QUELLO CHE TUTTI I LETTORI DI LIBERO DOVREBBERO SAPERE IL RE DELLE CLINICHE: Domestici, jet privati e giornali: ecco il “siste…

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QUELLO CHE TUTTI I LETTORI DI LIBERO DOVREBBERO SAPERE

IL RE DELLE CLINICHE:
Domestici, jet privati e giornali: ecco il “sistema Angelucci”, Editore di Libero

Ricordate l’editore del giornale che titolava la “Patata Bollente” dileggiando la nostra Virginia Raggi??
Pare che grazie a Verdini si sia avvicinato parecchio agli ambienti politici vicini al PD.
Se avrete la pazienza di leggere questo articolo di V. Bisbiglia tutto il quadro vi sarà chiaro.

“È il 23 maggio 2018, si sta componendo il primo governo Conte (M5S e Lega).
Mario Pepe, già deputato di Forza Italia dal 2001 al 2008, ambisce alla nomina di sottosegretario alla Salute. Nomina caldeggiata in quel momento da Antonio Angelucci, deputato di Forza Italia. L’occasione è ghiotta: il ministero con ogni probabilità sarà assegnato a “quella ragazza… una senza esperienza” dice Pepe. Parlano di Giulia Grillo, deputata M5S poi divenuta ministro. “Sai che significa questo? Che il ministro lo faccio io”, aggiunge Pepe, che tuttavia resterà a bocca asciutta.

L’episodio è contenuto in un’informativa della Guardia di Finanza, finita agli atti dell’inchiesta della Procura di Roma, che vede Antonio Angelucci indagato per istigazione alla corruzione.
Il “re delle cliniche”, patron del gruppo San Raffaele di Roma ed editore dei quotidiani Libero e Il Tempo, è accusato di aver offerto 250mila euro all’attuale assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, il 19 dicembre 2017, in cambio dello sblocco per il riaccreditamento al Servizio sanitario regionale della clinica San Raffaele di Velletri. D’Amato, che ha rifiutato, ha poi denunciato tutto in Procura.

Negli atti, gli investigatori tracciano un “sistema Angelucci” che si avvale, scrivono, di “una fitta rete relazionale a carattere trasversale”. Un “sistema multi-livello” utilizzato “per esercitare pressioni su antagonisti e contendenti” tramite “campagne stampa innescate per il tramite di organizzazioni sindacali e amplificate dalle testate giornalistiche riferibili al Gruppo San Raffaele”. E in quel periodo può contare anche sull’apporto di Denis Verdini, l’ex senatore oggi ai domiciliari dopo la condanna definitiva per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino. Verdini, per i finanzieri, è il “trait d’union tra Angelucci e ambienti politici vicini al Pd”. Grazie alle sue “attività di mediazione”, ricostruiscono gli investigatori, Angelucci ottiene l’elezione di Salvatore Sica al Consiglio di presidenza di Giustizia amministrativa, di cui oggi Sica è il vicepresidente. A vuoto, invece, il tentativo di far arrivare Carlo Gaudio alla presidenza dell’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco. Gaudio, che all’epoca dei fatti – luglio 2018 – era consigliere Aifa, è medico del Policlinico Umberto I di Roma ed è fratello di Eugenio Gaudio, l’ex rettore della Sapienza che lo scorso autunno era in pole position per diventare commissario della Sanità in Calabria. La nomina di Gaudio, caldeggiata da Angelucci, alla fine sfuma – oggi è a capo del Crea, l’ente di ricerca agroalimentare – e su Libero appare un articolo dal titolo: “Che disastro le nomine all’Agenzia del farmaco”.

Ma è nel Lazio che il “mondo Angelucci” si muove con più fluidità. Nei primi mesi del 2018, dopo il presunto tentativo di corruzione, i rapporti tra Angelucci e l’assessore D’Amato si erano interrotti. Il compito di mediare con l’amministrazione finisce così in capo all’ex ministro Francesco Storace, attuale vicedirettore del Tempo ed ex consigliere regionale di centrodestra. Storace – scrivono i finanzieri – il 18 marzo 2018 telefona a D’Amato e dice: “Ti dovevo venire a trovare per alcune… che m’ha chiesto Lupi che ho parlato con Nicola, per vede’… se riusciamo a ricucire”. L’ex ministro ottiene un appuntamento il giorno seguente, ma “non ottiene riscontri positivi”. Il mese successivo, Storace torna all’attacco, stavolta con Nicola Zingaretti, appena riconfermato governatore. La mediazione ha successo e – scrivono i finanzieri – Zingaretti e Angelucci si incontrano, presso l’ufficio del presidente della Regione, il 23 aprile 2018. Sugli esiti, gli uomini di Angelucci, intercettati, commentano “soddisfatti e fiduciosi”. Nei mesi successivi, gli inquirenti documentano un dialogo serrato con l’allora dg della Sanità del Lazio, Renato Botti. Sul punto, scrivono i finanzieri, “si evidenzia l’anomalia che una questione considerata ‘chiusa’, quale quella del San Raffaele Velletri, sia tornata a essere oggetto di trattative”.

Altra circostanza emersa dagli atti, è quella degli introiti delle cliniche del gruppo San Raffaele che si basano soprattutto sui rimborsi del sistema sanitario regionale. Gli investigatori scrivono di alcuni casi di “distrazione di risorse aziendali”. Come i quattro domestici filippini di casa Angelucci, dipendenti “fittizi” del San Raffaele, che ricevono stipendio e tfr dalla Investimenti Immobiliari srl, società riconducibile alla famiglia Angelucci. Non solo. Gli investigatori fanno emergere “il frequente utilizzo, per scopi prettamente privati (trasferimento da e per i luoghi di vacanza), da parte dei componenti della famiglia Angelucci, di aeromobili privati imputando, verosimilmente, tali costi alle società del Gruppo”. Fra questi le spese dello yacht Alhena e i voli privati dalla Sardegna. Nell’inchiesta romana sono indagati Antonio Angelucci e due suoi collaboratori, Ferruccio Calvani e Antonio Vallone”.

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Fonte Dario Violi on Facebook

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