L’Europa fa passi avanti nella lotta alle emissioni, ma loro votano contro

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Oggi al Parlamento Europeo si è votata la legge sul clima. Uno dei più importanti provvedimenti mai adottati dal Parlamento Europeo e che mette al centro di tutto l’ambiente. Non ci sono compromessi che tengano o alternative ad una transizione che deve essere verde e di nessun altro colore. Mai come oggi si è deciso di mettere per la prima volta l’ambiente sotto i riflettori. Una scelta che guiderà non solo alla lotta contro il tempo ai cambiamenti climatici ma anche a nuovo modello economico e produttivo che risponda alle esigenze vere dei cittadini e non solo al privato interesse.

In questi mesi abbiamo avuto un’ampia dimostrazione come una parte del mondo produttivo ha provato, prova e proverà a far valere le ragioni del dio denaro, dei costi e delle possibilità di perdita di posti di lavoro per giustificare un modo di agire datato che ormai non risponde più a logiche di mercato razionali ed ecosostenibili.

Si è parlato tanto di transizione e dell’importanza del gas come strumento per sostituire il carbone nel breve tempo accompagnando “ lentamente” la società verso le rinnovabili. Il gas non deve diventare una chimera, deve utilizzare le infrastrutture che già esistono, senza costruirne di nuove, per un breve periodo, per poi poter dare spazio alle rinnovabili i cui costi precipitano di giorno in giorno.

Oggi dopo il voto positivo e l’approvazione per il target della riduzione del 60% delle emissioni inquinanti entro il 2030, reso possibile anche grazie al voto del Movimento 5 Stelle, i mercati hanno registrato un vertiginoso aumento del prezzo del carbone visto ormai come obsoleto rendendolo ancora piu’ svantaggioso agli occhi delle imprese, mandando un chiaro segnale al mondo produttivo.

E’ il caso di Orsted, azienda danese specializzata nell’eolico che nei mercati abbatte ormai i grandi giganti ancora legate al fossile.

Ma l’Europa non è la sola ad aver capito che, già durante la transizione, deve cominciare a investire subito e forte nelle rinnovabili. Anche la Cina si è mossa velocemente e con investimenti che l’Europa può solo sognare capendo non solo il problema ambientale ma soprattutto il potenziale economico che la nuova strategia potrebbe apportare una volta ottenute le economie di scala. Anche negli Stati Uniti malgrado la posizione dell’amministrazione Trump e l’uscita dall’accordo di Parigi, si registrano defezioni all’interno del partito repubblicano che comincia a rendersi conto non solo dei danni ambientali causati dall’inquinamento ma anche da quelli economici nella produzione di carbone e petrolio, accentuati anche dal Covid, con fallimenti a catena tra i 6.000 produttori indipendenti del tight e shale oil, oltre 100 mila licenziamenti e perdite di capitale per centinaia di miliardi.

Oggi a Bruxelles l’Europa ha battuto un colpo. Almeno per quanto concerne la parte di competenza del Parlamento riusciamo a presentarci alle negoziazioni interistituzionali con delle belle carte da giocare per assicurarsi che la Legge sul Clima si trasformi davvero nello strumento principe europeo della lotta al cambiamento climatico.

 Tra gli obiettivi raggiunti 

  • Approvato il target della riduzione del 60% delle emissioni inquinanti entro il 2030
  • Neutralità climatica al più tardi entro il 2050, sia a livello dell’UE che degli Stati membri.
  • La Commissione dovrà stabilire un bilancio dell’Unione per i gas serra entro fine 2021, che sarà la base per la traiettoria di riduzione delle emissioni e per l’obiettivo al 2040.
  • Qualsiasi iniziativa della commissione, comprese quelle legislative e di bilancio, dovrà essere coerente con gli obiettivi climatici dell’Unione (sia al 2030 che al 2050).
  • Creazione di un organo consultivo scientifico europeo indipendente sui cambiamenti climatici.
  • Si conferma la richiesta di eliminare gradualmente le sovvenzioni ai combustibili fossili sia a livello di UE che di Stati Membri.
  • revisione quinquennale della legge sul clima, secondo la ciclicità dell’accordo di Parigi.
  • Adottato un emendamento dei Verdi che chiede all’Unione di porre fine alla protezione degli investimenti nei combustibili fossili nel contesto della modernizzazione del trattato sulla Carta dell’energia.

Quelli sopraelencati sono solo alcune delle battaglie per cui noi del Movimento 5 stelle insieme ad altri partiti come i Verdi europei ci siamo battuti dal primo giorno. 

Purtroppo non è stato il caso per altre famiglie europee che a più riprese in diversi voti hanno dimostrato da una parte di difendere gli interessi delle lobbyng fossili e dall’altra disomogeneità come ampiamente rendicontato dalle spaccature interne nel partito popolare tedesco e Renew. Un velo pietoso meritano Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia che ancora una volta hanno dimostrato di non aver a cuore le sorti dei propri cittadini per mero calcolo politico e interesse personale. 

Non cantiamo vittoria la strada è ancora lunga e bisogna fare ancora tanto. Non abbassiamo la soglia d’attenzione perché ora viene il difficile. C’è tanto lavoro davanti a noi e non abbiamo tempo per compiacerci guardandoci in dietro ma solo per guardare oltre a quello che ancora ci manca. Oggi è stato un giorno importante per il clima e per l’Europa del futuro ma è pur sempre solo una battaglia.

Ricordiamoci che l’adattamento ai cambiamenti climatici richiede investimenti strutturali e impegno dei cittadini. Un progetto una tantum a breve termine non fornirà la resilienza necessaria per affrontare il cambiamento climatico.

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Fonte Ignazio Corrao

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