XX Congresso del PCC

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La Cina non percorrerà il vecchio sentiero di guerra, colonizzazione e saccheggio intrapreso da alcuni paesi. Quel brutale e insanguinato percorso di arricchimento a spese degli altri ha causato grandi sofferenze alle popolazioni dei paesi in via di sviluppo. Staremo fermamente dalla parte giusta della storia e dalla parte del progresso umano. Dedicati alla pace, allo sviluppo, alla cooperazione e al vantaggio reciproco, ci adopereremo per salvaguardare la pace e lo sviluppo nel mondo mentre perseguiamo il nostro sviluppo e daremo un contributo maggiore alla pace e allo sviluppo mondiale attraverso il nostro stesso sviluppo. (Xi Jinping, rapporto del XX Congresso, 16 ottobre 2022)

di Fabio Massimo Parenti – Sintetizzare la sostanza politica degli atti congressuali del PCC non è semplice, poiché le consultazioni ed elaborazioni preparatorie, le sintesi e le modifiche dello statuto sono il frutto di un percorso che attraversa l’intera storia della Repubblica popolare e le sue diverse fasi di sviluppo. Cominciamo col dire che nel report di 72 pagine presentato da Xi Jinping c’è la piena consapevolezza delle sfide e dei rischi che il mondo sta affrontando: “Il mondo ha raggiunto ancora una volta un bivio nella storia e il suo corso futuro sarà deciso da tutti i popoli del mondo”.

Mentre ci sono forze che acuiscono i divari ed accrescono i deficit di sviluppo e sicurezza – per mezzo di atti egemonici, bullismo, sotterfugi e giochi a somma zero – “da parte sua, la Cina è sempre stata impegnata nei propri obiettivi di politica estera, sostenendo la pace nel mondo e promuovendo lo sviluppo comune, ed è impegnata a promuovere una comunità umana dal futuro condiviso”. Questo Congresso conferma l’impegno a proseguire sulla strada cinese allo sviluppo, secondo gli obiettivi di modernizzazione sociale ed ecologica (socialismo con caratteristiche cinesi), nonché la propria visione pragmatica fino al 2049, quando si celebrerà il centenario della fondazione del paese (il secondo, dopo quello del partito celebrato nel 2021).

Un percorso ambizioso

Il XX Congresso del PCC conferma dunque le più alte ambizioni cinesi sopra menzionate. La Cina ha dimostrato che è possibile svilupparsi senza praticare il dominio sugli altri, senza l’uso della forza e senza approfittare dei propri successi a svantaggio di altri. L’ascesa cinese è infatti rimasta pacifica, consentendo al paese di divenire una potenza mondiale sotto molti aspetti. Pace e sviluppo debbono essere patrimonio comune di tutta l’umanità. Su ciò la Cina potrà continuare a costruire un ampio consenso internazionale. Ad oggi il paese ha rapporti diplomatici stabili con 181 paesi del mondo ed ha stabilito 113 partnership con paesi e organizzazioni regionali, entrambi cresciuti negli ultimi 10 anni.

Senza mai perdere l’attenzione sulle esigenze dello sviluppo nazionale, guidato dagli interessi del popolo, il XX Congresso della leadership del paese ha ribadito pertanto di voler ispirare il mondo con il proprio esempio, sulla base dei principi universali di coesistenza pacifica, sviluppo condiviso, uguaglianza tra i popoli, multilateralismo e cooperazione win-win.

I concetti più importanti che troviamo nel rapporto di Xi Jinping – come ad esempio quelli di modernizzazione socialista, di grande diplomazia con caratteristiche cinesi, di comunità umana dal futuro condivo ecc. – sono il frutto della storia della Repubblica popolare, incardinata a sua volta in un processo di civilizzazione proseguito per migliaia di anni. Tali concetti, che rappresentano delle vere e proprie aspirazioni al miglioramento della qualità della vita dei cittadini cinesi e dei popoli del mondo, sono stati via via affinati attraverso l’esame critico della storia del PCC e del Paese (si vedano le tre risoluzioni 1945, 1981 e 2021) ed attraverso una costante sperimentazione di politiche pensate e praticate sempre nell’ambito di visioni di lungo termine: guardando al paese ed al suo ruolo nel mondo.

Modernizzazione socialista

Nel corso della lunga strada verso la piena modernizzazione (2035) e la costruzione di un paese socialista forte ed armonico (2049), la Cina continua ad integrare sperimentazione interna e condivisione internazionale. In questo quadro l’avanzamento tecnologico è funzionale al ringiovanimento del popolo cinese ed all’arricchimento sociale (più reddito, più distribuzione, più servizi pubblici alla persona, più qualità ambientale ecc.). Questa è la modernizzazione cinese: un processo che mira dunque all’avanzamento sociale e al conseguimento di una prosperità comune, attenuando e via via superando i divari di sviluppo tra città e campagna, regioni e paesi.

“La modernizzazione cinese è la modernizzazione socialista perseguita sotto la guida del Partito Comunista Cinese. Contiene elementi comuni ai processi di modernizzazione di tutti i paesi, ma è più caratterizzato da aspetti peculiari del contesto cinese”, ovverosia, riguarda una popolazione di 1,4 miliardi di persone (superiore a quella di tutti i paesi “sviluppati” assieme), è rivolta alla prosperità comune, all’armonia tra uomo e natura, nonché allo sviluppo materiale, culturale e pacifico. “La Cina non percorrerà il vecchio sentiero di guerra, colonizzazione e saccheggio intrapreso da alcuni paesi”. Dedicandosi alla pace e allo sviluppo la Cina darà il proprio contributo al mondo.

Prosperità comune e futuro condiviso

Gli obiettivi della realizzazione della prosperità comune (riduzione delle disuguaglianze e miglioramento generalizzato della vita del popolo e del rapporto uomo-natura) e della costruzione di una comunità umana dal futuro condiviso (XIX Congresso PCC) non vengono solo riaffermati ma ulteriormente elaborati nei documenti del nuovo Congresso.

Prendendo in prestito le parole di Michael Dunford, è importante ricordare che: “La realizzazione della prosperità comune fa eco alla costruzione di una comunità dal futuro condiviso per l’umanità. La costituzione di una divisione internazionale del lavoro ha creato un mondo in cui i paesi sviluppati, con le loro tecnologie industriali e militari relativamente avanzate e il loro potere finanziario, estraggono valore dai paesi in via di sviluppo, riproducendo un divario globale tra ricchi e poveri. La prosperità comune come ambizione nazionale ha (dunque) una controparte nella domanda globale di sviluppo condiviso…”. Come scritto in precedenza, un esempio ulteriore ci viene fornito da alcune dinamiche più recenti: le numerose richieste di adesione al gruppo BRICS e alla SCO (aumentate negli ultimi anni) discendono proprio dall’esistenza di un sentire comune di molti paesi (tradizionalmente definiti “periferici” o “semiperiferici”); un sentire comune che riguarda il bisogno condiviso di emancipazione dalle trappole di dipendenza create dall’imperio occidentale.

 

L’AUTORE

Fabio Massimo Parenti è attualmente Foreign Associate Professor di Economia Politica Internazionale alla China Foreign Affairs University, Beijing. Ha insegnato anche in Italia, Messico, Stati Uniti e Marocco ed è membro di vari think tank italiani e stranieri. Il suo ultimo libro è “La via cinese, sfida per un futuro condiviso” (Meltemi 2021). Su twitter: @fabiomassimos

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Fonte Il Blog di Beppe Grillo

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