Rassegna stampa M5s. Alcune buone ragioni per votare 5 Stelle

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Rassegna stampa M5s. Lettera di Germano Bosisio a Merateonline.
Lecco
Sono un cittadino impegnato nel sociale ed un tentativo di cristiano che non vuole stare alla finestra.
Per questo mi sento da sempre interpellato dall’enorme aumento delle diseguaglianze prodotte da questo sistema economico e sociale. E, sempre per questo, mi colloco da anni nell’area della cosiddetta sinistra anche se oggi, purtroppo e tranne contenute eccezioni, con questo termine sembrano intendersi valori e prassi perlomeno sbiaditi.
In ragione di tutto ciò, con chiarezza ma senza alcuna presunzione, mi permetto di porre alcune considerazioni all’attenzione di chiunque sia in ricerca di un’opzione di voto consapevole e responsabile.
A mio parere l’esercizio del voto non esaurisce affatto l’impegno ad una cittadinanza attiva che deve quotidianamente sapersi esprimere, a partire dal livello locale.
Allo stesso modo non deve configurarsi come un’aprioristica ed incondizionata adesione ad un partito, che invece dovrebbe semplicemente essere considerato uno strumento ( forse il più importante ma oggi, nei fatti, non lo è più) di partecipazione effettiva.
Il dovere di contribuire alla “cosa pubblica” non può mai, sempre a mio parere, identificarsi con un’appartenenza rigida ed appiattirsi su modalità spesso dettate dalle sole convenienze utilitaristiche e del momento.
Anche per questo non ho mai avuto tessete di partito cercando volta per volta, in occasione del voto, di privilegiare i contenuti dei programmi ma soprattutto le “prassi” assunte precedentemente dagli stessi, specie se in situazioni non sospette rispetto alle loro utilitaristiche convenienze.Dopo tutte queste doverose premesse cerco di argomentare il perché della mia intenzione di voto a favore dei 5 Stelle, che ovviamente mi impegnerà in futuro a “monitorarne” il grado di coerenza applicativa, come del resto ho sempre cercato di fare anche con le altre forze politiche che ho votato.
Spero che tutto ciò possa interessare altre persone in genuina ricerca.La centralità di una reale partecipazione popolare (“dal basso” e diffusa ) non solo quindi proclamata ma anche praticata, fondata sui diritti ma anche e soprattutto sui doveri, mi sembra il primo e più qualificante elemento che caratterizza la “cultura” e l’azione dei 5 Stelle, pur con alcune inevitabili smagliature. E’ un modo di “sentire” ma soprattutto di operare con cui sono ben sintonizzato perché da tempo lo ritengo indispensabile per iniziare un effettivo cambiamento.
A mio avviso costituisce la base di ogni vera democrazia.
Quella che un certo don Lorenzo Milani definiva la cultura dell’ “I CARE” (mi riguarda, mi compete, mi sta a cuore) dei migliori giovani americani dall’ora e l’esatto contrario del motto fascista “Me ne frego”.Secondo la più diffusa rivista d’ispirazione laico-cristiana ( che titola significativamente ” LA POLITICA SI SVEGLI “) i parametri di riferimento per un voto consapevole sarebbero una decina e cioè LAVORO, LEGALITA’, PACE, SALUTE, INTEGRAZIONE, FAMIGLIA, GIOVANI, ANZIANI, AMBIENTE, SCUOLA.
Io aggiungerei, per valutare l’operato delle forze politiche, anche DISUGUAGLIANZE, EUROPA, MODELLO ECONOMICO E SOCIALE.
Anche da questi “indicatori” mi sembra possano emergere alcune valutazioni molto positive applicabili ai 5 Stelle, senza nascondere comunque qualche perplessità in cerca perlomeno di maggiori spiegazioni (immigrazione e squilibri planetari, antifascismo e nuovi fascismi, rapporti con questo tipo di Europa dei banchieri, della finanza ultra liberista e non dei Popoli).
Come si può, ad esempio e non solo da ora, non riconoscere che l’introduzione del “Reddito di Cittadinanza” potrebbe rappresentare una “svolta economica e sociale ” rieliquibratrice. Un aumento delle tutele minime ( un indice di civiltà) di uno Stato che voglia doverosamente farsi carico di chi, senza colpe, ha perso il posto di lavoro o vive al di sotto della soglia di povertà. Il tutto, in un quadro di temporaneità che , per come è stato strutturato, non alimenta ma contrasta la “passività”e l’assistenzialismo, contrariamente a quanto gli viene strumentalmente attribuito.
Su questo l’accusa da parte dei presunti “addetti ai lavori”, come dei soliti “commentatori”, di non praticabilità (ci sono invece coperture di spesa adeguate e certificate da fonti istituzionali) serve solo a coprire un evidente problema di oggettiva non volontà politica.
Questa misura sarebbe invece un primo e tangibile segnale di cambio direzionale che, accompagnato da serie “politiche attive”che favoriscano la crescita occupazionale – il vero cuore del problema – ( ad esempio, la prevista creazione di una banca pubblica per finanziare specificatamente le piccole e medie imprese) costituirebbe una strutturale e concreta accoppiata contro gli squilibri sociali sempre più accentuati che stiamo registrando al di là dei proclami di uscita dalla crisi (solo presunta). Anche in ragione dell’effetto di ampliamento, così prodotto, del cosiddetto “mercato interno”.
Questa trasversalità di “classi” coinvolte mi permette di sottolineare un altro “approccio politico” , a mio avviso, qualificante dei 5 Stelle e cioè, intuitivamente, un’analisi sociologica che non identifica più solo nei ceti proletari le vittime di questo sistema “neoliberista” strutturalmente inequo (come le definisce, tra i pochi, papa Francesco) ma cerca di saldare sotto un ben più esteso “cappello classista” anche tutte le altre vittime della “precarietà”(compresi artigiani, piccoli imprenditori, finte o reali partite iva ecc. ecc.), derivanti dalla natura stessa di questo cosiddetto “modello di sviluppo”. Come a dire che bisogna lavorare ad unire le “vittime”, quali che siano, diversamente invece dallo schema molto praticato di distrarre più o meno consapevolmente le masse – si sarebbe detto una volta -( in particolare attraverso i media – spesso compiacenti e funzionali al sistema da “pensiero unico”) con fittizie e strumentali ragioni di contrapposizione quali il binomio giovani precari e adulti “tutelati”, italiani precari e immigrati “mantenuti”, esigenze ambientali e “ricatti occupazionali” ecc. ecc.. Distogliendo così l’attenzione dalle disumane contraddizioni di questo sistema che concentra sempre più in poche mani l’accumulo delle ricchezza, fornendogli peraltro alibi di legittimità quando addirittura non cercando di consolidarlo. Vedi flat tax e simili trovate piuttosto che, ad esempio, una giusta “patrimoniale” sui grandi patrimoni immobiliari (esclusa la prima casa, ovviamente), anche se i 5 Stelle, a mio parere sbagliando, la escludono.
Mentre, leggendone accuratamente il programma, anche soppesando la loro coerenza d’azione esercitata non solo in parlamento, numerosi punti che vi ho trovato mi sembrano condivisibili ( e convincenti anche sul piano realmente applicativo, quanto di compatibilità economica) quali :
la semplificazione della non più sopportabile burocrazia, la promozione delle fonti non fossili e delle attività innovative anche e soprattutto in termini dei posti di lavoro (moltiplicatore occupazionale), riduzione dei costi della politica (loro sono da tempo un esempio non solo enunciato), una seria lotta all’evasione fiscale che però parta dai “piani alti”della ricchezza e non rischi di accanirsi invece, per assicurare un po’ di parvenza al sistema fiscale, con i “piccoli” produttori di reddito.
Ma anche e soprattutto la tutela effettiva della legalità contro la corruzione dilagante (che produce danni enormi anche all’economia), la sanità pubblica rispetto a quella privata, sempre più foraggiata, come anche la difesa del ruolo pubblico nella gestione dei servizi primari alla cittadinanza ( con qualche contraddizione romana). Così pure la difesa degli interessi dei risparmiatori dallo strapotere di banche e sistemi finanziari vari, come anche del sostegno alla natalità delle famiglie, ed una efficace legge contro i “conflitti d’interesse”.
Sul programma (con molte luci e qualche ombra, da meglio definire), ben più ampio ma comunque comprensibile, non vado oltre perché facilmente verificabile da tutti.
Mi interessa invece infine evidenziare alcuni aspetti connessi e di varia natura.
Ritengo non più rinviabile, vista la situazione di quasi “rottura” in cui siamo, l’inizio di un effettivo cambiamento sia economico che sociale ispirato ad una visione concretamente alternativa a questo modello di sviluppo, miope se non suicida, aggravato dalle specificità del nostro Paese (corruzione, delega, clientelismo….).
E’ quindi, a mio parere, non più rimandabile procedere perlomeno ad un inizio di cambiamento che non può non fare i conti con chi si è già conquistato “sul campo” un peso politico notevole, (“neofita” ma già abbastanza preparato) e non ha però le cosiddette ” mani in pasta” ne pregiudiziali interessi da difendere. E infatti, proprio per questo, rappresenta un “pericolo” per il nostro consolidato sistema di Potere. Non è un caso che gli si sia formato attorno un anello “difensivo”. La gran parte del “circo mediatico” che lo sorregge e lì a dimostrarlo con i suoi molteplici e variopinti tentativi di delegittimazione, ampliando a dismisura alcuni aspetti critici marginali, pur comunque presenti nei 5 Stelle.
Uno degli altri aspetti qualificanti ed “innovativi”che a me sembrano emergere dall’atteggiamento dei 5 Stelle è costituito ( oltre quello di dichiarare preventivamente i componenti del Governo, dando prova di effettiva trasparenza ) dal mettere in discussione, pur con la prudenza tattica dettata da un condivisibile realismo, il famigerato quanto non oggettivo parametro dl 3% del deficit. Mi sembra un primo, pur tenue, segnale iniziale di messa in discussione delle strumentali quanto sbilanciate regole ( a favore degli Stati più forti) che si è data questa Europa, del resto molto lontana da quella dei suoi Popoli, come concepita dai suoi “padri fondatori”.
Sarebbe propedeutico ad una rinegoziazione graduale dell’intera architettura economica comunitaria che non può prescindere da un’intelligente processo d’alleanza quantomeno con gli altri paesi del Mediterraneo, i cosiddetti PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna) in particolare contro i meccanismi d’accumulo del cosiddetto Debito Sovrano (degli Stati), viziato spesso da asimmetria e iniquità.
Basti sapere che da circa 20 anni l’Italia, se si considerasse solo il deficit primario, è virtuosa rispetto al saldo delle entrate ed uscite ma, per effetto degli interessi, il suo debito complessivo e’ in continua ascesa : un vero e proprio ingiusto “cappio al collo” che condiziona tutte le voci di spesa (vedasi la vicenda greca) con le relative imposizioni – più o meno palesi – dei macro organismi europei e planetari , peraltro non elettivi ( i famosi o famigerati “compiti a casa” che, guarda caso, finiscono per scaricarsi sui più poveri).
E’ anche su questo ineludibile livello extra nazionale che ci si aspetta, pur gradualmente, dai 5 Stelle significativi e concreti contributi, finalizzati alla lotta alle disuguaglianze causate anche e soprattutto da queste regole inumane.
Come auspico che, in caso di loro augurabile vittoria a cui intendo anch’io contribuire, sappiano dialogare e collaborare, in forme coerenti, con le più sensibili forze parlamentari a cui stia a cuore nei fatti, e non nei proclami, una società più giusta e più equa.

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Germano Bosisio
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Fonte Angelo Baiguini

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