Non è un gioco da ragazzi

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Quanti di voi hanno pensato ai videogiochi come una nuova frontiera dei lavori del futuro? Visti i dati sarebbe bene dedicarci un po’ più d’attenzione e quindi non concentrarsi unicamente sulle ultime uscite dei prodotti ma rivolgere lo sguardo all’intero settore dell’industria del videogioco.

Non solo svago dunque, ma potrebbe essere una seria prospettiva lavorativa? La nostra attenzione viene attirata dai numeri e dalle figure professionali richieste dal settore. 

Le figure professionali

Le più importanti e fondamentali sono quelle del Game Designer, Game Programming, Visual Art ovvero creativi digitali che siano in grado di curare gli aspetti estetici, funzionali e artistici di un gioco finalizzandolo a scopo educativo, d’intrattenimento o di esercizio mentale. 

Fare però un elenco di tutte le figure legate all’industria dei videogiochi, con relative skills, richiederebbe un approfondimento, in quanto gli impieghi all’interno del mondo videoludico sono, in molti casi, simili a quelli di qualsiasi altra azienda considerata “tradizionale”. Acquisite le competenze del mondo dei games, gli sbocchi professionali sono numerosi. Sarà dunque possibile realizzare simulazione di attività pratiche, creazioni di app per la fruizione dei beni culturali, attività legate all’intelligenza artificiale e molto altro. In sintesi i futuri professionisti che si “faranno le ossa” in questo settore avranno ampie occasioni d’impiego in molti gli altri settori economici.

La crescita ed il giro d’affari

Nell’ultimo decennio il mondo dei videogiochi ha acquisito sempre più importanza nel settore economico finanziario, infatti la produzione di videogiochi moderni richiede investimenti di milioni di euro arrivando ad investimenti di centinaia di milioni per le produzioni più costose; sempre più spesso infatti, le grandi aziende riescono a recuperare in poco tempo tutto il budget investito. È l’esempio di Fortnite creato, ideato e sviluppato da Epic Games – una piccola azienda americana fondata nel 1991 da Tim Sweeney e Mark Rein – che è stata capace di creare un vero e proprio fenomeno culturale. Con un investimento iniziale di circa 100 milioni di dollari oggi l’azienda incassa 1.6 miliardi di dollari.

Il mercato dei videogiochi con i suoi 2,7 miliardi di videogiocatori è in continua crescita e non accenna ad arrestarsi, grazie soprattutto alla sua capacità di creare connessioni tra le persone e di diventare sempre più accessibile. Le previsioni di crescita nei prossimi anni – con l’avvento del VR e dell’AI – saranno a doppia cifra.

A livello mondiale – nel 2020 – il giro di affari del settore raggiungerà i 159,3 miliardi di dollari con un incremento rispetto all’anno precedente del +9,3%. Per capirne la portata confrontiamo il giro di affari dell’industria del videogioco con gli altri settori dell’intrattenimento: 

  • Industria cinematografica: 42 miliardi, che raggiunge i 136 miliardi con i prodotti di home entertainment ovvero Dvd, Blu-Ray e distribuzione digitale. 
  • Editoria: 143 miliardi 
  • Discografia globale: 19 miliardi di dollari [2019]. 

Una grande opportunità per il Sud Italia

Per quanto riguarda il MERCATO ITALIANO il settore ha raggiunto un fatturato di 1,3 miliardi di euro, con una crescita del 26,9% rispetto al 2017, composto per il 25% dalle vendite di software fisico, per il 41% dalle vendite di software digitale e per il 34% dalle app. Il giro d’affari sviluppato dal segmento delle app è in crescita del 15,6% anno su anno ed il digital download su console e PC ha un trend positivo dell’86,6%.

Attualmente il mondo accademico italiano è il grande assente in questo settore e le realtà italiane che offrono formazione altamente qualificata sono pochissime. Tra le più importanti troviamo l’Accademia Italiana Videogiochi [AIV] che ha aperto le proprie sedi nelle città di Roma, Milano e da ottobre a Partanna in provincia di Trapani.

Articolo realizzato in collaborazione con il G55 Partanna

Dati AIV

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Fonte Ignazio Corrao

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