ORA BASTA: I DIRIGENTI M5S INTENDONO CACCIARMI PER LE MIE BATTAGLIE AMBIENTALISTE? ALLORA È GIUNTO IL MOMENTO DELL’ADDIO

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Vi informo che è stata avviata una nuova procedura sanzionatoria del #M5S nei miei confronti e dei miei colleghi al Parlamento europeo. Tolgo gli ex compagni di viaggio dall’imbarazzo di buttarmi fuori per motivi politici.

Quello che segue, a prescindere, non sono lacrime di coccodrillo, o il canovaccio delle scuse tardive.
È il racconto, pur sommario, degli eventi principali che hanno lentamente fatto implodere un movimento che intanto mutava pelle… e che oramai, giunti al punto in cui siamo, non è in grado di rappresentare i principi e le speranze che sin dal primo giorno di attivismo avevano animato la mia passione politica.
La mia, come quella di migliaia di donne e di uomini convinti che, partendo dal basso e dalle piazze, il Movimento potesse cambiare le cose.
Per carità, ci sono stati giorni esaltanti e abbiamo a volte ottenuto risultati, aprendo piccoli varchi inattesi su temi misconosciuti, lanciando politiche innovative… ma il M5S ha mancato l’appuntamento più importante con gli elettori: quello della #coerenza programmatica, della democrazia partecipata e dal basso, della #meritocrazia.
Vado via soprattutto per questo: non riconosco più l’identikit originario del M5S nonostante gli sforzi compiuti all’interno – soprattutto negli ultimi due anni – affinché la matrice restasse intatta. Ho dato tutta me stessa anche nella recente campagna elettorale per le elezioni regionali in Puglia, anche partecipando attivamente e fino alla fine agli inutili #StatiGenerali. Ma ormai il Movimento è uno specchio opacizzato impossibilitato a rifletterci per quello che eravamo. E per quello che, nel caso mio e di tanti altri, ancora siamo!

LE VOCI DI DENTRO

Partiamo dal 2017: il cambio Statuto, il tentativo di ingresso nel gruppo Ue Alde e poi la trasformazione progressiva del Capo Politico in una sorta di monarca senza contrappesi interni democratici. Una presa di possesso del Movimento che si paleserà con la composizione delle liste elettorali in occasione del 2018. La base aveva ragione tra mugugni e porte sbattute.

Dai tagli alla politica al taglio dei candidati. Tanti attivisti della prima ora, ragazzi e ragazze per bene, cittadini attivi, professionisti e personalità con cui si sono condivise battaglie, manifestazioni, notti di studio, esclusi dalle parlamentarie, letteralmente epurati.
E le certificazioni per le liste candidate alle elezioni comunali? Concessioni non date non tanto per incompetenza o non militanza ma per antipatie e mancanza di riverenze verso qualche personalità di “spicco” del Movimento: la certificazione che l’uno vale uno è un lontano ricordo.
Ammetto che già a quel punto avevo pensato di gettare la spugna. Ma non volevo mollare, non potevo mollare. Anni di lotta, piazza dopo piazza, volto per volto, non potevo pensare che tutto era stato vano. Un tie break perpetuo da vincere, punto su punto. Questa è la politica secondo me. Non potevo mollare all’ultima schiacciata. Avevamo un obiettivo (io ce l’ho ancora, ogni volta che guardo i fumi delle ciminiere e partecipo a funerali o a collette per aiutare nelle spese sanitarie).

GLI ERRORI DI FUORI

Alla metamorfosi interna, e agli errori nella gestione del Movimento, si sono aggiunti quelli commessi all’esterno: l’alleanza governativa con Salvini, innanzitutto. Dopo una pace apparente, la Lega si è dimostrata per quel che è sempre stata e il rapporto è degenerato. M5S che fa? Abdica e comincia a rincorrere Salvini su qualsiasi terreno. La Lega inverte i rapporti del consenso, settimana dopo settimana, trascinando il Governo sino al delirio del Papeete: ma era ormai troppo tardi, la percezione interna ed esterna è quella di un movimento aggrappato con le unghie agli eventi, senza una missione di lungo termine, cedendo inesorabilmente sul proprio campo di battaglia: TAP, ILVA e TAV, Migranti. E noi parlamentari, legati ai territori, tra incudine e martello. Sempre, sui social e per la strada. Difensori di un principio che intanto veniva disatteso. La nostra gente aveva ragione. Mollare però sarebbe stato due volte sbagliato anche a fronte di vertici incapaci di ascoltare il grido di dolore della base, rendendo superflue pressioni interne, narcotizzando continuamente le istanze territoriali che NOI ELETTI (non nominati!!) abbiamo pervicacemente portato dentro le discussioni, convinti di resistere e spingere. Ancora, di più, sperando…
Sarebbe stato più facile uscire e sbattere la porta subito: in tanti lo hanno fatto. Ma non potevamo isolarci, non sarebbe stato giusto e opportuno, non sarebbe stato politicamente corretto verso gli elettori del 2014.

IL DELITTO PERFETTO SU ILVA

Quando Luigi di Maio scomodò la filmografia per dare l’idea di cosa fosse questa maledetta vicenda aveva ragione. Al Governo, il M5S si ritrovò di fronte ad un cofanetto indistruttibile da qualsiasi parte lo si volesse scuotere. Un cofanetto di delizie per l’acquirente e pillole avvelenate per lavoratori e cittadini di Taranto.
Ma quel delitto perfetto, governando, è stato di fatto perpetrato. Ho sempre parlato di farsa… continuo a farlo. E continuerò sino a quando io e i miei concittadini potremo far festa fuori dai cancelli chiusi per sempre di quel mostro che ci si ostina a voler “riconvertire”, “rilanciare”, riammodernare”, “eco-compatibilizzare”.. scomodando fantasia e neologismi di ogni genere. L’Ilva era da chiudere. L’Ilva va chiusa. M5S si è rivelato la spugna ideale per assorbire l’istanza di salute e lavoro al sicuro, ma al tempo stesso un traghettatore inefficace della stessa. il nuovo-vecchio accordo è peggiorativo in termini di tutela della salute e dell’ambiente. La delusione più grande, l’illusione più importante soffocata nei palazzi romani nei quali troppi di noi hanno trovato l’agio perdendo di vista il vento che li aveva portati sin lì.

DA NO TAP, NO TAV E ALLE GRANDI OPERE INUTILI AL TUNNEL SOTTO LO STRETTO

Il M5S è stato votato con e grazie a posizioni chiare, ambientaliste si ma supportate da anni di studi e lotte di comitati territoriali ed esperti lungimiranti dalle mani libere. Ma si è piegato nascondendosi dietro a valutazioni dei costi e benefici delle opere. Salvo poi non rendere pubblica quella sulla TAP : bisognava credere sulla parola l’allora sottosegretario e Capo Politico. Si seppe poi che ai tempi del governo con la Lega si sarebbe ceduto su Tap per portare a casa ILVA. Ma quando mai!

LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2017

Ho ingoiato amaro nella mia Taranto – mettendo ancora una volta il Movimento davanti a tutto e tutti – l’esclusione della lista composta da militanti di lungo corso, alcuni dei quali ancora mi affiancano pervicacemente senza aver perso la rotta tracciata insieme dieci anni fa. Perché noi ci credevamo e non erano certo gli strapuntini consiliari l’obiettivo della nostra azione civica che arrivava da lontano e sotto la luce delle cinque stelle.
Tra Bari e Roma si consumava, però, la scelta di guardare altrove, di premiare fresche alleanze, di tenere fuori dalla contesa la “parlamentare europea e i suoi”: logiche da vecchia politica, insomma, già corrodevano le sensibilità di chi stava perdendo quella voglia di cambiamento che ci aveva animati.
Tutti sanno come andarono quelle elezioni amministrative tarantine. Nemmeno al ballottaggio… Naturalmente, il M5S intanto è scomparso dall’aula consiliare e poi gradualmente dalla città: attivisti, elettori, sostenitori… tutto finito. Furono analisi e scelte errate. Non fummo ascoltati in tempo.
Non fummo ascoltati, si. Taranto è la cartina di tornasole di un modo verticistico di intendere la gestione del Movimento pugliese. Quanto accade nel gruppo consiliare regionale, oggi, è solo il crepuscolo della pessima gestione politica degli ultimi tre anni, segnata da disastri elettorali locali e condita dal dimezzamento del consenso su scala nazionale, passando per un boom (2018) che gli attenti osservatori già declinavano come l’ultimo appello di speranza che gli elettori del Sud lanciavano nei confronti del Movimento.

LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2019

confermano tutto quello che avevamo sostenuto sino ad allora, sconfitta dopo sconfitta. Essere eletti con quasi 40mila voti (con la preferenza, nome e cognome da scrivere sulla scheda, non certo una semplice “X” su scheda prestampata) non ha aperto gli occhi di chi non voleva assolutamente vedere. Una vittoria conseguita non “grazie a” ma “nonostante” il Movimento. Nessun mea culpa, nessuna analisi delle sconfitte precedenti, nessun ripensamento: diritti sino alle regionali 2020 come se il mondo dal 2014 non fosse mutato. Come se Salvini.. la Tap… l’Ilva…. non fossero state questioni cogenti. Disastro elettorale in Emilia, in Umbria, disastro in Puglia, sconfitte ovunque nelle regioni. Risultati scontati, vertici inamovibili.
Già, i vertici: eravamo il movimento apartitico… siamo diventati il partito dei triumviri. Governando? Col Pd e non più con la Lega, cedendo sovranità intellettuale mentre fuori dai palazzi il consenso è giunto ai minimi storici.
Di Maio si dimise da capo politico, ma Crimi nominato Capo provvisorio non indisse elezioni entro i 30 giorni, febbraio, previsti dallo statuto. Sopraggiunta la pandemia a marzo continuò la gestione del M5S, partito di maggioranza, senza trasparenza e contrappesi interni. Le votazioni on line indette 24 ore prima, con quesiti tendeziosi su questioni fondamentali sono il clou dell’inganno.

ELEZIONI REGIONALI PUGLIA 2020

Nonostante i tentativi dai big romani di imporre alleanze pre-elettorali col Pd e suo stuolo di liste civetta e di impresentabili, il M5S pugliese decise di andar da solo già un anno prima dell’election day. Non ho mai nascosto le mie rimostranze sulla gestione di Antonella Laricchia, referente di fatto del capo politico, del M5S in Puglia, così come invece le ho dato il merito di avere per tempo frenato sull’alleanza mortale con Emiliano, (oggi scopriamo che non tutti i portavoce ed ex consiglieri ricandidatisi erano concordi, preoccupati di non compiacere Roma i primi e di non essere ricandidati i secondi). Il competere da soli ( con una lista civica, al netto di qualche professionista e persone di valore, riempita di attivisti), ha permesso l’elezione di ben 5 consiglieri. In alleanza sarebbero stati molto meno gli eletti. Ma l’agguato non riuscito prima delle elezioni, nonostante le allettanti proposte di sistemazioni a vita alla candidata Presidente, si realizza subito dopo: il M5S entra in maggioranza: oggi prende una Vicepresidenza ed a breve un assessorato, senza uno straccio di contratto e cronoprogramma, illudendosi e illudendo di poter incidere in Regione. Assistiamo oggi ad una guerra fratricida, inutile e tardiva fra chi ritiene sia scelta sensata e chi no. La realtà è che il problema sta a monte. Ieri Antonella e taluni parlamentari, oggi i 4 consiglieri regionali e altri portavoce sono solo meri esecutori politici della volontà di Roma. Nel frattempo il M5S è morto per lasciare spazio… all’UdC o Udeur stellato.

IN EUROPA NON VA MEGLIO…

  • Dopo il voto determinante per l’elezione della presidente Von der Leyen, ci si aspettava che il M5S venisse ricompensato risolvendo la questione della mancanza di un gruppo e ottenendo ruoli di primo piano nella costituenda Commissione europea. Nulla di tutto questo è avvenuto. In cambio abbiamo dovuto ingoiare commissari imbarazzanti e un programma inconsistente. È lì che inizia la spaccatura nella delegazione europea.
  • In una risoluzione del Parlamento sugli strumenti da attivare per contrastare la pandemia era inclusa l’attivazione del MES. Dopo riunioni surreali, maggioranze variate in modo da contro la risoluzione a quasi tutti a favore, nel giro di…poche telefonate. Roma chiama…e preme. Decido di votare contro: mai il mio nome a sostenere una risoluzione con invito all’uso del MES!
  • Non dopo il voto sulla risoluzione MES, ma dopo l’appello contro Descalzi amministratore ENI e il modus operandi sulle nomine governative ecco giungere il primo provvedimento disciplinare a chiamata.
  • Altri ancora sono stati i voti europei in cui la posizione della delegazione del M5S non corrisponde più al nostro programma e alle nostre battaglie:
  1. INVEST EU un programma di investimenti 2021-2027 che dovrà destinare un inefficace 30% della sua dotazione finanziaria al clima, ignorando gli impegni presi di aumentare almeno al 40% per far fronte alla sfida climatica. Di fatto non si escludono gas, carbone e petrolio, con il solito meccanismo della concessione di deroghe. L’ennesimo accordo al ribasso! Votare a favore voleva dire abdicare alla difesa delle nostre istanze ambientaliste.
  2. STRATEGIA FORESTALE EU, il testo votato considera le foreste non come un bene da proteggere e un alleato nella lotta alla crisi climatica ma come una risorsa produttiva da sfruttare. Si nega la necessità di ampliare le aree protette e si mettono a rischio le foreste primarie e secolari. Si promuove la caccia come mezzo di controllo della selvaggina e supporto al reddito per sistemi agroforestali.Impossibile voare a favore.
  3. SUSSIDI ALLE FONTI FOSSILI. in questo caso si è assistito ad un tentativo di mettere in discussione una posizione chiara, assodata e granitica senza mai alcun dubbio né tentennamento : rapido abbandono dei sussidi alle fonti fossili. Eppure è stata messa in discussione da chi ricopre un ruolo di portavoce senza, evidentemente, sapere nulla della Storia e delle battaglie del M5S. Ma lo screditamento mediatico sarebbe stato assicurato e ci salvammo.
  4. Just Transition Fund. Nonostante le ripetute insistenze da parte di alcuni colleghi nel chiedere di inserire il finanziamento del gas, grazie ad un lavoro estenuante sono riuscita a garantire la coerenza delle posizione di sempre del Movimento: no soldi pubblici alle multinazionali del fossile.
  5. Politica agricola comune. Sarebbe stato assurdo accettare l’accordo al ribasso voluto dai grandi gruppi politici europei (PPE, SD e Renew) e votare a favore di una riforma della Politica Agricola Comune, che rappresenta l’insieme di aiuti economici per il settore agricolo europeo e che vale circa 1/3 del bilancio UE, 48 mld€ all’anno. Assurdo favorire ancora per molti anni l’agricoltura industriale, l’allevamento intensivo, non rispondere alla crisi climatica e alla drammatica perdita di natura, non risolvere le distorsioni del sistema di erogazione dei sussidi, premiare le grandi aziende agricole e schiacciare le piccole.
Era impossibile accettare che assistenti pagati per sostenere posizioni dei parlamentari si adoperassero per screditare gli stessi, spingere solo alcuni e falsare la realtà.
Sono in regola con le restituzioni che spettano ai parlamentari europei e sarà mio impegno continuare a decurtarmi lo stipendio per azioni benefiche.
La lotta sull’ambiente è una delle stelle polari del Movimento. Una stella che dovremmo portare in alto a Bruxelles. Noi siamo stati votati per questo, e con coerenza continueremo a portare avanti queste battaglie. Non siamo stati “nominati”, ma abbiamo ottenuto i voti prima degli iscritti, poi degli elettori. Uno per uno. E’ a loro che continueremo a rendere conto. Con coerenza e serietà, lottando per risolvere i problemi reali degli italiani e degli europei. E non le piccole beghe da azzeccagarbugli di una classe dirigente che sembra ormai incollata alle poltrone. Appoggiamo il governo Conte e questa maggioranza, specie in questo periodo di profonda crisi restiamo responsabili. Continueremo a imporre temi, programmi e obiettivi e non persone e poltrone.
Il M5S ha perso la sua identità e ha cessato di esistere da un pezzo e in realtà se ne sta distruggendo anche il ricordo.

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Fonte

Rosa D’Amato – Portavoce M5s nel Parlamento EU

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