più buone e ben intenzionate. Credo che la tua razza non debba essere un fattore determinante del tuo destino. Ma negli ultimi 40 anni è successo poco, non nulla, ma poco. Soprattutto se guardiamo a quello che potevamo fare. Il fatto è che il razzismo sta producendo un sistema che sta sistematicamente svantaggiando alcuni gruppi razziali negli Stati Uniti e nel mondo.

Per parafrasare Platone, non c’è nulla di così ingiusto come la parità di trattamento delle persone diseguali. Ed è per questo che mi impegno per smantellare il razzismo. Fatelo anche voi, da oggi sapete che fa male alla salute. Il razzismo uccide e ci si può ammalare.

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Fonte Il Blog di Beppe Grillo

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