La fusione nucleare? Un cavallo di Troia per il gas

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Tutto questo parlare ciclicamente di energia nucleare è funzionale soprattutto a una cosa: addolcire la pillola sul gas. La maggior parte delle persone, messa alle strette dagli aumenti delle bollette e convinta dalla narrazione comune che le rinnovabili da sole non ce la possano fare, pensa che il gas sia meglio del nucleare e che, non essendo radioattivo, non possa causare un’altra Chernobyl. Il risultato è che i soldi (pubblici) che dovrebbero essere usati per aumentare la sicurezza energetica nazionale vengono dirottati nella costruzione di nuove infrastrutture fossili (private), che vengono quindi “accettate” come inevitabili. Ovviamente il mainstream mediatico si guarda bene dal dire che se si investisse in infrastrutture energetiche rinnovabili e interventi di efficientamento energetico civile e industriale si potrebbe risolvere strutturalmente, cioè a monte, il problema, al contrario delle infrastrutture energetiche fossili, che intervengono a valle.

Oggi gli scienziati sono i primi a dire che la fusione nucleare presenta problemi tecnici al momento insormontabili, ma soprattutto sono concordi nell’affermare che essa sia un modo per distrarci dalle emergenze che dobbiamo affrontare.

Nella migliore delle ipotesi, il nucleare pulito e sicuro è una lontana chimera, tant’è vero che quella parte della politica che ne propugna il perseguimento non può portare a testimonianza nessuna applicazione pratica che sia pronta in tempi utili a evitare la catastrofe climatica che si sta concretizzando ogni giorno di più, sulla quale dovremmo invece agire immediatamente, non certo tra 20 anni.

ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), per fare un esempio, è il progetto internazionale sulla fusione nucleare, a cui partecipa anche l’Italia, che rischia di passare come il progetto scientifico più in ritardo e con i costi più gonfiati della storia. Sulle stime, che parlano di un aumento miliardario dei costi e di un ritardo dell’ordine di molti anni, c’è stato un gravissimo silenzio stampa da parte del Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti, nonostante si tratti di un progetto finanziato da denaro pubblico. Persino un Ente che non ha certo pregiudiziali sull’energia nucleare, come l’Autorità francese per la sicurezza nucleare (ASN), nel gennaio 2022 ha bloccato completamente l’assemblaggio di ITER, non convinta, tra le altre cose, che la quantità di schermatura dalle radiazioni prevista intorno alla macchina fosse adeguata e dichiarando che non intende procedere finché non si dimostri che il personale sia effettivamente al sicuro.

ITER è un esperimento intrapreso soprattutto per scopi militari, che ci è stato “venduto” come un qualcosa che genera più energia di quella richiesta per innescarlo, ma che in realtà non ha avuto affatto un bilancio energetico positivo (leggi l’articolo su Le Scienze “Problemi senza fine per ITER, il più grande progetto per la fusione nucleare”).

Che il nucleare pulito e sicuro sia una chimera lo dimostra anche un altro dato di fatto: il “carburante” delle centrali a fusione nucleare non è affatto abbondante ed economico. La reazione che tenta di riprodurre, infatti, non avviene tra due atomi di idrogeno, come erroneamente riportato da tanti organi di stampa, ma tramite la fusione deuterio-trizio (D-T), perché è quella che richiede la temperatura più bassa (200 milioni di gradi). E se il deuterio al momento non preoccupa particolarmente, il trizio, invece, è un gas radioattivo che, non esistendo in natura, viene ottenuto con una reazione nucleare tramite un isotopo del litio, dopo un costosissimo processo di arricchimento che ne porta il costo a 30.000 dollari al grammo, quasi 700 volte più caro dell’oro.

Non solo gli scienziati, dunque, ma anche le evidenze confermano che la fusione nucleare non è in grado di darci in tempi brevi energia pulita, sicura e inesauribile. Eppure la ricerca su questo campo va avanti, sia per scopi militari sia per motivi molto più “terreni”, tra cui quello di muovere tutta una serie di commesse (si pensi che, ad oggi, per il solo progetto ITER sono stati spesi circa 20 miliardi di euro) e la speculazione finanziaria.

Un ulteriore ragionamento va fatto anche sulla questione “prezzo” dell’energia eventualmente prodotta e su quella “democrazia energetica”. Il primo punto semplicemente è una totale incognita: ancora non sappiamo come realizzare, nella pratica, tale reazione nucleare, figuriamoci se siamo in grado di stimare un costo al chilowattora dell’energia in caso prodotta. Sul secondo punto, invece, c’è da dire che tali ipotetiche centrali sarebbero così grandi e costose che chiaramente non potrebbero essere di proprietà del singolo cittadino, che invece già da molti anni può possedere un piccolo impianto fotovoltaico con il quale autoprodursi una fetta del proprio fabbisogno (già oggi, in Italia, mezzo milione di famiglie ha un proprio impianto fotovoltaico).

Come MoVimento 5 Stelle non siamo dunque contrari apriori a proseguire nella ricerca di base e applicata (l’Italia lo sta facendo anche con l’ente pubblico ENEA), ma è la stessa scienza che ci riporta l’infattibilità di un simile progetto.

C’è chi si ostina a richiamare la Cina come esempio di grande nazione che investe sul nucleare, ed effettivamente è vero, ma è altrettanto effettivamente vero che la Cina nel 2022 ha installato 85 GW di fotovoltaico e ben 33,6 GW nei primi tre mesi di quest’anno: l’equivalente di almeno 16 centrali nucleari da 1.000 MW. Ora, nemmeno i pur efficientissimi cinesi sarebbero mai e poi mai in grado di costruire 16 centrali nucleari in 15 mesi o, meglio ancora, forse potrebbero pure farlo, ma invece stanno direzionando il grosso degli investimenti sulle rinnovabili.

Perché? Semplicemente perché costano meno.

La fusione nucleare funziona nel Sole, che dista 150 milioni di km da noi e ci inonda di una quantità di energia tale da coprire il nostro fabbisogno annuale in un solo giorno. Tecnologie come il fotovoltaico sono in grado di convertirla, col 20% di efficienza, in elettricità a basso costo, e similmente dicasi per l’eolico, senza dimenticare l’idroelettrico, la geotermia e il solare a concentrazione.

Concentriamoci su queste, invece di farci distrarre da altro.

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Fonte Movimento 5 Stelle

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