Entro il 2030 dobbiamo tagliare del 40% le emissioni di CO2 nel settore auto

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Di seguito l’intervista rilasciata a La Stampa dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, cosa ha dunque proposto l’Italia al tavolo del consiglio dei ministri dell’Ambiente a Lussemburgo?
«Una linea seria ma ambiziosa. Serve gradualità per favorire la riconversione produttiva di un settore importante come quello automobilistico, ma bisogna rispettare l’accordo di Parigi sul clima. Un accordo giustamente considerato la più grande conquista degli ultimi anni in campo ambientale, che abbiamo liberamente deciso di sottoscrivere. La nostra proposta è quella che l’Europa mantenga, facendolo diventare vincolante, l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del settore automobilistico del 15% già previsto dalla Commissione europea per il 2025. Ma poi si deve accelerare, salendo al 30% intorno al 2028, e arrivando a un taglio del 40% al 2030. Ancora, abbiamo proposto anche di eliminare il sistema dei crediti ai produttori, che alla lunga incentiva a inquinare. Se l’Europa compierà questo sforzo di ambientalizzazione del settore dell’auto, porta a casa anche una incremento di posti di lavoro in un comparto innovativo».

Si parla di un piano per favorire la diffusione della mobilità elettrica. È così?
«Il Governo ci sta riflettendo. Pensiamo all’auto elettrica, ma anche all’auto ibrida nella fase di transizione verso il “tutto elettrico”, una transizione che deve essere a nostro avviso più rapida e profonda possibile. È importante dare indicazioni precise ai cittadini e al sistema industriale, senza cambiare politiche ogni due mesi. Ma sono certo che l’industria stessa coglierà questo spunto, e camminerà sempre più velocemente in questa direzione».

L’Italia, con altri Paesi, è in procedura di infrazione Ue per la questione dell’inquinamento dell’aria nella grandi aree metropolitane. Come volete affrontare il problema?
«Con una programmazione seria di iniziative concrete e praticabili per risolverlo. Il primo passo sarà lo sblocco di risorse per mettere in moto un fondo rotativo della Cassa depositi e prestiti per acquistare autobus elettrici, totalmente elettrici, con tutte le necessarie infrastrutture per rifornirli e farli circolare, e concederli ai Comuni più in difficoltà sul fronte dello smog. Che purtroppo sono tanti, specie nelle grandi aree metropolitane e in Valle Padana. Ci sarà un vantaggio per le città, una spinta all’uso del servizio pubblico con mezzi non inquinanti, un miglioramento della qualità dell’aria, e una riduzione del traffico nei centri storici. E naturalmente avvieremo un percorso virtuoso per cancellare la procedura d’infrazione europea».

A novembre, però, le nostre città torneranno ad essere delle camere a gas. Lei pensa che questa e altre iniziative daranno risultati tangibili?
«Novembre è domattina, praticamente. L’operazione autobus elettrici richiede un passaggio legislativo e poi tutta una serie di adempimenti. Non voglio fare promesse inutili ai cittadini, ma voglio dir loro che stiamo iniziando un percorso che alla fine porterà risultati concreti, ne sono certo».

E quanto all’ordinanza per fronteggiare l’emergenza smog emanata dal suo predecessore?
«È importante, e la vogliamo rafforzare, per evitare che Stato ed Enti locali procedano in ordine sparso: anche su questo ci sarà un ruolo di coordinamento del ministero dell’Ambiente».

Qualche giorno fa l’Unione Europea ha stabilito l’accelerazione del processo di decarbonizzazione al 2030: bisognerà aumentare dal 27 al 32% la quota di energia che dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili. Rimetterete mano alla Strategia Energetica Nazionale, che a questo punto non è più adeguata?
«E una priorità all’attenzione del Governo. Ne stiamo discutendo col ministero dello Sviluppo economico».

A Lussemburgo lei ha avanzato altre due proposte: una sulla plastica, per vietare l’uso e la vendita di bottiglie e contenitori di plastica negli edifici pubblici, e una sull’acqua.
«Dobbiamo liberarci del mono-uso e dell’usa e getta, e credo che sulla plastica le istituzioni siano le prime a dover dare il buon esempio. E poi penso che l’Unione Europea debba garantire il diritto all’acqua potabile e l’accesso all’acqua a tutti. Perché l’acqua è un bene comune, non può essere soggetta al mercato unico, e un monitoraggio pubblico sui privati va mantenuto».

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Fonte Il Blog delle stelle

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