L’auto elettrica come piattaforma tecnologica: vera sostenibilità o Grande Fratello?

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di Bruno Lombardi – Da tempo sosteniamo le tesi che l’auto elettrica non è un mezzo di sostituzione delle auto con motore termico, bensì una piattaforma tecnologica che offra, oltre al servizio base di mobilità, anche connessione, scambio di energia, riduzione di traffico, consumo di suolo ed abbattimento drastico di inquinanti e gas serra.

Ovviamente ciò avviene se il veicolo elettrico è armonico con l’infrastruttura di ricarica, ammesso che la stessa, oltre a permettere l’interscambio energetico con la rete, proponga una serie di servizi addizionali volti soprattutto all’esigenze quotidiane degli utenti, in modo tale da permettere loro la percezione di un modello di mobilità “diverso e migliore” rispetto all’attuale.

I vari attori stanno interpretando il futuro prossimo in modo differente, soprattutto i produttori di auto modificano la loro mission da costruttori di beni semidurevoli a fornitori di servizi di mobilità. Almeno questo è quanto più o meno tutti sostengono, poi bisogna vedere nella sostanza.

Se si vuol indurre il grande pubblico a valutare il passaggio da un veicolo termico ad un elettrico, o almeno elettrificato, bisogna puntare sui fondamentali soliti: comodità e convenienza.

Sulla comodità c’è molto da fare, date le reali autonomie dei veicoli elettrici ed i tempi necessari alla ricarica l’utilizzo di tali mezzi necessita di un diverso approccio da parte dell’utenza, meno “easy going” rispetto a quanto d’abitudine. In tal senso l’infrastruttura di ricarica, organizzata su stazioni di servizio intelligenti e non su semplici punti di ricarica, può fornire un validissimo supporto qualora equipaggiata con i famosi servizi dedicati agli utilizzatori in modo tale che questi non debbano percepire penalizzazioni nel cambio di tecnologia.

Sul versante convenienza qualcosa incomincia a muoversi. In attesa del famoso V2G, combinato disposto fra tecnologia e regolamentazione che permetterà l’interscambio anche economico fra la rete elettrica ed il veicolo ad essa connesso, qualche produttore comincia a proporre soluzioni innovative in termini di contenimento dei costi di gestione, vestendo il tutto con un approccio marketing del tipo “siamo convinti che solo attraverso la democratizzazione delle tecnologie virtuose e la loro diffusa accessibilità economica possa esserci progresso per tutti”.

Stiamo parlando della Toyota che, in occasione del lancio della IV generazione della Yaris (veicolo ibrido e non full-electric), “sfida” gli utilizzatori di tale veicolo sul versante della guida “sostenibile”. Chi si impegna al volante nel modo più virtuoso, viene immediatamente premiato con un risparmio consistente sull’assicurazione, sull’assistenza e anche sui numerosi sevizi di mobilità integrata attraverso un pacchetto dal nome “WeHybrid”.

Tale piattaforma, declinata in vari aspetti, consente di guadagnare bonus che sono dei veri incentivi perché tutti contribuiscono a ridurre i costi di gestione, il più rilevante dei quali è un approccio diverso all’assicurazione per la responsabilità civile. La vettura, soprattutto in città, è in grado di viaggiare all’80% del tempo solo in modalità elettrica, quindi con il motore termico spento. Il veicolo, connesso per mezzo di una sim card, comunica tutti i dati di percorrenza a emissioni zero, ed per tale percorso l’assicurazione RC è gratuita. Qualora entri in funzione il motore termico, quindi presumibilmente a velocità più elevate con maggiori rischi di incidentalità, il sistema conteggia il costo dell’assicurazione a 4 €cent/km, lo quantifica a consuntivo e lo rende pagabile mensilmente.

Nell’ambito di WeHybrid, oltre a “Insurance”, ci sono anche “Service” e “Challenge”. Nel primo caso, la guida che consente il massimo risparmio di carburante consente di accumulare sconti sui tagliandi di manutenzione. Una prima riduzione di prezzo scatta al raggiungimento del 50% della percorrenza in elettrico, mentre un altro scatto si ha quando si supera il 60%. Banale notare che, in modalità elettrica, l’auto ha necessità manutentive estremamente ridotte…

Viene comunque veicolato un messaggio positivo sull’utilizzo virtuoso del veicolo in modalità elettrica legato al concetto di convenienza in senso lato. I benefici della guida in modalità elettrica si trasformano in “crediti green”, accumulabili attraverso la app MyT e rafforzabili attraverso i costanti consigli dell’Hybrid Coach, e si possono convertire in voucher da spendere sulla piattaforma di mobilità integrata Toyota. Sarà possibile, quindi, pagare un parcheggio, acquistare i biglietti per i mezzi di trasporto o per eventi nelle cinquemila città in cui è operativo il servizio. Questo pacchetto è “aperto” e può essere costantemente ampliato.

Tutto bene quindi? Dipende dalla prospettiva.

La Toyota, come tutti i grandi gruppi costruttori, non è una onlus, opera sul mercato ed in questo ambito genera valore in senso lato. Ma qual è il valore in iniziative di questo tipo? Quali sono le incognite che un grande produttore automotive deve affrontare per imporre il proprio modello?

Le incognite maggiori sono legate alla quantità di energia necessaria e l’utilizzo ottimale della stessa. Mentre nel modello di mobilità basato sull’utilizzo degli idrocarburi i produttori automotive davano per scontato le risorse infinite della fonte primaria, il petrolio, così non è per l’energia elettrica.

Quindi diventa fondamentale cercare di capire quanta energia sarà necessaria per una sostenibilità anche economica del nuovo modello. E come farlo a prescindere dai modelli astratti? Semplice, registrando ed analizzando i comportamenti degli utenti, ed inducendoli, con un sistema premiante, ad un comportamento “virtuoso” che consenta la purezza del dato.

La comunità degli utenti Yaris, spinti dal sistema premiante appena illustrato, cercherà in ogni modo di utilizzare l’auto in modalità elettrica, trasmettendo così costantemente un flusso di informazione relativo a percorrenze e consumi in tale modalità e consentendo quindi una stima realistica di quanti GWh/anno saranno necessari per una data flotta in un dato mercato.

Una volta stimato tale fabbisogno, sarà gioco facile per Toyota proporre nella propria piattaforma di mobilità integrata anche offerte relative all’energia sia per uso autotrazione che altro, magari con il sistema di voucher per aggirare rigidità regolatorie. Se a ciò si aggiungerà anche il V2G e l’utilizzo delle batterie on board come VPP, allora il quadro sarà completo, con riflessi marketing illimitati.

Tornando alla domanda iniziale, queste iniziative, assolutamente legittime, sono un passo avanti verso una sostenibilità strutturare o la declinazione tecnologica del Grande Fratello? Per realizzare questo modello i cui vantaggi sono indubbi bisogna accettare le necessità di essere “sempre connessi” e che informazioni su percorrenze, consumi e quindi necessità energetiche siano disponibili per la “profilazione”, con tutto ciò che ne consegue.

La domanda vera quindi è: siamo pronti ad abbandonare l’”easy going” dei motori termici a fronte di un futuro sempre più pianificato e programmato?

 

L’AUTORE

Bruno Lombardi, esperto di energia, titolare della DSI e Direttore di Master “Energia e Mobilità Sostenibile”. Ha lavorato in contesti internazionali per i maggiori gruppi italiani e ricoperto posizioni apicali in tre diverse multinazionali operanti nel campo dell’energia. Attualmente sta sviluppando su Roma, in partnership con Enea ed Enel X, un progetto EU per la realizzazione di un test pilota di Smart Service Station, uno hub di energia per gli EV e di servizi per gli utilizzatori. https://www.linkedin.com/in/bruno-lombardi-b1251317

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Fonte Il Blog di Beppe Grillo

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