Violenza sulle donne, ancora un dramma sommerso. Servono più fondi per la prevenzione

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Il 25 novembre segna l’inizio della campagna mondiale “Orange The World” contro la violenza basata sul genere. Una staffetta di oltre due settimane che collega simbolicamente il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, e il 10 dicembre, giornata mondiale per i diritti dell’uomo.
Una donna su tre nel mondo è vittima di violenza, spesso per mano di qualcuno che conosce e di cui si fida. Circa la metà delle donne che sono assassinate lo sono per mano di compagni o membri della propria famiglia . Questa è chiaramente una violazione dei Diritti dell’uomo e da qui nasce l’esigenza di collegare le due giornate con un appello al quale siamo chiamati tutti “Tingete il mondo di arancione” perché questo è il colore simbolo della campagna di sensibilizzazione che va avanti ormai dal 1991. Un appello che è stato colto da cittadini, associazioni e amministrazioni attraverso una mobilitazione che non si limita ai profili social ma che ha illuminato interi edifici pubblici come, ad esempio, Palazzo Lombardia. Un segnale forte contro un fenomeno quale quello della violenza di genere, che purtroppo non accenna a diminuire. Se da un lato è vero che rispetto al passato oggi ci sono più strumenti per far emergere le violenze attraverso i centri antiviolenza e gli sportelli di ascolto, è altrettanto vero che purtroppo per buona parte rimane sommerso così come è vero che le denunce sono ancora troppo poche. Bisogna investire tempo, risorse e competenze nella formazione dei soggetti che gestiscono il primo approccio con le donne vittime di violenza perché è proprio in questa fase che si possono prevenire futuri casi di femminicidio ed è fondamentale che chi accoglie la donna in fase di prima assistenza, sanitaria o psicologica, o di denuncia sia in grado di riconoscere e comprendere la gravità della situazione e indirizzare la vittima nella giusta direzione senza rischiare di minimizzare, come spesso accade, o peggio di sottovalutare il caso. E’ essenziale che vengano aumentate e migliorate le case rifugio perché è intollerabile che ancora oggi in taluni casi si usino normali Bed & Breakfast in totale spregio della sicurezza della donna. Questo dimostra che nonostante i numeri impressionanti di femminicidi, ancora non si affronta il problema della violenza sulle donne con la dovuta serietà mettendo troppo spesso le vittime di violenza in condizioni di tale carenza di tutela da rischiare la morte. Regione Lombardia da qualche anno ha incrementato considerevolmente il proprio impegno su questo fronte, ma molto è ancora da fare. La mia personale volontà e la responsabilità che mi prendo è non solo di monitorare l’attuazione delle norme regionali, delle procedure e delle azioni concrete a sostegno delle vittime e in prevenzione della violenza di genere, ma anche di adoperarmi per incrementare i fondi destinati da Regione Lombardia, perché lo scopo che dobbiamo perseguire è di offrire alle donne spaventate sostegno e assistenza concrete, alle donne a rischio luoghi sicuri e strumenti per tutelare se stessa e i propri figli, e di non dover più piangere donne morte per incapacità, mancanze o inerzia delle istituzioni.

Monica Forte – Portavoce Regionale M5S Lombardia e Presidente della Commssione Antimafia

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Fonte Movimento 5 Stelle Lombardia

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