Quando la riforma del MES è peggiore del MES

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Sembrava si fossero rassegnati, invece ecco tornati alla carica i piazzisti del MES. Poco importa se dopo mesi nessuno si beve più le loro balle spaziali, loro se ne infischiano e continuano imperterriti nella loro missione: riuscire a mettere le mani su quei denari (dei cittadini, ça va sans dire).
, pensata prima che scoppiasse la pandemia (se ne discuteva circa un anno fa), è peggio del suo stesso concepimento e bisogna continuare ad opporsi in modo fermo.
Ricordiamo sempre che una “riforma” (peraltro peggiorativa) , con cui ci siamo impegnati con i cittadini, anzi è bene ricordare che ci siamo impegnati solennemente ad eliminare questo inutile e dannoso strumento e recuperare quei denari per utilizzarli altrove.

Adesso apprendiamo che la settimana prossima il Ministro Gualtieri dovrebbe partecipare all’ECOFIN (riunione dei ministri delle finanze europei) per discutere alla suddetta riforma, che verrebbe poi formalizzata dai capi di governo al Consiglio Europeo di dicembre. Sarebbe inaccettabile. Finora il Governo Conte (I e II) ha tenuto la schiena dritta rifiutando di parlare di qualsiasi riforma del MES, soprattutto in mancanza di riforme aggiuntive come quella del EDIS (una garanzia europea sui conti correnti dei risparmiatori).
Nella riforma ci sono elementi controversi, dalla “single Limb CACs” (che serve a tagliare il valore dei titoli di Stato in caso di pre-default, cosa che espone gli Stati più indebitati) all’aumento di potere per il superdirettore del MES, passando per un nuovo salvataggio delle grandi banche in crisi, quindi prevalentemente quelle tedesche e francesi. Proprio quelle banche che hanno giovato di più dalla crisi ellenica mettendo in ordine i loro conti.
Oggi si chiamerà riforma domani la chiameranno in un altro modo, l’Italia si deve opporre ad un meccanismo perverso che obbliga gli stati membri a finanziare il deficit di bilancio andando sul mercato primario pagando interessi miliardari.
Il MES va abolito cosi come il patto di stabilità, entrambi legati da vecchie logiche fondate sull’austerità. Non esiste riforma, modifica o sospensione che possa addolcire “la pillola”.

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Fonte Ignazio Corrao

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