Vendo Oro!

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di Gabriele Gattozzi – Si sente spesso che la Repubblica Italiana è quasi sempre in basso – molto in basso – nelle varie classifiche internazionali che riguardano ad esempio, competitività, trasparenza, corruzione, libertà di stampa, eccetera, eccetera. Ma c’è una classica nella quale siamo al top, addirittura sul podio e medaglia di bronzo per la precisione.

Si tratta della classifica mondiale dei detentori di riserve auree.

Per approfondire – inserendo i dati demografici nella stessa classifica – si può ricavare anche un indicatore pro capite (e anche in questo caso siamo sul terzo gradino del podio).

In estrema sintesi la situazione è la seguente. L’Italia è il 3° Paese in termini assoluti per riserve di oro che ammontano a oggi a quasi 2.500 t. Anche a livello pro capite la situazione è immutata, anzi addirittura migliorativa della precedente in quanto dimostra che in Europa (e nel Mondo) siamo il 3° Paese dopo la Svizzera (ovviamente) e – solo di misura – dopo la Germania.

Cosa è successo negli ultimi 20 anni?

Le vendite di oro tra le banche centrali sono disciplinate dal Central Bank Gold Agreement (CBGA*) giunto ora alla sua quarta edizione (di durata quinquennale). Andiamo quindi a vedere come sono andate le vendite di oro nel corso dei quattro round del CBGA.

La tabella 3 è auto esplicativa: quasi tutti i Paesi europei nel corso degli ultimi 20 anni – dai più ricchi ai più poveri – hanno venduto parte delle loro riserve auree. Tralasciando la Svizzera – che non appartiene alla UE e ha evidentemente mano più libera – si nota che la Francia (Paese a noi più simile per PIL e popolazione) ha venduto ben 572 t delle sue riserve auree nel periodo 2004-2009. Sostanziose vendite sono state effettuate anche da Spagna e Portogallo (che dovrebbero essere in crisi come noi). Anche la Germania – che in teoria non ne avrebbe bisogno – ha venduto 85 t di oro e persino la BCE ha ceduto una grossa fetta delle sue riserve auree. Complessivamente nel corso degli ultimi anni sono state vendute circa 4.000 t di oro.

* Il CBGA 1 si è tenuto dal 1999 Q3 al 2004 Q3. Il CBGA 2 si è tenuto dal 2004 Q3 al 2009 Q3. Il CBGA dal 2009 Q3 al 2014 Q3. Il CBGA 4 è iniziato il 2014 Q3 e si concluderà nel 2019 Q3. L’incontro per il nuovo round di CBGA è previsto nel maggio 2019.

Come si evince dalla tabella 4, Svizzera e Regno unito hanno venduto addirittura il 60% delle loro riserve auree, Paesi Bassi e Spagna quantitativi ben superiori al 40%, Portogallo, Svezia, Austria e persino la BCE hanno ceduto più del 30% e la Francia circa il 20%. Complessivamente sono state vendute in 15 anni quasi 4.000 t del prezioso metallo, ossia mediamente il 25% delle riserve complessive dei Paesi considerati.

E noi?

Ebbene, pur essendo il 3° Paese al Mondo per riserve auree, sia in termini assoluti che su base pro capite, pur avendo più oro di Paesi a noi simili come la Francia, pur essendo in crisi come la Spagna e il Portogallo, pur detenendo più del triplo delle riserve auree della Banca Centrale Europea, della Russia e persino del Giappone, la Repubblica Italiana attraverso la sua banca centrale della quale detiene il controllo, nel corso degli ultimi 20 anni in un sistema regolato da ben quattro round del CBGA non ha venduto nemmeno un grammo di metallo prezioso. Perché?

Nella tabella 5 vengono stimati i proventi che potrebbero derivare dalle vendite di oro della nostra – e sottolineo nostra – Banca d’Italia nel corso di un eventuale CBGA 5 che potrebbe partire già dal quarto trimestre del 2019 sulla base del prezzo di mercato odierno di 33,34 Euro/grammo.

In estrema sintesi, si tratterebbe di un potenziale variabile dalle 500 alle 600 tonnellate circa (né più né meno di quanto ha venduto la Francia pochi anni orsono) pari a introiti dai 16 ai 20 miliardi di Euro, spalmabili su 4-5 anni (ossia 4-5 miliardi di Euro l’anno da qui al 2019) in moneta sonante e immediatamente disponibili. Inoltre, tali vendite ci permetterebbero di rimanere in ogni caso tra i top detentori di riserve auree a livello mondiale passando dal terzo al quarto posto. Inoltre tali quantitativi potrebbero tranquillamente essere acquistati assorbendo la domanda di alcuni Paesi quali Cina, India, Russia, Brasile, Corea del Sud e altri Paesi cosiddetti emergenti che hanno già manifestato l’intenzione di incrementare le loro riserve auree.

Si tratta ovviamente di una misura una tantum quinquennale ma che potrebbe permetterci di tirare il fiato e fornire una copertura extra budget – senza sforare gli stringenti parametri comunitari – da destinare a provvedimenti urgenti e non rimandabili. Ma soprattutto consentirebbe di porre finalmente un termine a questa fastidiosa litania sul fatto che “non ci sono i soldi”. Insomma, perché i cittadini devono vendersi le collanine e lo Stato no?

Iniziamo da qui!

 

L’AUTORE

Gabriele Gattozzi (1969) – Dottore in Scienze Politiche
www.gattozzi.net

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Fonte Il Blog di Beppe Grillo

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