La riforma dell’Unione economica e monetaria

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Il 6 dicembre 2017 la Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte sul futuro dell’Unione economica e monetaria (UEM), che mira a migliorare la resilienza e l’integrazione dell’area euro, affrontando non solo profili istituzionali e di governance, ma anche alcune criticità emerse con l’esplosione della crisi economico-finanziaria degli ultimi anni.

L’area euro è attualmente formata da tutti i Paesi dell’UE ad eccezione di: Bulgaria, Croazia, Danimarca, Polonia, Regno Unito, Repubblica ceca, Romania, Svezia, Ungheria. Ad eccezione del Regno Unito e della Danimarca, tutti gli Stati membri non appartenenti alla zona euro si sono giuridicamente impegnati ad aderire all’euro.
Il pacchetto s’inserisce nel solco avviato nel 2015 con la “Relazione dei cinque Presidenti” e proseguito con il “Documento di riflessione sull’approfondimento dell’Unione economica e monetaria” presentato dalla Commissione europea nel maggio 2017.
Tale documento, partendo dal presupposto che l’attuale assetto dell’UEM non ha consentito di rispondere con tempestività ed efficacia alla grave crisi economico-finanziaria esplosa nel 2008 e che, in assenza di efficaci strumenti ordinari, l’UE ha dovuto ricorrere a misure eccezionali (il Piano Juncker e, soprattutto, il programma Quantitative easing della BCE), ha prospettato un complesso organico di misure, che in larga parte si possono riscontrare nella tabella di marcia che costituisce parte integrante del citato pacchetto di dicembre.
Occorre, tuttavia, rilevare che la tabella di marcia della Commissione europea prevede che talune misure, pur essenziali ai fini del rafforzamento dell’UEM, siano rinviate ad una fase successiva (2019-2025) come l’emissione comune di titoli di debito equiparabili ai titoli del Tesoro degli Stati Uniti, la creazione di un Tesoro della zona euro e la semplificazione delle norme del Patto di stabilità e crescita.
Attualmente l’UEM è disciplinata da norme di rango primario (contenute nei Trattati) e secondario, alle quali, nel tempo, si sono aggiunti accordi intergovernativi (quali il Trattato cd. Fiscal Compact e il Trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità, ESM) e misure – anche di natura non legislativa – intese a rafforzare i vincoli di finanza pubblica e introdurre una cornice comune per le politiche economiche degli Stati membri.
In tale contesto, il pacchetto in questione propone di:

istituire il Ministro europeo dell’economia e delle finanze;
istituire un Fondo monetario europeo;
incorporare il Trattato Fiscal Compact nell’ordinamento giuridico dell’UE;
introdurre nuovi strumenti di bilancio per zona euro (sostegno alle riforme strutturali e stabilizzazione degli investimenti).

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Fonte Camera dei deputati – Attività parlamentare nella XVII Legislatura

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