Superbonus e caro energia  

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Legambiente: “Più pale eoliche e meno trivelle in mare e nuovi correttivi al superbonus per tutelare gli interessi dell’Italia”.

“Per rendere indipendente energeticamente il Paese l’unico acciaio da portare in mare è quello delle pale eoliche offshore senza ricorrere a nuove piattaforme di estrazione di idrocarburi, e va corretto il superbonus dagli errori commessi dai governi precedenti ancora presenti, secondo quanto si apprende nelle anticipazioni, nelle modifiche apportate dall’Esecutivo Meloni – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – L’aumento delle trivellazioni per dare gas fossile e climalterante alle imprese gasivore a prezzo calmierato non è una soluzione lungimirante e in linea con gli obiettivi climatici che la stessa presidente ha dichiarato voler raggiungere alla COP27 in corso in Egitto. E deresponsabilizza le imprese energivore che continueranno ad essere dipendenti dal gas fossile, invece, che realizzare impianti a fonti rinnovabili e promuovere innovazione nei cicli produttivi. Per tutelare davvero gli interessi nazionali e combattere la crisi climatica dobbiamo puntare sulle risorse come sole, vento, calore della terra, acqua velocizzando gli iter di autorizzazione degli impianti industriali a fonti rinnovabili e delle comunità energetiche completando la normativa con i decreti attuativi mancanti”.

Per Legambiente, inoltre, è ancora più deludente quanto messo in campo sul superbonus che continua ad essere considerato solo una spesa, senza pensare ai vantaggi che, invece, possono arrivare dalla decarbonizzazione del settore. “Giusto rimodulare il bonus e pensare alle fasce più deboli, ma il 90% per queste risulta un incentivo inutile. Il 10% dei costi di riqualificazione energetica vuol dire facilmente 10/15, anche 20 mila euro di spesa a famiglia. Impensabile che una famiglia in difficoltà possa sostenere una spesa del genere”, aggiunge il presidente di Legambiente Ciafani.

Nessun intervento, invece, sulle distorsioni del bonus. Non c’è alcun controllo sulle speculazioni del sistema creditizio, rimangono le caldaie a gas, le due classi energetiche e i limiti di applicazione alle case indipendenti che da fine 2023 non potranno più utilizzare il bonus nella convinzione che i poveri vivano tutti in condomini. “Serve un bonus – spiega Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente – che punti alla decarbonizzazione, basato sul reddito ma anche sulla qualità degli interventi. Non solo, per superare le criticità relativa alla filiera serve un superbonus stabile nel tempo per dare tempo a famiglie e imprese di organizzarsi, ma soprattutto è necessario che la politica non le lasci più in balia degli arbitri degli istituti di credito che possono aprire o chiudere all’acquisto dei crediti in qualunque momento, mentre hanno alzato gli interessi dal 5-8% del 2021 al 15-22% di oggi. Il 90% uguale per tutti (tranne per le case unifamiliari per cui varrebbe il quoziente familiare) e su tempi brevi non produrrà nulla di nuovo rispetto a quanto già visto”.

Va, infatti, ricordato che fino all’approvazione del Superbonus nel maggio del 2020 per gli interventi condominiali la percentuale dell’ecobonus andava già dal 75% al 85%, se associata al sismabonus. Ma il numero d’interventi era irrilevante, almeno tre ordini di grandezza in meno rispetto a oggi. Ciò perché i costi e gli interessi erano di circa il 25% e quindi portavano il beneficio reale a una percentuale poco incentivante ed escludente per le famiglie più povere. Esattamente ciò che sta riproponendo il governo Meloni.

Il problema non è la riduzione al 90%, o l’inserimento di una gradualità in base al reddito, quanto piuttosto la necessità di ridurre costi e interessi in modo da garantire che il beneficio vada alle famiglie piuttosto che al sistema creditizio.

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Fonte Legambiente

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