Che fine fa la plastica che gettiamo via?

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di Emma Bryce – Questa è la storia di tre bottiglie di plastica. Vuote e usate non sono al termine del loro ciclo di vita. Anzi, è appena iniziato. Infatti, le loro strade influenzeranno il destino del nostro pianeta.

Ma prima di esaminare la fine, vediamo l’origine di queste bottiglie.

Tutto parte da una raffineria di petrolio, in cui una serie di legami chimici molecolari di petrolio e di gas creano i monomeri. Questi sono catene di polimeri che fanno la plastica. Prima sono sotto forma di milioni di palline, poi si fondono dentro stampi, all’interno dei grandi impianti industriali, e cosi nascono le nostre tre bottiglie di plastica.

Ma sono vuote ora.

Grazie ad apposite macchine, le bottiglie vengono riempite con bibite, con acqua o bevande gasate, poi vengono impacchettate, spedite, comprate, aperte e consumate. Ora senza tante cerimonie vengono gettate via. Noi ce ne dimentichiamo, ma non scompaiono.

La bottiglia n. 1, come molte altre, finisce in una discarica. Qui c’è un cumulo enorme che cresce ogni giorno. Rifiuti nuovi arrivano e occupano altro spazio. Tutta questa plastica se ne sta lì, schiacciata fra strati di immondizia. Quando piove l’acqua piovana filtra e assorbe gli elementi idrosolubili contenuti nella massa di rifiuti. Molti di questi elementi sono altamente tossici. Ma la cosa grave è che si crea un liquido dannoso, detto percolato, che può pervadere le acque sotterranee, il suolo e i ruscelli, avvelenando l’ecosistema e danneggiando la natura.

La bottiglia n.1 si decomporrà in un periodo di 1000 anni. Più o meno nel 3000.

La bottiglia n.2 fa un viaggio più strano. Galleggiando, avanza lungo un rivolo che giunge ad un ruscello, ruscello che arriva in un fiume, fiume che raggiunge l’oceano.

Dopo aver vagato per mesi in mare, viene trascinata dalle correnti nel mezzo del Pacifico, qui raggiunge la “Pacific Trash Vortex. Questa è un’isola di plastica la cui estensione non è nota con precisione, ma le stime vanno da 700.000 km² fino a più di 10 milioni di km².

E non è l’unica. Nei Nostri mari ce ne sono altre 5. Alcuni animali, come gli uccelli marini, restano intrappolati in questa massa scambiando per cibo i pezzi di plastica. La plastica li fa sentire sazi quando invece non lo sono. Finiscono per morire di fame e vanno ad essere cibo per pesci. Questo contribuisce a far risalire per la catena alimentare le tossine della plastica. Ad esempio, la plastica viene mangiata dal pesce lanterna e il pesce lanterna dal calamaro e il calamaro dal tonno e il tonno da noi.

Perché è cosi dannosa la plastica?

La maggior parte della plastica non è biodegradabile, cioè è destinata a scomporsi in pezzi sempre più piccoli, chiamati microplastiche.

Queste saranno nei mari in eterno. Ma c’è anche qualcosa di buono.

Ora c’è la bottiglia n.3. A questa viene risparmiata la malasorte delle sorelle. Un camion la trasporta in un impianto dove viene schiacciata, appiattita e compressa in blocchi. I blocchi vengono smembrati in minuscoli pezzi, che vengono lavati e fusi, per ricreare la materia prima iniziale, che può essere riutilizzata per creare un’altra bottiglia n.3.

Ora sapete che fine fa la plastica che buttate. E non vale solo per bottiglie di plastica, ma per tutti gli oggetti fatti di plastica.

Pensiamo bene a ciò che compriamo e che fine fanno una volta che li gettiamo via.

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Fonte Il Blog di Beppe Grillo

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