Plastic Tide: Un oceano di plastica

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La plastica sta diventando un serio problema, anzi, diciamo la verità, a breve la situazione non sarà più davvero gestibile. Allora verseremo una montagna di soldi in soluzioni miracolose che prometteranno di eliminare il problema in un batter d’occhio.

Ecco qual è il punto.

Il mondo produce plastica dagli anni ’50, con una crescita estremamente rapida di rifiuti generati dagli anni ’80 in poi. Eppure fino al 2010 i governi e altri organismi internazionali non hanno davvero affrontato il problema dell’inquinamento plastico.

Un recente rapporto delle Nazioni Unite mostra un enorme picco di leggi per limitare la plastica monouso dal 2014, con regolamenti molto limitati prima di quell’anno.

Il punto era che molte persone non erano consapevoli della portata del problema. Solo grazie ai social media che hanno condiviso immagini di “isole di plastica” nell’oceano, e ai documentari televisivi, si è cominciato a realizzare quanto fosse grave la situazione.

Il regista di Plastic Tide, Peter Kohler, ha capito il danno incredibile che ogni giorno veniva fatto al pianeta dopo una gita in barca a vela nel Pacifico meridionale nel 2008. Pur essendo a miglia di distanza da qualsiasi luogo, il mare intorno a lui era pieno di spazzatura. E poiché è quasi impossibile rintracciare i rifiuti marini, era impossibile capire da dove provenissero.

Da allora Kohler ha cercato di sfruttare la tecnologia per misurare la portata del problema e per monitorare il successo delle iniziative volte a limitare la plastica.

L’idea è di utilizzare fotocamere montate su un drone per scattare migliaia di foto aeree. Queste foto vengono poi utilizzate per addestrare un algoritmo di intelligenza artificiale per riconoscere i rifiuti di plastica e distinguere tra conchiglie, meduse o tappi per bottiglie.

Molti volontari e scienziati sono coinvolti nel progetto, tra cui alcuni per aiutare la macchina a imparare a identificare correttamente la plastica. Il risultato finale sarà una mappa accurata e open source delle coste più inquinate.

La tecnologia è anche scalabile e, sebbene il progetto sia iniziato nel Regno Unito, ha ambizioni globali. Mira a monitorare il fondale marino e la superficie del mare.

La mappa può essere utilizzata per focalizzare l’attenzione dove è più necessaria. Nel breve termine, questo può essere usato per aiutare con gli eventi di pulizia, rendendoci consapevoli delle aree più colpite dagli esseri umani.

A più lungo termine, la speranza è che Plastic Tide costruisca un sistema in grado di documentare la diffusione della plastica in tempo reale, fornendo un modo per valutare l’impatto delle politiche attuate.

L’accumulo di plastica nei nostri oceani è un problema complesso che richiede cambiamenti coordinati su molti livelli. Un’accresciuta e accurata informazione sul problema rappresenterà un passo significativo verso la sua risoluzione. Perché? Perché per risolvere un problema, devi prima capirlo.

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Fonte Il Blog di Beppe Grillo

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