NON È UN PROBLEMA DI MANCANZA DI DOSI MA DI ORGANIZZAZIONE REGIONALE La propaganda è un conto, la realtà racconta di: 187.392 …

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NON È UN PROBLEMA DI MANCANZA DI DOSI MA DI ORGANIZZAZIONE REGIONALE

La propaganda è un conto, la realtà racconta di:
187.392 over 80 su 720.000 che hanno ricevuto una dose;
30.641 docenti su 200.000;
400.000 “fragili” e 25 mila persone con grave disabilità che non sanno quando inizieranno ad essere vaccinati.

Nelle favole:
“Si va verso 1 milione di vaccinati e dalla prossima settimana saranno 50 mila al giorno, un record italiano”.
È l’ennesima figurina nell’album della propaganda di Regione Lombardia.

Ad attaccarla è stato ieri Salvini costretto a tornare a Milano per la situazione ogni giorno più tesa. Tra Bertolaso e l’assessore regionale Caparini, erano volate parole grosse con tanto di mani addosso.

E l’intervista rilasciata venerdì da Attilio Fontana secondo cui “Noi non abbiamo commesso errori, è il virus che è complicato”, non ha aiutato, così come l’ammissione che “ci vorranno ancora parecchie settimane per completare la vaccinazione degli over 80”.

Intanto la Lombardia scivola in zona rossa, dimostrando che la scelta dell’arancione rinforzato non ha sortito effetti.

E i centri vaccinali fanno i salti mortali per evitare di sprecare dosi: “Cerchiamo di scongelare solo le dosi necessarie ma non è facile, ci sono giorni che ci troviamo il doppio dei pazienti previsti. Altri invece siamo pieni di buchi, perché gli anziani non si presentano avendo ricevuto l’sms solo a notte fonda per il giorno dopo”.

I vaccini, infatti, una volta scongelati, devono essere usati entro 5 giorni e ogni boccetta, se diluita, deve essere usata entro 2 ore. Un sudoku del quale ogni centro deve trovare una sua soluzione, perché manca una direttiva generale della Regione su come gestire le eccedenze:
“Noi abbiamo deciso di non aprire boccette per pochi pazienti – spiega il medico –, rinviamo gli appuntamenti. Non c’è logica, siamo soli sul territorio”.

Si potrebbe aumentare il ritmo di vaccini, ma “andiamo a rilento perché mancano i centri, non per mancanza di dosi, con le scorte non siamo in sofferenza.
A gennaio i sindaci avevano indicato gli spazi utilizzabili e le Ats avevano fatto i sopralluoghi, ma poi non si è fatto più nulla”. “L’altro problema è la mancanza delle Usca – aggiunge una volontaria – Mi ero offerta per le domiciliari, ma mi è stato detto che avremmo vaccinato pazienti senza parlare col medico curante, cioè senza anamnesi. Da medico, mi sono rifiutata: come puoi vaccinare anziani, spesso non lucidi, senza un rapporto col medico di famiglia? Chi firma il consenso? È un rischio troppo alto”.

Di A. Sparaciari

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Fonte Dario Violi on Facebook

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