Rifiuti: Necessario rivedere autorizzazioni al riciclo insieme a revisione normativa end of waste

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I circa 835 tipi di rifiuti classificati dall’Ue con un codice (Cer) sono raggruppati in 60 flussi, dei quali solo 20 sono considerati riciclabili dalla Commissione Europea. C’è dunque una gran quantità di rifiuti che non si può riciclare e soprattutto, nel nostro Paese, ci sono autorizzazioni al riciclo, rilasciate negli ultimi anni in particolare dalle province, di cui si sa poco o nulla: manca un elenco di questa autorizzazioni e non si sa come questi rifiuti vengano riciclati. Non a caso sono sempre più le inchieste su reati ambientali riguardanti false forme di riciclo, in particolare strade nei cui sottofondi vengono gettati veleni o conglomerati cementizi contenenti ceneri di incenerimento non a norma. Un business plurimiliardario che nulla ha a che fare con l’economia circolare e che potremmo invece definire “ecomafia circolare”, dato che questi ecocriminali reimmettono nel circuito delle opere pubbliche e talvolta private rifiuti che dovrebbero avere ben altro destino”.

Per porre fine a fenomeni come quello appena descritto è necessario mettere ordine e stabilire con chiarezza ciò che è riciclabile e ciò che non lo è. Il ministero dell’Ambiente si sta occupando infatti dei decreti sul cosiddetto end of waste (in sigla EOW) per determinare categoria per categoria cosa le aziende possono riciclare per farne nuovi prodotti. Un lavoro lungo e minuzioso che coinvolge figure tecniche, ma che ha già dato i primi risultati. Il decreto sui prodotti assorbenti per la persona, approvato dal Consiglio di Stato e dalla Commissione europea, riguarda ben 1,1 mln di tonnellate di rifiuti che potranno essere riciclati a norma di legge e nella piena tutela ambientale. Dai pannolini usati, per intenderci, si potrà estrarre materiale prezioso per nuove produzioni. Il Ministero sta lavorando su altri 17 testi, che copriranno i 20 flussi indicati dalla Commissione Europea, per un totale di 70 milioni di tonnellate di rifiuti che saranno realmente riciclabili.

Tornando alle migliaia autorizzazioni al riciclo già esistenti è molto importante che stia maturando in Parlamento e tra gli addetti ai lavori la consapevolezza che è necessaria una loro mappatura, e penso che andrebbe prevista la decadenza delle stesse in caso di mancato censimento. Questo per evitare che debba arrivare ogni volta la magistratura a porre fine a pratiche che mettono a rischio la salute delle persone e degli ecosistemi, scoprendo magari che dietro quelle autorizzazioni si nascondeva una forma illegale di smaltimento di sostanza pericolose. Lasciare in essere le vecchie autorizzazioni sarà una facoltà del Governo in base alla delega ricevuta, ma chiariamo che in termini normativi questa delega non sarà operativa prima di 18 mesi, nella migliore delle ipotesi. Intanto non sono state ancora affrontate le nuove autorizzazioni, che in molti casi sono più virtuose rispetto ad autorizzazioni del passato.

È evidente, e il MoVimento 5 Stelle lavorerà in tal senso, che dobbiamo rimettere ordine nelle autorizzazioni. D’altro canto lo riconoscono anche gli operatori del settore. Si dovrà ragionare su grandi categorie di rifiuti come quelle provenienti da incenerimento e recupero energetico in generale , di solito molto più difficili da riciclare, e di altri rifiuti recuperabili direttamente come materia. Quello che non va fatto, però, è usare il criterio della fretta, la stessa che ha portato a migliaia di autorizzazioni al riciclo di cui nessuno ha contezza: non si sa quali rifiuti e in che modo vengono riciclati in Italia e anche su questo potranno arrivare pesanti sanzioni dalla Commissione Europea.

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Fonte Parlamento

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