LA LEGA, I CLAN ED I FEDELISSIMI DEL COSO VERDE Migliaia di faldoni di inchieste dell’antimafia da cui emerge un sistema crimin…

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LA LEGA, I CLAN ED I FEDELISSIMI DEL COSO VERDE

Migliaia di faldoni di inchieste dell’antimafia da cui emerge un sistema criminale:
a sud di Roma c’è una mafia feroce che controlla il territorio attraverso le piazze di spaccio (e non solo).
Un’organizzazione estesa e radicata,
che imprenditori e politici avvicinano impudemente, soprattutto quando si tratta di iniziare una campagna elettorale senza esclusione di colpi.

I “colonnelli” della Lega del coso verde nel Lazio, su tutti il neo sottosegretario al Lavoro del governo Draghi, Claudio Durigon, il capogruppo in regione Angelo Tripodi e il deputato, Francesco Zicchieri negano e si difendono accusando a loro volta i pentiti.

C’è chi sostiene che non sapeva che i manifesti elettorali fossero finiti nelle auto dei clan.
C’è chi non ricorda.

In provincia di Latina i clan più potenti hanno origini nomadi: si chiamano Travali e Di Silvio. Connessi, per questioni familiari e soprattutto d’affari, con i più noti Casamonica di Roma. Ma che hanno anche rapporti con la camorra.
Una merda senza fine.

“Natan Altomare ha pagato le feste allo Chalet Cafè alla Lega e a Durigon, ed è stato in contatto con il sottosegretario, che gli avrebbe chiesto un aiuto per la campagna elettorale del 2018.

Nel 2020 Altomare è finito ai domiciliari, insieme al suo capo Iannotta.
I pm lo accisano di sequestro di persona e ricettazione, Iannotta di tentata estorsione, riciclaggio e una sfilza di reati. Il nome dell’inchiesta: Dirty glass , vetro sporco.

L’appartamento diventato base della Lega e di Durigon nel palazzo Pegasol è stato offerto gratuitamente da Iannotta perché di sua proprietà, racconta Altomare. Uno dei referenti della Lega per la campagna elettorale era Andrea Fanti, amico di Iannotta e suo dipendente insieme ad Altomare. In pratica Iannotta ha offerto l’appartamento, Altomare il locale.

Altomare e Durigon nel periodo della campagna si scambiavano messaggi, che dimostrano il rapporto tra i due.
Per capire l’ambiente in cui si muove Altomare è utile leggere gli atti della recente indagine dell’antimafia. Sullo sfondo ci sono affari milionari, società all’estero, ricatti e l’uso dei metodi dei boss. Ma anche i rapporti di Iannotta con la cosca Di Silvio, la stessa con cui ha avuto rapporti Altomare, usata come “braccio militare”.

Nell’inchiesta Dirty glass c’è la fotografia di un sistema imprenditoriale che acquisiva società in difficoltà, corrompeva persone nella pubblica amministrazione e sfruttava relazioni con le forze dell’ordine per ottenere informazioni riservate. Un sistema che non si faceva scrupolo, quando necessario, di affidarsi anche a uomini legati al crimine organizzato, i Di Silvio per l’appunto.

Altomare e Iannotta sono accusati di un presunto sequestro di persona.
Iannotta, alla presenza di Altomare, dice: «Ammazza uno dei due… chi te pare scegli, ambarabaciccicocò». Silenzio, e poi l’urlo di Altomare: «Mi sono fatto la galera per un amico… cazzo». Segue, scrivono gli inquirenti, «rumore di percosse».

Il giudice chiarisce i ruoli: «Iannotta sparava colpi d’arma da fuoco vicino al volto (della vittima ndr ) mentre Altomare, che si vantava di essere state in galera, percuoteva l’altra». Il sequestro è organizzato a maggio 2018, due mesi dopo la fine della campagna elettorale alla quale la coppia Altomare-Iannotta ha contribuito.”

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Fonte Dario Violi on Facebook

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