L’intelligenza artificiale e i robot quanti posti di lavoro sostituiranno?

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di John Hawksworth – L’automazione non è certo una novità. Le macchine hanno sostituito a un ritmo graduale i lavoratori umani sin dalla prima rivoluzione industriale.

Ciò è avvenuto prima in agricoltura e nei mestieri tradizionali, come la tessitura a mano, poi nella produzione di massa e, in decenni più recenti, in molti compiti di ufficio e intellettuali.

Il reddito extra, generato da questi progressi tecnologici, è stato riciclato nell’economia, così è sempre stata generata una nuova domanda di lavoro umano. E’ stato sempre così. Ma una nuova generazione di macchine intelligenti sta pian piano sostituendo una grande porzione di posti di lavoro.

Quale è la differenza?

Mentre una certa quantità di nuovi posti di lavoro verrebbero creati come in passato, la preoccupazione è che il rapporto tra posti creati e posti distrutti, questa volta, potrebbe non essere in pareggio. Questo perché il costo delle macchine intelligenti scende nel tempo e le loro capacità aumentano esponenzialmente.

Sappiamo che in pochi anni almeno il 30% dei posti di lavoro esistenti in tutta l’OCSE sarà a rischio automazione. Perché lo sappiamo? Perché in realtà potrebbero essere già sostituiti con le tecnologie esistenti.

Ma questa non è tutta la verità.

A settembre 2018 è stata presentata, al World Economic Forum a Tianjin, una ricerca per il Regno Unito e una nuova relazione sulla Cina, e ciò che è emerso è davvero interessante.

In primo luogo, solo perché un lavoro ha il potenziale tecnico per essere automatizzato non significa che questo accadrà sicuramente. Esiste una varietà di fattori economici, politici, normativi, sociali e organizzativi che potrebbero bloccare o almeno ritardare significativamente l’automazione. Come abbiamo detto, già ora il 30% dei lavori potrebbero essere automatizzati, ma non succede.

In secondo luogo l’IA e le tecnologie correlate stimoleranno anche la crescita economica e creeranno molte opportunità di lavoro aggiuntive, proprio come hanno fatto le altre innovazioni tecnologiche, dai motori a vapore ai computer.

In particolare, i sistemi e i robot aumenteranno la produttività, ridurranno i costi e miglioreranno la qualità e la gamma di prodotti che le aziende possono produrre. Di conseguenza, le imprese di successo aumenteranno i profitti, gran parte delle quali saranno reinvestite in quelle società o in altre imprese.

Per rimanere competitivi, le imprese dovranno in definitiva trasferire la maggior parte di questi benefici ai consumatori sotto forma di prezzi inferiori, che avranno l’effetto di aumentare i livelli di reddito reale. Ciò significa che le famiglie potranno acquistare di più con i loro soldi e, di conseguenza, le imprese dovranno assumere lavoratori aggiuntivi per rispondere alla domanda extra.

L’aumento del potere d’acquisto creerà una nuova domanda di beni e servizi che richiederà ulteriori lavoratori, in particolare in aree che sono più difficili da automatizzare.

In ogni caso il grande cambiamento, come nel caso delle passate rivoluzioni industriali, produrrà notevoli disagi sia per il mercato del lavoro che per i modelli di business esistenti.

Per esempio in Cina, potremmo vedere circa 200 milioni di posti di lavoro esistenti evaporare nei prossimi due decenni, il che richiederà ai lavoratori di trasferirsi in settori industriali e luoghi in cui verranno creati nuovi posti di lavoro.

Anche se il fenomeno potrà contenersi nel breve periodo, è innegabili che una esplosione dell’automazione e delle economie di scale, potrebbe stravolgere l’intero sistema sociale, che si basa sull’assunto che esista un lavoro per tutti.

I governi dovrebbero da subito investire nella riqualificazione dei lavoratori per nuove carriere, aumentando le loro competenze digitali ma anche riformulando il sistema educativo per concentrarsi su abilità umane che sono meno facili da automatizzare: creatività, cooperazione, comunicazione personale e capacità manageriali e imprenditoriali.

Anche le imprese hanno un ruolo da svolgere nell’incoraggiare una cultura dell’apprendimento permanente tra i loro lavoratori. Insomma il tempo in cui ci si concentrava a fare determinate attività, sembra finito.

Il futuro sarà fatto di lavoro, apprendimento, insegnamento e tempo libero che non saranno più momenti diversi della nostra vita, ma si intrecceranno per creare qualcosa di nuovo.

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Fonte Il Blog di Beppe Grillo

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