Sulla strage di via D’Amelio lo Stato chiede scusa ma continua a lottare per la verità

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di Alfonso Bonafede, Ministro della Giustizia

Oggi pomeriggio prenderò parte, a Palermo, al ricordo delle vittime della strage di via D’Amelio, nel 26esimo anniversario dell’eccidio nel quale persero la vita il Giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

La commemorazione si chiuderà con un minuto di silenzio in onore delle vittime della strage.

Quelle immagini le porto ancora dentro, così come le parole di Antonino Caponnetto pronunciate quel giorno in un’infinta disperazione: “È finito tutto!”

Le palesi negligenze di coloro che non riuscirono a proteggere Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta, tutte le ombre che stanno emergendo nelle varie indagini e nei processi, il fatto stesso che dopo 26 anni non sappiamo ancora la verità, sono tutti elementi gravissimi che impongono allo Stato di chiedere SCUSA ai familiari di Paolo Borsellino e degli agenti della scorta e a tutto il popolo italiano.

La ferita, a distanza di 26 anni, ancora sanguina.

Ma, al tempo stesso lo Stato deve essere fiero e orgoglioso dell’impegno di magistrati, delle forze dell’ordine, delle associazioni e di tutti quei cittadini che hanno lottato e si sono battuti per la ricerca della verità.
Non è ancora finita; siamo chiamati ancora a lottare, nello spirito e nella memoria dei servitori dello Stato morti 26 anni fa: come diceva Calamandrei, a proposito dei morti per la resistenza, “dipende da noi farli vivere o farli morire per sempre”.

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Fonte Il Blog delle stelle

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