La percezione del crimine è correlata al periodo politico in cui si vive

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di Fabrizio Spagiari – Un nuovo studio , pubblicato nel British Journal of Criminology, indica che i diversi periodi politici in cui le persone “sono diventate maggiorenni” hanno un’influenza importante sulla loro percezione della criminalità, anche nei decenni successivi.

Per oltre quarant’anni, i ricercatori hanno cercato di capire le cause e le implicazioni della paura del crimine delle persone, ma fino ad oggi, nessuno studio è stato in grado di prendere in considerazione se il periodo politico in cui si è cresciuti avesse un effetto significativo sulle risposte emotive al crimine. Il contesto politico in cui gli intervistati sono cresciuti – tra i 15 e i 25 anni – è il momento in cui le persone formano opinioni chiave e sono più sensibili agli eventi sociali.

Ricercatori dell’Università di Sheffield, Università di Southampton e Sciences Po di Parigi, hanno analizzato i dati sulla paura del crimine e sono stati in grado di stimare gli effetti netti dell’invecchiamento individuale, il periodo storico in cui è stato condotto il sondaggio e le generazioni politiche a cui gli intervistati appartenevano.

I ricercatori hanno scoperto una forte relazione tra le attuali paure del crimine di un intervistato e la generazione politica in cui era cresciuto. Ad esempio, coloro che sono cresciuti sotto la guida di Margaret Thatcher (1979-1990) o John Major (1990-1997) hanno espresso il più grande livello di preoccupazione per furto domestico, proprio negli anni’80 ci fu un impennata di furti domestici.

La generazione di Wilson / Callaghan ha espresso i più alti livelli di preoccupazione per rapina e aggressione, preoccupazione chiave per politici e giornalisti in quel momento storico.

Le persone cresciute durante i governi Blair e Brown (dalla fine degli anni ’90 al 2010), hanno riportato il più alto livello di preoccupazione per problemi locali, come atti di vandalismo, adolescenti che si aggirano e vicini rumorosi; tali problemi sono stati fortemente enfatizzati e legiferati durante quel periodo politico.

Nel complesso, questo studio mostra che i cittadini hanno una maggiore propensione a temere i crimini che sono stati al centro del dibattito politico durante la loro gioventù e questo effetto persiste fino all’età adulta. I risultati rivelano che i timori del crimine possono persistere e che i processi con cui le persone formano i loro valori politici possono esercitare un’influenza a lungo termine sul loro atteggiamento nei confronti della criminalità.

“Le dichiarazioni che portano i politici a parlare di crimine possono avere un impatto duraturo sulle paure dei giovani adulti. I dibattiti politici e popolari sul crimine che sono prevalenti nella gioventù sembrano influenzare le paure che le persone vivono in età adulta e nella mezza età”, ha detto uno degli autori dello studio, Stephen Farrall.

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Fonte Il Blog di Beppe Grillo

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