Arresto del sindaco di Eboli. Tutti muti da queste parti?

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Corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio, abuso d’ufficio e falso ideologico. Sono queste le ipotesi di reato per cui è stato arrestato dalle fiamme gialle oggi Massimo Cariello, sindaco di Eboli (dove si fermò Cristo, secondo Carlo Levi) del PD appena rieletto con la bulgara percentuale del 79,8%.
Diciamocelo chiaramente, se potessimo andare indietro nel tempo di appena 15 mesi, ai tempi del “governo giallo-verde”, le bacheche della gran parte dei portavoce e attivisti del m5s sarebbero piene di invettive contro il Partito Democratico (con tanto di foto con stampino del partito in fronte), partito quasi sistematicamente coinvolto nei malcostumi del nostro Paese.

Viceversa, 15 mesi fa, invece, sarebbe stato opportuno evitare di calcare troppo la mano sul caso Siri, sulla vicenda dei 49 milioni che i leghisti hanno sottratto agli italiani o i vari altri scandali in cui il partito padano è costantemente coinvolto.
Il risultato dell’atteggiamento di gentilezza e stima, del m5s verso la leganord, è stato un crollo dei nostri consensi per una esponenziale crescita dei loro, che per oltre un anno si sono potuti ricreare una credibilità dietro le nostre giuste battaglie (al posto di fare il watchdog di Berlusconi e degli interessi di sistema che da sempre difende il centrodestra). La parola d’ordine era far capire che lega di adesso non era più quella di prima (poi per fortuna si sono suicidati da soli a via di Mojito).
Quindi venne il PD, corredato da Renzi, Boschi e altre creature mitologiche. Il risultato della richiesta di gentilezza e stima del m5s verso il PD è stato un crollo dei nostri consensi per una (moderata) ripresa dei loro, che per oltre un anno si sono potuti ricreare una credibilità dietro le nostre giuste battaglie (al posto di fare il watchdog di Berlusconi e degli interessi di sistema che da sempre difendono insieme al centrodestra) e liberarsi di parte di quel sentimento di disprezzo che il popolo italiano, per giusti motivi, gli riserva. La parola d’ordine è far capire che il PD di adesso non è più quello di prima.
Ora sappiamo benissimo che la politica è compromesso e non si può governare da soli. Ma tra fare un contratto di governo basato su punti precisi e dichiararsi amici e alleati ce n’è tanta di differenza. Si può governare per punti rimarcando le differenze e dimostrandosi intolleranti verso certe porcate che riguardano tutti i partiti con cui ti siedi al tavolo. Perché la tua differenza è il valore negoziale più grande che hai, mina in modo strutturale la credibilità di chi sta al tavolo con te ed è anche la cosa più li mette in crisi.
Si possono perseguire e realizzare buone leggi e nel frattempo si può ribadire la propria differenza, rimarcando quali sono le posizioni diverse al tavolo, il processo e le responsabilità di un determinato compromesso.
Con questo voglio dire che il mio pensiero su lega e PD non è mai cambiato. Sono due facce della stessa medaglia, due racconti diversi che servono lo stesso sistema e dallo stesso vengono ricompensati. Erano e sono partiti per molti versi invotabili, almeno per me lo sono di certo. Mi sono lamentato, internamente e a volte anche pubblicamente, per l’atteggiamento troppo accomodante che molti dei miei colleghi hanno avuto nei confronti di entrambi partiti. Gli stessi che mi dicevano di andarci piano con i leghisti e attaccavano senza pietà il PD, sono diventati in due settimane i primi oppositori della lega e grandi amici del PD.
Basta aver presente, con calma ed equilibrio, che sono entrambi partiti di potere che lavorano con il fine unico della lottizzazione del potere, che utilizzano leggi e programmi come strumenti di consenso, per mantenere o raggiungere quelle quote di potere. Sicuramente hanno delle brave persone dentro (che servono a legittimare tutto il resto), alcune persone capaci e alcune buone pratiche (il PD ad esempio ha contrappesi di potere interni e meccanismi di responsabilità dei vertici pro tempore che da noi non esistono), ma questo non li assolve da comportamenti che da sempre minimizzano e avallano per ragioni di convenienza.
Si può lavorare con chiunque per raggiungere degli obiettivi, ma senza snaturarsi, senza diventarci amici, senza abbassare l’asticella e soprattutto rimarcando una missione diversa che perseguiamo, che è anche la ragione perchè gli italiani ci hanno mandato nelle istituzioni, non di certo per sembrare come loro o per diventare come loro.

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Fonte Ignazio Corrao

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